Il Goa Boa si è chiuso con il live dei Bluvertigo. Genova e YURY si sono goduti l’ennesimo show di Morgan, tra vecchie hit indimenticate e preoccupanti “pause jolly”…

 

Canta, suona, suda, si sgola, si ferma, chiede un time out (ribattezzato “pausa jolly”) e riparte. Quando vuole, Morgan sa fare il diavolo della tasmania. L’energia artistica sprigionata dai redivivi Bluvertigo ha fatto del concerto finale del Goa Boa Festival il live senza dubbio più interessante dell’intera kermesse. Un’esibizione sempre sul filo del rasoio, piena di vita, ma anche a un passo da spegnersi tra le sue fiamme.

Che genio e sregolatezza vadano a braccetto non è certo una novità. Cosa sarebbe stato Mozart (idolo di Morgan, non a caso) senza le sue scappatelle? Amadeus (ahimè, non stiamo parlando del nostro affezionatissimo ex conduttore de L’eredità, anche se un giorno lo faremo, per affiancarlo al nostro pezzo strappalacrime su Enrico Papi) ha creato musiche che continuano ad affascinare tutto il mondo, ma teneva i suoi committenti e il suo pubblico costantemente sulle spine. Va da sé, con questi personaggi, e dunque anche con Morgan, per quanto lontano dalle illuminazioni dei geni di cui sopra, bisogna prendere o lasciare.

Quest’ultimo live dei suoi Bluvertigo, capaci di imporsi con forza nel panorama alternative rock italiano nella seconda metà degli anni ’90, ha dimostrato che le sonorità della band sono ancora attuali e capaci di coinvolgere appieno il pubblico. Eccoli ancora qua allora: Marco “Morgan” Castoldi, Andrea “Andy” Fumagalli, Livio Magnini, Marco Pancaldi e Sergio Carnevale. Musicisti eccelsi, che, per usare una metafora calcistica, sarebbero “titolari” in qualsiasi band italiana. Parrebbe quindi un peccato che tutto questo talento venisse dissipato e sprecato dagli eccessi e dall’inaffidabilità del suo leader. E invece no, è giusto così e ci piace pure. Sfiancato da un paio di canzoni (a volte attacca in ritardo, altre non canta proprio), Marco/Morgan ironizza sulla sua forma fisica, chiedendo delle pause per riprendersi ogni tre o quattro pezzi. Per come è messo oggi, chiedergli di sostenere un concerto senza interruzioni sarebbe come se vi dicessero di spararvi il più inerpicato dei sentieri di montagna dopo il pranzo di Natale a casa di vostra nonna, che poi, molto più in forma di voi, vi rincorrerebbe su per la salita tirandovi dietro l’ultima fetta di pandoro. Ecco, nonostante questa difficoltà, Morgan dimostra di essere uno che comunque mette sempre in campo anima, corpo e pure qualcos’altro. Arrogante, presuntuoso, esibizionista? Come direbbe Anacleto, indiscusso mito delle nostre infanzie, sono tutte barbaggianate!

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Un uomo a terra, sì, e distrutto da se stesso, purtroppo. Ma non si può che provare empatia per un essere umano che ha posto la sua sensibilità nei confronti della vita al servizio dell’arte, scrivendo canzoni memorabili da solista (recuperate la struggente Altrove) e in gruppo, costruendo un progetto sanissimo che ancora oggi arde nel cuore di molti, senza una vera hit (alla domanda “Qual è la tua canzone preferita dei Bluvertigo?”, il pubblico del Goa Boa ci ha dato risposte diversissime, con “Cieli neri” citata al massimo un paio di volte), ma con una serie di pezzi originali, sofisticati e pure divertenti (a Sono=sono e Altre forme di vita il pubblico si esalta parecchio).

Polemizzare sul poco invidiabile stato di benessere fisico di Morgan (aiutato ogni due o tre note da un santissimo ragazzo dello staff che interveniva repentinamente per sbrogliare il filo attorcigliato del microfono, roba che le cuffiette ribelli nelle vostre tasche si sognano) ha davvero poco senso ed è profondamente ingeneroso. Passando da Luigi Tenco a David Bowie (ci è scappata una cover di Ashes to ashes) fino a chiudere col nuovo singolo “Andiamo a Londra”, i Bluvertigo hanno regalato un live artisticamente alto e coinvolgente. Più volte abbiamo temuto che Morgan non ce la facesse, ma ciò non è mai accaduto.

Ci auguriamo altri cento di questi concerti, assurdi, imprevedibili (quando un gruppetto di esaltati gli urla “facci pogare”, lui risponde: “é facile pogare sul pezzo veloce, pogate sul lento, in questo brano il cuore poga con la milza”), fottutamente vivi. Anche per YURY il Goa Boa finisce qua. Seguite la nostra pagina Facebook, a breve arriva il video conclusivo by CiafArt con le interviste spaziali, le domande al pubblico di Fedez e i migliori momenti del festival…

Bluvertigo live: Morgan in bilico tra paradiso e inferno ultima modifica: 2015-07-13T17:04:17+00:00 da Alessio Rocco