Dopo una fugace apparizione lo scorso autunno, la Universal ha deciso di riproporre in sala Boyhood, fresco di successi ai Golden Globe e già proiettato verso gli Oscar. Una mossa commerciale del tutto inconsueta, che punta a convincere nuovamente il pubblico della bontà dell’operato del regista Richard Linklater: missione compiuta.

 

Boyhood non è un film come gli altri, perché è l’esperimento cinematografico più ambizioso almeno degli ultimi 20 anni. La storia segue la crescita di Mason Junior dai 6 ai 18 anni. Intorno a lui un bel po’ di movimento: i genitori divorziati, vari traslochi, nuove scuole, il rapporto conflittuale con la sorella Samantha e la complessa relazione col padre.

12 anni di lavoro per Boyhood, un meraviglioso esperimento (trailer ita)

Una normale trama da film drammatico? Sì, ma c’è un dettaglio: la lavorazione è durata 12 anni, dal 2002 al 2013, per raccontare la crescita del personaggio Mason attraverso le reali trasformazioni dell’attore Ellar Coltrane. Un’impresa difficilissima, tanto dal punto di vista produttivo-organizzattivo quanto da quello umano-psicologico: ogni anno gli attori giravano qualche giorno, poi abbandonavano il loro personaggio e lo riprendevano a un anno di distanza. Tempo totale delle riprese: 40 giorni, distribuiti nei 12 anni di produzione. Insomma, una missione quasi impossibile.

Il risultato è sorprendente. La prima cosa che salta all’occhio è la naturalezza con cui avvengono i passaggi di tempo: tutto avviene e si modifica in modo organico, coerente, naturale, ogni azione è profondamente legata alla successiva, anche se si verifica ad anni di distanza. Nella vita di Mason tutto si lega, nulla si distrugge.

Stupisce la perfetta capacità di sintesi di Richard Linklater (autore di School of rock e dello svarionatissimo Waking Life): per raccontare il passaggio di un bambino ad adulto, le fasi significative sono moltissime, se ne potrebbero fare dieci film per ognuna. Il regista riesce però a far sembrare tutto molto scorrevole e credibile: ci sono i momenti clou più drammatici, ma non mancano anche stacchi di leggerissima vita adolescenziale.

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In questo tipo di struttura i dialoghi giocano un ruolo fondamentale. Già con la sua romantica trilogia Prima dell’Alba, Prima del Tramonto e Before Midnight, Linklater aveva dimostrato di avere un tocco unico sul copione, in grado di passare in un attimo dalla riflessione più profonda alla considerazione più ingenua, senza suonare quasi mai banale.

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Boyhood è un film molto graduale, col quale si entra in sintonia, neanche a dirlo, con lo scorrere del tempo. Piano piano si crea un’empatia estremamente naturale coi protagonisti, tra cui figura l’attore feticcio di Linklater, Ethan Hawke. Anche le musiche hanno una funzione molto importante, fungendo spesso da bussola che ci guida nell’universo culturale degli anni in cui si svolgono le scene, allestite sempre con la stessa fotografia in modo da costruire un discorso coerente e unitario.

L’eccezionalità dell’esperimento merita tutta l’attenzione del mondo e condiziona, giustamente, il giudizio finale. Ma è solo grazie alla capacità di assegnare un profondo significato a questo lungo iter produttivo che il film funziona e tocca corde altissime. Diventare grandi, lo abbiamo detto, comporta passaggi graduali: eppure, così, in un attimo, siamo passati dall’altra parte, ci siamo preparati alla vita e, come Mason, sentiamo il bisogno di andare, di sperimentare, di accogliere il futuro finalmente a braccia aperte.

Boyhood conquista i Globe, prossima fermata l’Oscar?

La storia del cinema ha riservato un posto d’eccezione per Boyhood, che nel frattempo ha vinto 3 Golden Globe (miglior film drammatico, miglior regista a Linklater e miglior attrice non protagonista a Patricia Arquette, nel ruolo della mamma di Mason) e un Orso d’argento al Festival di Berlino. Insomma, è tutto pronto per la consacrazione definitiva alla fatidica notte degli Oscar, dove il film di Linklater vanta ben 6 nomination.

Nel mentre voi… volate al cinema!

LA PROGRAMMAZIONE DEL CIRCUITO CINEMA GENOVA

 

Boyhood torna nelle sale e dopo 3 Golden Globe ora punta l’Oscar ultima modifica: 2015-01-23T20:24:14+00:00 da Alessio Rocco