Sulle coste della Liguria è in atto un esperimento: impiantare serre sotto il mare per coltivare il basilico e altre piante terrestri. Sembra fantascienza ma è una realtà a portata di tuffo.

Chi ha detto che non si possono coltivare piante in mare? Il contadino, nell’immaginario comune, veste stivaloni, camicia a quadri, cappello di paglia e, per un’aria country al 100%, avrà pure un filo di paglia in bocca. Quello di cui parliamo oggi indossa muta e pinne, si chiama Sergio Gamberini, un ingegnere chimico appassionato di subacquea.

Per poter coltivare quanto più terreno possibile, l’uomo ha dato fondo a praticamente tutta la sua inventiva, vendendo spesso l’anima al diavolo e compromettendo la salute del pianeta. Ma non vogliamo parlare adesso di deforestazione o altre cose deprecabili: oggi il tema è la fantascienza divenuta realtà. Il basilico coltivato sott’acqua.

L’orto subacqueo di Noli

A Noli, nel ponente Ligure, l’ingegnere chimico Sergio Gamberini (un nome, una garanzia) si è posto una domanda inusuale: “una pianta terrestre può crescere nel mare?” Contro ogni aspettativa, la risposta è sì.

Ovviamente, perché ci riesca sono necessari molti accorgimenti. Questo è il panorama alieno che si presenta a chiunque faccia il bagno a Noli, ad appena 8 metri di profondità.

biosfera piantare basilico noli

Le 5 biosfere che vanno a creare l’Orto di Nemo (in onore al piccolo pesce storpio della Disney), in materiale vinilico trasparente, hanno un volume di 2000 litri e fungono da serre per coltivare le piante. Sono ancorate al fondale tramite catene e viti da vigna, facilmente rimovibili senza impatti ambientali. Le sfere, riempite d’aria con bombole da immersione, creano un’atmosfera in cui i vegetali possano crescere come se fossero sulla terraferma.

Tutte le pareti delle biosfere sono mensolate, così da avere lo spazio per la coltivazione, e al di sotto di ogni emisfera vi è una pedana su cui il sub può salire, mettersi in piedi ed emergere dall’acqua con la testa e il busto.

Come nasce il basilico sott’acqua

La tecnica per la coltivazione è la idroponica. Le piante non vengono coltivate in terra ma in un substrato inerte, come la fibra di cocco o la lana di roccia, che hanno comunque la funzione di sostenere meccanicamente la pianta. Tra le radici viene fatta circolare acqua con l’aggiunta di fertilizzante, così da fornire il nutrimento necessario.

Uno potrebbe pensare “che sbattone portare l’acqua sotto il mare tutti i giorni per innaffiare”. L’ingegnere ha pensato anche a questo: l’acqua marina, a contatto con l’aria calda contenuta nelle biosfere, evapora, per poi ricondensarsi sotto forma di acqua dolce sulla superficie interna della biosfera stessa, raffreddata dal mare circostante. Le gocce che si formano scivolano lungo le pareti fino a incontrare un sistema di grondaie che convoglia l’acqua in una piccola cisterna per poi raggiunge tutte le piantine. Non è ancora abbastanza per l’auto-sostentamento, ma ci stanno arrivando (il progetto è partito da appena 4 anni).

Sul soffitto di ogni biosfera è installata una ventola che garantisce il ricircolo dell’aria, indispensabile per prevenire la formazione di muffe nocive e telecamere interne per monitorare l’ambiente. Vi è inoltre la possibilità di sfruttare la connessione internet, avere comunicazioni con la terraferma e monitorare le serre grazie a un’antenna a forma di “albero della vita” installata sul fondale.

La torre di controllo è una stanza tutta schermi, radio e tastiere e, per dare quel tocco di fantascienza trash, una vocina che ogni tot minuti dice: “Houston, abbiamo un problema”. Da qui si gestiscono le ventole, le pompe che mettono in circolo l’acqua di irrigazione (alimentate a energia solare) e si monitorano: temperatura, livello di umidità, di ossigeno e di anidride carbonica presenti in ogni singola biosfera.

L’orto di Nemo

Al momento sono coltivati basilico, maggiorana, timo, origano, salvia, fagioli, pomodori e orchidee. Le piante sono in salute, non presentano tracce di parassiti che non riescono ad attraversare la barriera marina.Il basilico coltivato sott’acqua ha addirittura una concentrazione di oli essenziali maggiore di quello “terrestre” (un pesto della Madonna). Le colture derivano da piantine trapiantate o da semi, qualcuna addirittura da semi nati nelle biosfere negli anni passati.

Questo progetto sta dando buoni frutti e potrebbe avere anche sviluppi interessanti dal punto di vista socio-economico, permettendo la coltivazione subacquea in quei paesi desertici dove l’agricoltura tradizionale non riesce a svilupparsi.

Lo staff di YURYQuark non ha resistito ed è dovuto andare a dare un’occhiata da vicino…

In Liguria si coltiva basilico in fondo al mare ultima modifica: 2016-10-07T12:41:00+00:00 da Aldo Bafico