Ho raccolto i migliori film per ragazzi in una nuova top 9; ma questa, in realtà, non è una classifica, è un corso accelerato per aumentare il vostro livello di testosterone.
Quando diciamo film per ragazzi (o film per ragazze) possiamo riferirci a generi molto diversi. Siano essi comici, horror o di fantascienza, commedie o film adolescenziali, a cui sono molto legato. Ci sono moltissime opere cinematografiche e letterarie che parlano di quel delicatissimo momento che mi piace richiamare con la sua definizione anglofona: coming of age.
Non saprei come riportarlo correttamente in italiano. Se fossi uno di quei folli agenti delle case di distribuzione che traducono i titoli dei film, mi sarei lanciato in una roba tipo “passaggio di età”. Ad ogni modo, stiamo parlando di quel momento in cui ci accorgiamo che il mondo non è solo una merda, ma è giunta l’ora di farcene carico personalmente, non si può più delegare tutto a nonni, genitori e fratelli più grandi. Mi soffermo sui nonni, perché il mio coming of age tendo a farlo coincidere con il giorno in cui ho capito che anche i nonni, quei teneroni dei nonni, possono essere stati, pure loro, degli stronzi patentati.
Il mio primo tentativo di inquadrare i film per ragazzi l’ho dedicato quindi a un tema in particolare. In questa nuova top 9 ho voluto spostare il focus solo sui “ragazzi” intesi come maschi eterni adolescenti, perché l’arrivo dei nuovi capitoli di Fast and Furious, Transformers e xXx mi ha fatto pensare che servisse una legittimazione del genere. Se devo essere onesto non credo che fosse necessaria un’ulteriore iniezione di “machismo” nella nostra società, come non servivano serie di film romantici scadenti tipo 50 sfumature di grigio o film comici idioti diretti da youtuber. Però boh, forse una manciata di esplosioni e inseguimenti in più aiuterà a equilibrare un mondo che mette in discussione l’eterosessualità di uno come Cristiano Ronaldo.
Mi rendo conto che non tutti potranno essere d’accordo con l’arbitrarietà della classifica. Per stilarla ho cercato di raccontare diverse sfumature di questa particolare accezione di film per ragazzi, analizzando tipologie di eroi molto diversi e coprendo più di sessant’anni di storia del cinema. Ho tenuto a bada il mio istinto che voleva Il buono, il brutto e il cattivo in tutte le posizioni – ma non ho rinunciato a Jena Plissken, che è molto più di nicchia rispetto al vecchio Clint, dopo vi spiego chi è – e ho inserito film che non mi piacciono, ma credo siano piaciuti al 99% dei ragazzi che li hanno visti. Ho escluso le spacconate di Tom Cruise e Schwarzenegger, che non mi hanno mai convinto, e le zingarate di Brad Pitt, che invece adoro.
Partiamo.
Sentieri Selvaggi
John Wayne era un uomo enorme, alto quasi due metri e largo come un armadio. Io me lo ricordo principalmente per questo: nell’opera di John Ford, maestro dei film western, occupava praticamente tutto lo schermo giallo (il colore dei western è il giallo della Monument Valley). È stato il volto dell’american way of life, l’eroe tutto d’un pezzo portavoce di una comunità basata su saldi principi morali, all’insegna dell’onore e della lealtà. Soprattutto, era uno di quegli uomini che sanno insegnarti come si fuma il sigaro.
Non ho idea di come ci si senta a godersi un cubano sulla staccionata al tramonto, ma di vecchi eroi col sigaro – tipo Bogart e Eastwood – non ne fanno più e un po’ mi dispiace, perché mi rassicuravano. Credo potrebbero farlo anche con voi, quindi tra i protagonisti dei film per ragazzi non possono mancare, particolarmente se amate la cultura americana.
In Sentieri Selvaggi vediamo Wayne nel suo ruolo più ombroso e controverso, sintomo del culto di Ford per l’uomo singolo, che con le sue azioni fuori dagli schemi può modificare anche la situazione più negativa. Il reduce di guerra Ethan Edwards (Wayne), che coltiva un odio incontrollabile nei confronti degli indiani, intraprende insieme al giovane Martin un’estenuante ricerca per ritrovare la nipote Debbie, rapita dai pellerossa che ne hanno sterminato la famiglia. I due seguono diverse piste, ma nessuna sembra mai essere quella giusta, in un viaggio che culmina con un finale tanto celebre quanto struggente (ne parlavamo qua).
