Fly (o “Caccia grossa”) è una delle puntate più discusse di Breaking Bad: capolavoro o episodio di transizione? Ecco i motivi per cui sosteniamo si tratti di una perla rara per teatralità, capacità di coinvolgimento e abilità di regia. Con un accento speciale alle numerose metafore su cui gioca l’autore della serie Vince Gilligan. Infatti la mosca…
Dici Breaking Bad e hai detto “serie tv”, come testimonia il recente trionfo ai 66ᶤEmmy Awards. Ad oggi, i terrestri a non aver visto la serie ideata da Vince Gilligan e interpretata, magnificamente da Bryan Cranston, Aaron Paul, Giancarlo Esposito e Jonathan Banks su tutti, sono meno di quelli che non si sono lamentati per il nuovo Winner Taco dopo averlo mangiato (ovvero una cifra quanto più prossima allo zero).
Capita così sempre più spesso che, nelle conversazioni tra amici, si finisca per parlare di Walter White e Jesse Pinkmam, o che improvvisamente venga voglia di andare a mangiare da Los Pollos Hermanos. E così c’è chi si alza esaltato e sibila: “I’m the one who knocks”, chi va a decretare il suo personaggio preferito, chi il suo episodio preferito.
Tra le poche certezze nella vita, posso di certo annoverare di essere fermamente convinto su questi due punti: Gus Frings è il mio personaggio preferito, “Fly” o “Caccia Grossa” (terza stagione episodio 10), il miglior episodio della serie. Provate, però, a indicare questa puntata come la migliore in assoluto al vostro gruppo di amici super-infottati con Breaking Bad: sicuramente, dopo questa dichiarazione, buona parte di loro ti guarderà come se avessi appena elogiato l’abbinamento calzini-sandali.
E allora: perché qualcuno dovrebbe essere convinto che uno degli episodi più “inutili” al primo impatto, sia in realtà il capolavoro della serie? I motivi sono svariati.
In primis, a colpire, è la teatralità: due attori, una sola location. Gli attori, neanche a dirlo, sono il signor White (e la sua nemesi interiore Heisenberg) e Jesse Pinkman. L’episodio potrebbe essere catalogato sotto l’etichetta “virtuosismi di regia”, di cui la nostra serie è stracolma, ma che qui prendono il sopravvento. La scena cambia continuamente il proprio POV: dapprima è vissuta in prima persona da W.W., poi il regista ci porta a vederla con gli occhi del povero Jesse. In tutto ciò non si perde mai di vista, o quasi, la mosca e il suo volo, grazie anche alle improvvise inquadrature a campo largo, che consentono al laboratorio di metanfetmina di palesarsi in tutta la sua interezza e, finalmente, in tutta la sua bellezza. Chi non ne è rimasto innamorato dopo “Fly”?
A Vince Gilligan e al suo team, poi, piacciono molto le metafore e le anticipazioni per piccoli indizi, che a una prima visione possono passare inosservati: la caccia alla mosca potrebbe essere uno di questi. Una disperata caccia all’insetto che altro non è che specchio dello sgretolarsi, lento ma inesorabile, della morale di Walter White.
Fino a questo punto della stagione, il personaggio interpretato da Bryan Cranston, è, a suo modo, un uomo integerrimo: anche tutto ciò che potrebbe essere etichettato come “sbagliato”, fa parte di un piano (calcolato nel minimo dettaglio), che appoggia le fondamenta su dei principi che Walt ritiene corretti. Allo stesso modo, all’interno del suo laboratorio, nulla deve essere fuori posto, né tantomeno dev’essere presente un agente esterno, come la mosca.
Tutto ciò che fino a quel punto riteneva perfetto e intaccabile non è più così. In parallelo la sua vita: la storia con Skyler non è più solida come un tempo, i rimorsi per non essere riuscito (o non aver voluto) salvare Jane si fanno sempre più acuti. Ha ancora un senso giustificare la produzione di metanfetamina? Da qui Walter inizierà a capire il vero motivo per il quale non è ancora uscito dal giro: diventando Heisenberg ha riscoperto se stesso. I rimorsi, da questo momento saranno per i deboli. Come nel peggiore degli incubi di Bruce Banner, la nemesi interiore ha preso il sopravvento. Il dottor Jekyll è definitivamente Mr. Hyde, Walter White è definitivamente Heisenberg. Nel giro di tre episodi, si arriverà a negare ogni mezza misura, si arriverà a voler (e non più semplicemente dover) uccidere. Gale ne è l’esempio.
“Caccia Grossa” è anche specchio dell’evoluzione del rapporto tra Jesse e Walter. Inizialmente il giovane Pinkman accetta e asseconda la follia del suo ex professore e lo aiuta nel tentativo di eliminare l’agente esterno. In poco tempo, però, da fido collaboratore, Jesse vorrà prendere il sopravvento e “sedare” la pazzia di Heisenberg: nell’episodio in questione fisicamente con del sonnifero, nell’arco della serie lo farà metaforicamente, come si vedrà più avanti. Alla fine Jesse, nonostante l’atto sovversivo nei confronti di Walter, riconoscerà l’importanza del suo mentore, portando a termine il compito che il suo capo non è riuscito a terminare: porre fine al volo della mosca.
Ecco perché secondo me l’episodio “Fly” è il simbolo della grandezza di Breaking Bad.