Presentata come un ibrido tra Ai confini della realtà e Il brivido dell’imprevisto, Black Mirror è una mini-serie tv britannica dove la portata principale è una tagliente critica alla società attuale, rea di essere anestetizzata da un mix troppo forte di tecnologia, televisione, internet e realtà virtuale: una nuova frontiera di dipendenza. (In fondo, lo streaming del primo episodio in italiano).
Ci sono state scoperte tecnologiche che hanno cambiato le nostre vite in meglio, altre, invece, semplificano (forse troppo?) la nostra quotidianità. Proprio per questo motivo non riusciamo più a fare a meno della tecnologia. Il nostro desiderio di un suo ulteriore sviluppo è sempre più forte, fino ad aspettarci che i sistemi tecnologici arrivino a gestire la nostra intera esistenza: ma siamo davvero a conoscenza delle falle di questo processo? Dei suoi limiti e quelli propri dell’essere umano? Black Mirror ci sbatte questa doppia domanda in faccia con una veemenza non indifferente. Questa serie tv ci vuole avvertire, mettere in guardia, e lo fa in una maniera decisamente originale.
Il trailer di Black Mirror
Black Mirror (vincitore del premio Emmy 2012 per miglior film/short-serie) è una mini serie tv in formato antologico composta da due stagioni da tre episodi ciascuna e prodotta per il canale britannico Channel 4. Le caratteristiche tecniche come la regia e l’interpretazione, seppur di pregevole fattura, in questo caso passano in secondo piano, perché è il tema trattato la parte più significativa dello show televisivo.
Black Mirror, una serie tv a carattere distopico
Il filo conduttore di ogni puntata è il carattere distopico della realtà rappresentata: la narrazione degli eventi presenti o futuri è contaminata da una visione altamente negativa dell’intreccio tra tecnologia e mezzi di comunicazione all’interno della società. Il fattore più inquietante è che la realtà in cui sono ambientate le puntate dovrebbe appartenere a un futuro lontano, ma l’occhio attento dello spettatore è in grado di notare numerosi elementi negativi già esistenti nel presente.
L’ideatore di Black Mirror risponde al nome di Charlie Brooker, un umorista/giornalista (editorialista del Guardian) che ha lavorato sia in radio che in televisione. Proprio contro l’idiozia del “piccolo schermo”, lo stesso Brooker nel 2011 mosse una feroce critica sociale attraverso un’altra sua produzione seriale: Dead Set.
La storia racconta le vicende collegate all’esplosione di una terribile pandemia zombie e di come i morti viventi sconvolgano un Regno Unito dove gli unici sopravvissuti -ignari di tutto- sono i concorrenti del Grande Fratello. La necessità di commentare il plot di Dead Set è praticamente nulla, visto che la forte carica satirica e il messaggio tra le righe di Brooker è più che evidente.
Brooker contro la società delle macchine
Anche se Black Mirror evita di accusare direttamente le nuove tecnologie come “mali assoluti” che minacciano la civiltà, il messaggio arriva forte e chiaro: esse ci aiutano solo a distruggere vicendevolmente le nostre vite. Infatti, la tecnologia e i suoi prodotti (internet, gli smartphone, i social network, la televisione e i suoi reality) vengono assimilati a sostanze tossiche il cui l’utilizzo saltuario/moderato rischia di trasformarsi in abuso, portando alla dipendenza cronica e a tutto ciò che ne consegue, sia dal punto di vista fisico che mentale.
Il modo migliore per affrontare questo piccolo capolavoro è affrontare gli episodi senza essere a conoscenza nemmeno della loro sinossi e arrivare “vergini” alla loro visione per rafforzare l’impatto che avrà su di noi il messaggio di questo splendido saggio visivo. Solo così si riesce davvero a comprendere quanto sia forte la presenza nelle nostre vite del black mirror, ossia lo schermo di qualsiasi dispositivo che usiamo giornalmente. Lo stesso schermo nel quale ci perdiamo allontanandoci dalla realtà quando è acceso e che, invece, riesce a riflettere le nostre immagini e a rivelarci come siamo realmente quando è spento: quando è, per l’appunto, nero.