In attesa di approdare al lido per la mostra del cinema di Venezia, ho esplorato il Festival del film di Locarno, tra avanguardia e prime internazionali. In anteprima la recensione di Bella e perduta di Pietro Marcello, commovente film italiano tra i migliori di tutto il festival.

Quando si fa un film, molto spesso il primo obiettivo non è l’uscita al cinema. Per quanto sembri paradossale, il passaggio in sala è solo il coronamento di un lungo percorso, dove la tappa fondamentale è un’altra: essere selezionati ai festival. Garanzia di qualità, grande prestigio e visibilità davanti a migliaia di addetti ai lavori, senza i Festival cinematografici la stragrande maggioranza dei registi proietterebbe il proprio film solamente al cenone natalizio, e sarebbe già un bel risultato.

In quanto a fascino e autorevolezza, il Festival del film di Locarno s’inserisce subito dietro Venezia, Cannes e Berlino. I film selezionati vengono divisi in diverse sezioni, accomunate dalla ricerca dell’originalità, per un cinema a 360 gradi che possa oltrepassare le barriere di linguaggio, alla ricerca di un’identità un poco diversa dagli altri grandi festival.

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Il cinema all’aperto di Piazza Grande, Locarno (Canton Ticino, Svizzera)

Le sezioni di maggior rilievo sono tre: Piazza grande, che propone prime mondiali e internazionali in un suggestivo cinema all’aperto che può accogliere sino a ottomila spettatori (anche se foste nobili e prolifici, dovreste comunque avere un salotto piuttosto spazioso);  Concorso Internazionale, dove i film concorrono al primo premio del festival, il Pardo d’oro (vinto da Right now, wrong then di Hong Sang-soo, ennessimo successo internazionale del cinema asiatico, in grande ascesa negli ultimi anni); Concorso cineasti del presente, vero e proprio spazio di scoperta che seleziona opere prime e seconde di giovani registi emergenti provenienti da tutto il mondo.

L’evento è fondamentale per chiunque lavori nel cinema, ma gli spettatori sono il cuore della manifestazione, sempre presenti anche alle proiezioni del mattino, anche nelle sezioni sulla carta più ostiche come il concorso Pardi di domani per i cortometraggi. Col tempo, si è creato un pubblico fortemente fidelizzato, che coglie un’occasione d’oro per sperimentare nuove frontiere della propria percezione filmica, ammorbidendo poi l’esperienza con opere che rispettano maggiormente gli standard del cinema di oggi.

L’eterogeneità del festival è infatti uno dei suoi punti di forza, spaziando da opere che ibridano al massimo i generi (con risultati davvero curiosi tipo The sky trembles and the earth is not afraid and the two eyes are not brothers, il titolo può già dare un’idea dell’assurdità del film) a pellicole di grande qualità ma adatte anche a un pubblico più ampio, come Me and earl and the diyng girl, che uscirà in Italia con il titolo Quel fantastico peggior anno della mia vita.

Bella e perduta, trama e trailer

La grande sorpresa però è stata Bella e perduta di Pietro Marcello, regista di corti e documentari di cui va sicuramente ricordato La bocca del lupo, trionfatore al Festival di Torino 2009 e vincitore anche del David di Donatello e del Nastro d’argento, i più importanti premi italiani.

Bella e perduta è una fiaba scritta e diretta col cuore, un racconto toccante e allegorico sulla decadenza dell’italia di oggi.

La trama vede Pulcinella, tradizionale maschera napoletana e intermediario tra vivi e morti, inviato a esaudire le ultime volontà del pastore Tommaso, custode della splendida e abbandonata Reggia di Carditello: Pulcinella deve mettere in salvo Sarchiapone, un giovane bufalo rimasto orfano, la cui voce narrante (Elio Germano) ci guida dentro la storia. I due intraprendono un viaggio, alla fine non ci sarà quello che speravano di trovare…

La fiaba che ha commosso il Festival di Locarno

Pur tracciando una personalissima e innovativa forma di storytelling, il film rimane saldamente ancorato ai binari della chiarezza, miscelando incredibilmente bene poesia e denuncia sociale. Un piccolo grande successo (meritevole di diverse repliche extra negli ultimi giorni del festival) permeato da animo fanciullesco, che allo stesso tempo non si lascia mancare stoccate durissime alla nostra società. Tommaso Cestrone, “L’angelo di Carditello”, è infatti un personaggio reale, morto la notte di natale 2013, poco prima che il ministro della cultura Massimo Bray facesse acquisire la reggia al patrimonio dello stato, sottraendola alla Camorra. Tommaso ha accudito la reggia volontariamente per lungo tempo, proteggendola dalla criminalità.

Al centro c’è quindi il dibattito sul degrado del casertano, il rispetto della sacralità del nostro territorio, sempre più mero oggetto di conquista (“Gli uomini hanno la ridicola convinzione di essere gli unici in questo universo ad avere un’anima” dice Sarchiapone). Eppure, la “pesantezza” del tema non sconfina mai in una denuncia fredda e aggressiva. Al contrario, il tocco di Pietro Marcello è sempre estremamente posato, fedele allo stampo fiabesco del racconto, poetico e misterioso. In fondo, tornando a citare il film, “sogni e fiabe, anche se irreali, raccontano sempre la verità“.

C’erano diversi esponenti del cinema italiano fuori concorso a Locarno, tra cui anche il corto Pastorale cilentana di Mario Martone, regista dell’acclamato Il giovane favoloso, ma Bella e perduta, unico in concorso per il Pardo d’oro, è risultato il più interessante, un’opera profonda, un film assolutamente necessario. In molti sostengono che tra le bellezze perdute del nostro paese ci sia anche il cinema. Registi come Pietro Marcello si prodigano per dimostrare il contrario, raccontando le antiche meraviglie del territorio.

Da non perdere.

Festival del film di Locarno: l’italiano Bella e perduta sorprende tutti ultima modifica: 2015-09-03T20:10:21+00:00 da Alessio Rocco