La primavera scorsa FX ha trasmesso Fargo, una serie di dieci puntate ispirata al fenomenale omonimo film dei fratelli Coen. Non solo è riuscita a distaccarsi dal film, ma anche a diventare uno dei migliori prodotti dell’anno passato. E la seconda stagione è iniziata alla grande.
Se il passaggio dalla letteratura al cinema è da sempre considerato (a ragione) molto azzardato e pretenzioso, quello dal grande schermo alla televisione non è certamente da meno. Nel 1996 i fratelli Joel ed Ethan Coen (Joel da solo alla regia, entrambi assieme alla sceneggiatura, come nella maggior parte della loro filmografia) realizzano quello che è ritenuto uno dei loro migliori film: Fargo, la storia di un venditore d’auto del Minnesota alla disperata ricerca di soldi, che ha la brillante idea di inscenare il rapimento della sua stessa moglie per costringere il suocero a pagare il riscatto. La pellicola li consacra al grande pubblico e alla critica, diventando un autentico cult. A chi è venuto in mente dunque di rischiare tanto da adattarla alla Tv, dopo 18 anni? Alla FX, che nel 2012 trova un accordo con i Coen (che rimangono produttori esecutivi) e affida la sceneggiatura a Noah Hawley (Bones): mai scelte furono più azzeccate.
Se da una parte ha inciso tanto l’ottima scrittura, dall’altra lo ha fatto la recitazione. I mattatori della scena sono Martin Freeman (Sherlock, Lo Hobbit) e Billy Bob Thornton (Lama Tagliente, Armageddon, Bandits, L’uomo che non c’era). Meglio il primo del secondo, nonostante poi Thornton abbia vinto un Golden Globe alla miglior interpretazione maschile in una mini-serie. Tra gli altri protagonisti, anche la quasi debuttante ma incredibile Allison Tolman e Colin Hanks (Numb3rs, Mad Men, Dexter), accompagnati dalle presenze secondarie di Bob Odenkirk (Breaking Bad, Better Call Saul) e Keith Carradine (Nashville, I Duellanti, Dexter). Anche la regia ha dato decisamente il proprio apporto al fine del successo di questa serie, come può dimostrare lo stile particolare e travolgente di molte puntate. Il quintetto dietro la macchina da presa ha firmato due episodi a testa, una squadra di registi di grande esperienza: Adam Bernstein (Breaking Bad, Californication, Better Call Saul), Randall Einhorn (The Office, C’è sempre il sole a Philadelphia), Colin Bucksey (Numb3rs, Breaking Bad, Better Call Saul), Scott Winant (Breaking Bad) e Matt Shakman (The Good Wife, Six Feet Under).
Il punto forte di Fargo è il parallelismo farlocco con il film originale. Per quanto lo spettatore possa trovare punti in comune con il lungometraggio (se non l’avete visto, rimediate subito!), puntata dopo puntata si accorgerà di come la serie diventi indipendente (nonostante qualche strizzata d’occhio) ma comunque geniale. Fin dall’inizio si potrebbe pensare che lo spettacolo ricalchi semplicemente l’opera dei Coen, mancando di personalità propria: la stessa scritta che ci ricorda di come i fatti narrati siano realmente accaduti, un protagonista di nome e fattezze simili all’originale, le scelte sonore, per non parlare dello stile narrativo. Invece, dopo i primi episodi, la serie spicca il volo: abbandona il nido del lungometraggio e diventa qualcosa di artisticamente fantastico. Nonostante tutto, tale parallelismo si è rivelato a posteriori controproducente per la serie. Fargo non ha ottenuto lo stesso hype dell’altra rivelazione dello scorso anno, True Detective, proprio per la diffidenza che il pubblico ha dimostrato di nutrire nei confronti dello show, considerato da molti un mero tentativo di sequel del capolavoro dei Coen.
Come detto, tanto il film quanto la serie informano da subito che i fatti narrati sono ispirati a vicende realmente accadute: c’è quindi la necessità di usare personaggi con nomi fittizi, per il rispetto dei morti e dei sopravvissuti. In realtà, non è così: i soggetti sono stati partoriti esclusivamente dalla fantasia degli sceneggiatori. Attraverso questa illusione, genuinità e crudeltà dei fatti di cronaca vengono utilizzate per coinvolgere lo spettatore in un discorso più ampio, sull’essere umano e i mezzi che contraddistinguono la sua esistenza. Sono proprio le scelte, infatti, ad avere il più forte ascendente sul nostro destino. Ma non bisogna mai sottovalutare le conseguenze che esse portano.
La seconda stagione
Dato il successo, FX ha subito programmato una seconda stagione, iniziata settimana scorsa. Essendo una serie antologica, il capitolo inedito ha nuovi personaggi, nuova trama, ed è ambientato trent’anni prima del precedente. Nel 1979 a Luverne, Minnesota, due agenti statali indagano sul triplice omicidio avvenuto in un diner locale, mentre una giovane coppia cerca di nascondere il proprio coinvolgimento nell’omicidio colposo del figlio di una famosa famiglia criminale del luogo. Anche in questo caso troviamo un cast importante: Kirsten Dunst (Spider-Man, Mona Lisa Smile, Marie Antoinette), Patrick Wilson (Watchmen, Insidious, Prometheus), Jesse Plemons (Breaking Bad, The Master, Black Mass), Jean Smart (24, I Heart Huckabees) e Ted Danson (Salvate il soldato Ryan, CSI: New York). Abbiamo visto le prime due puntate e ci sono sembrate spettacolari. Voi cosa ne pensate?
Intanto godetevi il trailer della nuova stagione. Tenetevi forte!