Salvo Montalbano, il commissario più amato, insieme a Rex, della televisione italiana, è tornato su Rai Uno. Sì, e non solo: ha i capelli ed è più giovane. Parte la seconda stagione del Giovane Montalbano, con la benedizione di Andrea Camilleri, novant’anni da poco. Rivisitiamo storie e interpreti di questa longeva e amatissima serie italiana, con un occhio di riguardo al futuro. (In fondo all’articolo lo streaming della prima puntata).

 

La fortunata storia televisiva di Salvo Montalbano, interpretato da Luca Zingaretti, comincia nel lontano maggio 1999 con due bellissimi episodi. Forse li ricorderete: nel primo, il nostro commissario salva e cerca di adottare un bambino tunisino. Poi indaga sulla morte di una giovane molto avvenente, con un violino sullo sfondo. Un personaggio affascinante, forte ma fragile, un po’ cinico ma umano, vicino alla gente e lontano dai poteri politici. La sua fama cresce di pari passo all’affetto nutrito dagli italiani per la sua silhouette stagliata contro il cielo di Marinella (nella realtà Scicli), tanto che nel 2002 gli episodi annuali diventano da due a quattro, fino ad arrivare a un totale di ventisei (l’ultimo episodio con Zingaretti è del maggio 2013).

Nell’arco di questi quattordici anni il personaggio di Salvo cambia spesso, così come cambiano i suoi rapporti con le persone, il lavoro e la Sicilia. Assume sfumature nostalgiche, insinuando negli spettatori un pensiero preciso: Montalbano sta invecchiando. Non a caso, parte della qualità di questa serie è probabilmente legata, oltre a sceneggiature e interpretazioni di prim’ordine (ma ve lo ricordate La Forma dell’Acqua? E Il Cane di Terracotta?), alla capacità di seguire i mutamenti d’umore dell’Italia, senza preoccuparsi di mascherare i segni dell’età sul volto degli attori. Per molti (tipo mia madre) Luca Zingaretti è Salvo Montalbano. Un binomio forse frustrante per l’attore, ma radicato nel cuore degli italiani. Eh sì, perchè noi gli vogliamo proprio bene. Le sue storie non solo ci piacciono: è come se fossero vissute da un parente o un amico che al ritorno da un viaggio ce le venisse a raccontare. Montalbano non entra semplicemente nelle nostre case, ci resta, si siede a tavola e ti fissa serio mentre addenti gli spaghetti ai frutti di mare fatti da mammà.

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Quindi come dobbiamo accogliere questo giovane Montalbano? Il cambio di fisionomia è destabilizzante, essendo interpretato da Michele Riondino (La Bella Addormentata, Il Giovane Favoloso). Ma sono solo piccole, superabili incongruenze. Giustificate dal fatto che Il Giovane Montalbano non vuole essere un prequel del vecchio, ma un’altra versione, dove alcune cose cambieranno e il futuro del “nuovo” Salvo non sarà quello che conosciamo noi (io mi chiedo: sposerà Livia? Cambierà fidanzata? Sarò io la sua nuova fidanzata?). Certo, mi mancano un po’ i personaggi nelle loro vesti classiche: il simpatico idiota Catarella, le cui gag restano nella mimica familiare, Mimì il donnaiolo (ricordato da mia madre come “l’uomo più bello della Sicilia”: peccato che Cesare Bocci sia marchigiano), il caro Fazio, il più fedele e affezionato collaboratore di Montalbano, ma anche Livia, petulante fidanzata genovese in odor di santità, il dottor Pasquano (la sua frase “mi ha scassato i cabasisi!” è passata alla storia), senza dimenticare Calogero il cuoco. Insomma mi manca l’intera fauna che animava la vecchia serie e contribuiva a farci ridere (tanto) e piangere (non troppo).

Nella nuova versione li ritroviamo tutti, anche se cambiati: Livia è più dolce e inutile di prima, Mimì sembra uscito da Quei Bravi Ragazzi e Fazio uno sbarbatello. Ma l’importante è che Salvo resti Salvo, il commissario selvaggiamente a caccia di una verità da rendere pubblica, consapevole che la Giustizia spesso non coincide con la Legge. Michele Riondino, pugliese, fa del suo meglio e io mi sento di promuoverlo: in primis perché sono innamorata di lui dai tempi di Dieci Inverni, in secundis perché la sua è un’interpretazione degnissima, in un buon siciliano, con la giusta miscela di somiglianze e differenze rispetto al Montalbano storico, più un accenno di idealismo giovanile e spensieratezza piacevole e nostalgica.

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La Sicilia è rimasta la stessa. Bella, bellissima e difficile: una volta ho sentito un’intervista al buon Camilleri, il quale dichiarava che nelle storie di Montalbano la mafia non è protagonista, perché la mafia in Sicilia è come una radiazione di fondo, non è in primo piano ma c’è, fa parte della vita quotidiana. E così è per il commissario, conscio di non poter liberare la sua terra dal giogo della criminalità organizzata, ma che appena può non esita a metterle i bastoni tra le ruote, portando un brandello di giustizia ed equità in una terra ancora legata a un codice culturale antico, basato sull’onore e sulla violenza.

Mi sento di consigliare Il Giovane Montalbano, perché le storie ci sono, intense e italiane come piacciono a me, perché gli interpreti fanno il loro lavoro e perché Montalbano è Montalbano. Vedere per credere.

Il Giovane Montalbano (streaming puntata 1, stagione 2)

Il commissario Montalbano è tornato a rubarci il cuore ultima modifica: 2015-09-15T18:06:47+00:00 da Margherita Basso