Il western come genere puro è ormai scomparso, ma ha rappresentato per lungo tempo il cinema americano per eccellenza. Questo è un film che deve piacere anche oggi, ha conservato una forza drammaturgica e una potenza visiva che raramente mi è capitato di ritrovare. È stato classificato al dodicesimo posto nei migliori film americani di tutti i tempi secondo l’American Film Insitute, che dovrebbe capirne qualcosa.
Licenza di uccidere
James Bond è tornato prepotentemente ad essere un eroe di riferimento, seppur con risultati alterni. Di spie incazzate e silenziose ce ne sono tante, ma una cosa è essere Jason Bourne, con tutto lo strameritato rispetto che merita, un’altra è avere lo stile di Bond (e del suo capo Judi Dench, vera star dei nuovi film).
Il fascino di Craig sta quindi nell’essere un Bond picchiatore con stile, e gli vale la citazione in questa classifica, ma non è così inimitabile come lo 007 di Sean Connery, astuto ed elegante, eroe di molti ragazzi tanto come agente segreto quanto come seduttore (che però resta roba di Will Smith).
Licenza di uccidere è il primo film tratto dai romanzi di Fleming, che tradotto significa che potete sentire la prima uscita ufficiale della formula magica: Bond, James Bond. E anche vedere la prima bondgirl (con il primo bikini apparso al cinema).
Rocky
Qua non ci sono valori americani o british da difendere, siamo semplicemente di fronte a una grandissima storia di riscatto. Da pugile dilettante a campione dei pesi massimi, Rocky ha gasato più di una generazione con la corsa nel freddo di Philadelphia, le colazioni ipercaloriche e l’ultimo grido verso Adriana. La mia percezione, però, è quella di un film ormai considerato buono giusto per generare meme, e mi sembra un peccato, ci siamo dimenticati del suo significato più profondo.
Sylvester Stallone, co-autore della sceneggiatura, parla di vergogna, di quanto sia difficile distanziarsi dal giudizio degli altri. Quando Rocky rimane in piedi 15 round contro Creed accadono tre cose: non vince l’incontro, un finale affatto scontato; rimane immaturo, ancorato all’idea di identificarsi coi propri successi e fallimenti; finalmente trova il coraggio di riconoscere la propria debolezza, davanti agli altri e a se stesso. Questo libro del regista Giovanni Covini racconta in maniera più approfondita la ferita di Rocky.
È davvero un film per tutti, una storia universale e senza tempo, che ha incassato più di duecento volte quello che era costato. Se siete uomini, dovete aver sentito almeno una volta quella musichetta nelle orecchie, mentre facevate quattro passi al parco o preparavate l’esame più tosto del vostro corso di laurea. Nel recente passato sono usciti altri film sulla boxe che meritano una citazione: The Fighter (Christian Bale + Amy Adams + Mark Wahlberg che prende a pugni qualsiasi cosa sotto le note dei Led Zeppelin) e per farsi un bagno nel trash Never Back Down.
Indiana Jones e l’ultima crociata
Mi sono posto seriamente la domanda se fosse meglio Han Solo o Indiana Jones: come per tutte le grandi domande, non c’è una risposta. Di sicuro, però, c’è che Harrison Ford ha dato vita a due tra i personaggi maschili più amati di sempre. Ho scelto quello col cappello perché Star Wars non trae linfa vitale solamente da Han Solo. Entrambi incarnano perfettamente lo spaccone simpatico e, ovviamente, seduttore che tutti vorremmo essere. Presto potremmo vedere il film sull’adolescenza di Indiana: anche lì accentra ogni attenzione e aggiunge la skill di essere pure un intellettuale (poter fare il figo con le studentesse rimane un privilegio invidiatissimo).
Insomma ha tutto, potremmo voler essere Indiana Jones per mille motivi diversi. Questo film non è il migliore della serie, onore che probabilmente spetta al primo episodio, I predatori dell’arca perduta, ma è impreziosito dalla presenza di Sean Connery, ancora lui.
1997: Fuga da New York
L’indice di criminalità negli Stati Uniti è al 400%, New York è diventato il carcere di massima sicurezza per l’intero paese, isolato da un muro di 15 metri. Non ci sono guardie, solo i prigionieri e i mondi che si sono creati. Le regole sono semplici: una volta entrati, non si esce più.
