Se pensate che la bossa nova sia solo la versione jazzy della musica popolare brasiliana, vi sbagliate. È anche uno stato mentale, un manifesto del godersi la bella vita, un’ondata di presa bene capace di spazzare via la malinconia tipica dei cantautori brasiliani.
Brasil! Quando sentite nominare questo enorme, meraviglioso paese, non potete fare a meno di pensare ai suoi colori. Alla verdissima, lussureggiante foresta amazzonica e alle dorate spiagge chilometriche, baciate dall’oceano blu. Alla capoeira, al Carnevale di Rio, al Cristo redentore, al calcio e al campione brasiliano della vostra squadra preferita. Oltre a tutto ciò, io non riesco a non pensare alla musica e alla saudade, una sensazione affascinante che, non essendo brasiliano, probabilmente non potrò mai comprendere appieno. Un sentimento talmente importante per la cultura carioca da essere legato indissolubilmente al più grande periodo della storia musicale brasiliana.
È il 1958. Antonio Carlos, detto Tom, Jobim, e il poeta Vinicius de Moraes partoriscono “Chega de Saudade”, una canzone portata al successo da Joao Gilberto e considerato il primo esempio di stile bossa nova. Un cambiamento epocale. Jobim e Gilberto incorporano la struttura e la complessità armonica del jazz americano nella tradizionale samba-cançao. Si passa da testi struggenti a veri e propri inni alla gioia di vivere. Un’operazione di rinnovamento premiata dall’immediato successo e, nel giro di pochi anni, dal riconoscimento internazionale.
Il primo album di Joao Gilberto (Chega de Saudade, come il singolo) contiene al suo interno una perla, diventata un classico jazz di fama mondiale: “Desafinado” (stonato). Scritta anch’essa da Jobim, con l’aiuto di Newton Mendonça, è una divertente presa in giro nei confronti dei cantanti stonati, talmente complessa da essere una vera e propria trappola per tutte le ugole della domenica. Un divertissement che affresca perfettamente lo spirito scanzonato di questa nuova ondata musicale.
Il successo è totale. E come si dice in ambito sportivo, squadra che vince non si cambia. Jobim e de Moraes continuano la loro collaborazione. E se sei una stella, in cerca di ispirazione durante l’estate brasiliana, tendi a passare il tuo tempo in una spiaggia da sogno, popolata da splendide ragazze, a bere una birra con il tuo partner artistico. Così fanno i due, appollaiati al bar Veloso vicino ad Ipanema, quando passa loro davanti la giovanissima Helo. Alta, abbronzata, con un corpo da favola, occhi verdi, capelli bruni. Ecco l’ispirazione che cercavano…
“Garota de Ipanema” è la canzone simbolo della bossa nova, così come “Aquarela do Brasil“, del pluritalentuoso Ary Barroso, lo è per il samba. Se poi siete amanti dei rotocalchi rosa, la storia sulla nascita di questo pezzo è abbastanza vera da aver dato alla (ormai non più tanto) ragazza di Ipanema, Heloisa Pinheiro, l’opportunità di essere la coniglietta del mese su Playboy, prima nel 1987 e poi nel 2003.
Arrivati a questo punto, manca soltanto il botto sul mercato internazionale. È Stan Getz, sassofonista americano, a cogliere l’occasione. Nel 1962 riunisce i migliori interpreti brasiliani e registra Jazz Samba, che gli vale il Grammy Award per la miglior performance, grazie a “Desafinado”. Il capolavoro invece è di due anni dopo, quando in team con Joao Gilberto realizza Getz/Gilberto. L’album, contenente la splendida versione di “The Girl From Ipanema” cantata da Astrud Gilberto, è talmente apprezzato da raggiungere il secondo posto della classifica Billboard, dietro solo ai Beatles. Un successo di pubblico clamoroso e, nemmeno a dirlo, due Grammy Awards 1965 come miglior album e miglior canzone.
Proprio come un surfista che cavalca l’onda della vita, dopo questo exploit, il genere ha conosciuto una caduta altrettanto veloce. Mentre veniva finalmente conosciuta e apprezzata in tutto il globo, in Brasile la bossa nova ha perso la sua spinta creatrice, complici un ritorno del samba e l’esplosione del rock’n’roll. Sebbene Gilberto e Jobim abbiano continuato le loro carriere e abbiano ispirato altri chitarristi e interpreti, oggi non resta che guardare a quel periodo con ammirazione e un po’ di nostalgia. Un pizzico di saudade.