“Gli uomini pensano egoisticamente di appartenere solo a se stessi. Quindi si paragonano agli altri pensando di soffrire. In effetti pero ogni persona è parte della natura. Pensateci.” Un po’ complicato, questo buddismo Zen. Provate a capirlo in formato fumetto.
Tutti gli esseri, viventi e non, fanno parte di una natura vista come entità unica. L’idea, a noi occidentali del XXI secolo, non è nuova. Lo era forse per la Cina del IX secolo. In quel contesto il buddismo Zen si fece carico di necessità spirituali che la tradizione non permetteva di accontentare.
A spiegarci le innovazioni portate dalla pecora nera della filosofia buddista è la consumata matita di Tsai Chih Chung, vincitore del Golden Horse Music Festival Awards (una sorta di Premio Oscar dell’Estremo Oriente) che nel 1994 ha pubblicato in America Dice lo Zen.
L’idea di spiegare la filosofia Zen a fumetti (un metodo intuitivo e comprensibile a chiunque, anche in Occidente) gli è venuta durante un viaggio in treno, almeno così racconta lui. Sfogliando un antichissimo testo buddista, ha deciso di schizzare delle bozze a matita: di lì ha preso corpo un fumetto intero.
Il buddismo Zen e la ricerca del Nirvana
Nella Cina del 900 d.C il potere spirituale è completamente in mano a monaci eruditi che basano la loro ricerca del Nirvana sullo studio “certosino” dei testi sacri. Di tanto in tanto questa ridotta schiera di ricchissimi eletti parla al popolo tramite dei comizi, spiegando i dettami da seguire per raggiungere una pace interiore che il popolo non vedrà mai. Riti sacri e testi esoterici: questi gli elementi fondamentali.
Il buddismo Zen si pone in completa antitesi ponendo alla base l’intuizione, l’esperienza concreta della natura e l’istinto. Non è necessario essere degli eletti per raggiungere la pace, bisogna invece entrare in contatto con il proprio bambino interiore, privo di sovrastrutture per comprendere il cuore delle cose. Tutto questo è possibile chiaramente solo se si è uomini. Le donne, come testimonia Tsai Chih Chung, sono viste come uno dei desideri da fuggire.
Dice lo Zen ci offre molti spunti di riflessione, storici, filosofici e artistici.
Sfogliando queste pagine ho pensato quanto sia necessario rimanere ancorati alla nostra umanità in questo contesto storico. In un mondo privo di speranze e aspirazioni, un libro del genere ci ricorda chi siamo, ridimensiona i nostri drammi quotidiani. Come esseri umani ci ricorda che l’uomo ha una parte animale e una divina – se per divinità intendiamo l’onniscienza – quindi sente la mancanza di un Senso che racchiuda tutto. L’umanità è tale se tenta costantemente di colmare questa mancanza.
Il buddismo Zen ha trovato una risposta con il raggiungimento del Nirvana e Tsai Chih Chung ce lo spiega con queste parole.
I pesci dimenticano che vivono nei laghi e nei fiumi; gli uomini dimenticano che vivono nella magia del Tao. La gente vive in un mare di Zen ma non sa cosa sia.
[Anna Varì]