Il protagonista di questo film d’azione un poco datato è lo Jena Plissken di cui parlavo prima (in originale Snake, per via del suo tamarrissimo tatuaggio), un criminale ed ex eroe di guerra che viene reclutato per salvare il presidente, il cui aereo è precipitato a NY. Jena ha ventiquattr’ore di tempo; se dovesse fallire, esploderebbero due microbombe che gli sono state iniettate nel collo.
Diretto dal maestro dell’horror John Carpenter, non è un filmone, ma l’idea non è niente male e poco a poco si è conquistato una nicchia di ammiratori molto devoti. Ho visto il faccione di Kurt Russell (ve lo ricordate nell’ultimo Tarantino?) impresso più spesso su una t-shirt che nella memoria cinefila. È ora di invertire il trend.
Scarface
“You wanna play rough? Say hello to my little friend!”. Questa è la frase con cui si chiude l’epopea del gangster Tony Montana (remake del film del 1932 diretto da Howard Hawks). Alcuni indizi mi portano a pensare che Scarface sia davvero amatissimo tra i film per ragazzi. Ad esempio se provate a scrivere “Say h” su YouTube, il primo risultato consigliato è proprio il massacro dei sicari colombiani nella sequenza finale. E poi il mio compagno di banco al liceo aveva in camera questo poster di Al Pacino formato gigante, e lo conservava come fosse un Van Gogh.
Un film dove le dosi di cocaina e il numero delle pallottole sono superiori a quello dei pur numerosissimi fan (su Facebook ne ha otto milioni, non pochi se pensiamo che Star Wars, forse il film più amato di sempre, ne ha “solo” diciotto).
Personalmente non rientro negli aficionados, ma sono certo che se dovessi rivederlo in compagnia di un paio di adepti seriali (magari non praticanti eh), potrei trasformarmi nel più assatanato degli ultras. Si potevano scegliere film con Al Pacino oggettivamente più belli – ed ecco che i praticanti di prima mi dichiarano guerra – tipo Il padrino e Carlito’s Way, ma di questi Scarface è decisamente il più adatto a questa classifica.
Le iene
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, associare Quentin Tarantino all’idea di film per ragazzi non è semplice. Tanti ma non tutti lo amano, anzi spesso è citato come uno dei registi più in grado di spaccare il pubblico. In un primo momento ho pensato che il suo essere così divisivo potesse comprometterne l’inclusione in questo elenco.
Al di là delle considerazioni che si possono fare sulla sua carriera, non si può negare che un film come Le Iene abbia un hype da macho troppo marcato per essere escluso dalla lista: fiumi di sangue, violenza, dialoghi audaci e ipercinetici, lo status ormai riconosciuto di film di culto (ragion per cui non ho scelto Django) e quella struttura frammentata che ci piace sempre un casino (eccovi una sfilza di film intrippanti e svarionati, se siete amanti del genere). E poi c’è la sensazione di vedere rappresentata una della scene più comuni della nostra adolescenza, quella in cui si sta per fare una bravata e si devono assegnare i ruoli. Steve Buscemi che si rifiuta di essere Mr Pink è un po’ come quando ci chiedevano di fare il palo, e noi, dopo una breve polemica, ci prestavamo al mesto compito.
Per una banda di scalmanati più estrema e molto amata dai ragazzi, vedere alla voce Arancia Meccanica.
Il cavaliere oscuro
I supereroi sono divisivi anche più di Tarantino. C’è chi non si lascerà scappare l’ennesimo capitolo della saga su Wolverine, e chi invece pensa che Avengers sia il nome in codice dei Power Rangers. Secondo me almeno uno nei migliori film per ragazzi ci deve stare, così ho scelto il capolavoro di Christopher Nolan, il regista che ha messo quasi tutti d’accordo sull’argomento, bambini, ragazzi e uomini in primis. Lo ha fatto prima con Batman Begins, accessibile a un pubblico molto più vasto dei soli fan della DC, e poi con Il cavaliere oscuro.
Forse il miglior film di supereroi mai realizzato, perché oltre a una eccellente qualità di immagine e di ritmo narrativo, contiene una complessità morale quasi fuori luogo per i film di genere. La leggendaria prova di Heath Ledger ha fatto il resto.
Il gladiatore
Quando provate risentimento nei confronti di qualcuno e volete della sana vendetta, in realtà vi sentite lui, anche se non lo sapete.