“Bouzouki, suoni raminghi” vi racconta l’incredibile storia del Buena Vista Social Club. Un progetto musicale partito sotto una cattiva stella e trasformato in oro dall’intuizione di Ry Cooder. Tuffatevi in questo viaggio alla riscoperta della musica tradizionale cubana e degli interpreti che hanno saputo rendere onore al vecchio Buena Vista Social Club dell’Avana.

 

Cuba 1959. La rivoluzione dei “barbudos” porta al rovesciamento del dittatore Fulgencio Batista e alla successiva instaurazione, tre anni più tardi, del regime comunista tutt’oggi sovrano. Da qui inizia un processo di trasformazione del paese. Lo scopo è quello di sminuire le tradizioni di un passato visto di cattivo occhio e promuovere una nuova unità sotto il comando del Líder máximo, Fidel Castro. Il processo conduce alla chiusura di uno dei club più rinomati dell’isola, il Club Social Buena Vista, nato nel 1932 come uno dei punti di ritrovo della comunità nera dell’Avana.

buena-vista-social-club Fin dalla sua fondazione, questo circolo privato diventa un centro di aggregazione per i musicisti più talentuosi e influenti dell’isola, in un periodo di grande splendore per la musica popolare cubana. Ma non si limita a questo: organizza serate di ballo, spettacoli e anche corsi di formazione per ragazzi. È a tutti gli effetti un’associazione culturale, capace di attirare non solo la comunità afro-cubana ma anche quella ispanica, spesso e volentieri esclusa dalle attività del club. Nel 1962, la chiusura. Il governo di Castro dichiara fuorilegge i centri sociali dedicati ai soli membri o riconducibili a una particolare etnia. Duro colpo per la comunità, altrettanto per la musica popolare. Negli anni a venire, il successo di pop e salsa oscura completamente i son cubani (la musica tradizionale). Almeno fino al 1996.

Due anni dopo il successo di Talking Timbuktu (1994) in collaborazione con Ali Farka Touré, il leggendario musicista americano Ry Cooder ha l’idea chiave: portare due esperti musicisti maliani a Cuba per realizzare un disco con una selezione locale di vecchie glorie. I due africani però non ottengono il visto per raggiungere la splendida isola caraibica, Cooder si trova quindi costretto a rivedere i propri piani. Decide di registrare un album di musica popolare cubana, e grazie all’aiuto dei musicisti già coinvolti nel precedente progetto, convince grandi interpreti, tra cui il chitarrista Compay Segundo e il pianista Rubén Gonzalez, a unirsi al gruppo.

Cooder organizza una serie di sessioni nello studio di registrazione Egrem, e a una di queste accompagna Ibrahim Ferrer, un vecchio cantante ormai dimenticato costretto a lavorare come lustrascarpe per tirare avanti. Ferrer entra in sala, Rubèn Gonzalez accenna al piano l’intro di Candela. Quindi Ibrahim comincia a cantarla, catturando l’orecchio attento di Ry Cooder, che intuendone il potenziale decide di registrare e includere nel disco la canzone probabilmente più conosciuta dell’intera raccolta.

L’album, intitolato Buena Vista Social Club e pubblicato nel 1997, è un successo di critica e di pubblico. Nel 1998 vince il Grammy per la categoria “Best Traditional Tropical Latin Album”, attualmente ha superato il numero delle otto milioni di copie vendute. Dal punto di vista musicale siamo di fronte a una perla ripescata, dopo decenni, sul fondo di un oceano di noiosa modernità. I son della tradizione cubana riprendono vita grazie alle chitarre di Compay Segundo e Eliades Ochoa, la voce da ragazzino di Ibrahim Ferrer e la tromba di Manuel Mirabal. Il tutto accompagnato dalle percussioni tipiche del luogo (congas, timbales) e dalla chitarra suonata da Cooder con lo slider.

Dopo aver concluso le registrazioni, Ry Cooder inizia a lavorare alla colonna sonora del film Crimini Invisibili di Wim Wenders. Come spesso succede quando due grandi artisti si incontrano, comincia uno scambio culturale. Così Wenders viene a conoscenza del progetto Buena Vista Social Club e si innamora della musica cubana resa universalmente famosa dall’omonimo disco.

BuenaVistaSocialClub2008A questo punto serve solo un’occasione, che arriva quando Cooder torna all’Avana per occuparsi della registrazione dell’album da solista di Ibrahim Ferrer. Wenders lo segue e filma il tutto, realizzando il documentario “Buena Vista Social Club”, condito da splendide interviste ai membri originari dell’ensemble e dalle esibizioni live ad Amsterdam e nella Carnegie Hall di New York, un palcoscenico per pochi.

Un’esperienza musicale e cinematografica imperdibile, ultra consigliata a chi ama la musica latino americana, ma anche a chi non si limita al pop da radio e vuole ascoltare qualcosa di diverso. Quattordici canzoni capaci di esprimere l’anima di Cuba e di lasciare un’impronta nel cuore degli ascoltatori.

Buena Vista Social Club: l’anima antica di Cuba ultima modifica: 2015-03-12T21:26:43+00:00 da Yorgos Papanicolaou