In questa sentimentale puntata di “Bouzouki, suoni raminghi” vi parlo di Cesaria Evora. Nata a Capo Verde e sbarcata in Europa ormai quarantenne, ha ribaltato le leggi dell’industria musicale raggiungendo il successo mondiale. La storia travagliata di una delle voci più espressive ed emozionanti di sempre. La storia della Diva dai piedi nudi.

Ovviamente ho nostalgia della mia casa, della mia terra e della mia famiglia quando sono via. Ma cantare è ciò che faccio. Cantare è l’unica cosa che so fare; è la mia vita. E lo è sempre stata.

Queste parole, raccolte da Alex Robinson per Songlines, raccontano alla perfezione chi fosse Cesaria Evora, la “Diva dai piedi nudi”. Una cantante dotata di una sensibilità interpretativa e di un talento soprannaturali, e per questo destinata a dedicare tutta sé stessa alla musica. Lasciandosi alle spalle una vita semplice e modesta ma colma del calore familiare e abbandonando la sua meravigliosa isola, Capo Verde, piccola gemma incastonata nell’Atlantico. Perché una voce di questo calibro non può essere intrappolata neanche dall’oceano.

Vi sembrerò troppo poetico, ma il trasporto di Cesaria nel cantare le canzoni della sua tradizione mi ha sempre provocato emozioni profonde. E grazie a Dio non sono l’unico a provarle. La carriera di Cesaria non è quella classica della grande interprete, estremamente talentuosa, di bell’aspetto e super pubblicizzata (ogni riferimento a Celine Dion è puramente casuale). Abbiamo seriamente rischiato di non venire mai a conoscenza della più bella voce africana di sempre.

Cesaria Evora inizia a cantare da ragazzina, nel coro dell’orfanotrofio dove la madre era stata costretta a lasciarla a causa delle sue difficoltà economiche. A sedici anni conosce Eduardo, un marinaio musicista che le insegna a padroneggiare gli stili tradizionali capoverdiani, la morna e la coladeira. Il primo lento e malinconico, il secondo ritmato e allegro (simile, per certi versi, al samba brasiliano). In breve tempo la sua fama diventa nazionale, tanto da guadagnarsi il nome di “regina della morna”. Ma quando nel 1975 sale al potere il partito indipendentista, vivere di musica a Capo Verde diventa impossibile. Molti bar e caffè vengono chiusi, Cesaria Evora deve abbandonare la sua ragione di vita per un intero decennio.

Solo grazie alla magia della sua voce e alle emozioni ancora vive in chi l’aveva sentita in gioventù, riprende a cantare. Un nuovo impulso alla sua carriera arriva nel 1985 quando Bana, un esule capoverdiano, riesce ad organizzare per lei una serie di concerti in Portogallo. Ma Cesaria ha ormai quarantaquattro anni: in un mondo dominato dalle popstar patinate, pronosticare per lei un futuro brillante è roba per gli amanti del rischio. José Da Silva, anch’egli compatriota della cantante, non si lascia spaventare e la invita a Parigi per registrare il suo primo album europeo, La Diva Aux Pieds Nus. Datato 1988, il disco non ha un grande successo di pubblico ma mostra fin da subito le straordinarie qualità della Evora. Otto canzoni rappresentative della tradizione capoverdiana, in gran parte scritte da B.Leza, lo zio di Cesaria. La prima è la danzereccia Bia Lulucha.

Quattro anni, due dischi e molti concerti più tardi, arriva il successo internazionale con il disco Miss Perfumado, che supererà le trecentomila copie vendute. Da qui è estratta Sodade, a detta di molti la sua canzone più bella. Di sicuro la più emozionante.

Da qui in avanti la strada che Cesaria si ritrova a camminare è quella che porta verso la consacrazione assoluta. L’apprezzamento della critica è universale e si concretizza con il Grammy Award vinto nel 2003 per l’album Voz d’Amor. L’intensità e l’espressività della sua voce saranno di ispirazione per molti cantanti tra cui Stromae, che la omaggerà con una canzone e, insospettabilmente, Serj Tankian dei System Of A Down, a cui sarò sempre grato di avermela fatta conoscere, condividendo un commosso saluto alla Diva nel giorno del suo addio alla musica e alla vita, che per lei erano la stessa cosa.

Cesaria Evora, diva dai piedi nudi ultima modifica: 2015-11-04T19:00:03+00:00 da Yorgos Papanicolaou