Gli Academy Awards di quest’anno hanno decretato il meritato trionfo di Birdman e di The Grand Budapest Hotel, ma sono stati anche l’occasione per riconoscere l’impegno umanitario di Harry Belafonte. Una vita spesa a combattere razzismo e disuguaglianza, premiata con il Jean Hersholt Humanitarian Award. Una storia ideale per Bouzouki – suoni raminghi.

 

Anche quest’anno la cerimonia preferita, nonché più criticata, dai cinefili di tutto il mondo ci ha regalato momenti da ricordare. Ma agli Oscar 2015 bisogna aggiungere una piccola postilla, doverosa soprattutto per un folle amante del mondo della musica come il sottoscritto. Tra la ribalta di Birdman e Iñárritu, la magia delle esibizioni live e l’orgoglio degli italiani per Milena Canonero, non ho potuto fare a meno di emozionarmi per il Premio umanitario Jean Hersholt conferito al grandissimo Harry Belafonte.

Harry Belafonte nasce nel 1927 a New York, da padre martinicano e madre di origine giamaicana. Sebbene venga considerato in tutto e per tutto americano, la cultura caraibica dei suoi genitori, appresa negli anni passati in Giamaica con la madre, sarà fondamentale nel suo percorso artistico. Esordisce nel 1952 con il singolo “Matilda”, ma il successo arriva quattro anni più tardi con i due album Belafonte e Calypso. Proprio quest’ultimo, contenente la celeberrima “Day-O (Banana Boat Song)”, sfonda il muro del milione di copie e lo fa incoronare Re del Calypso. Ma cos’è il calypso?

http://www.youtube.com/watch?v=UMPGJrxsCDk

Il calypso

Come molti generi musicali propri delle comunità nere, anche il calypso è nato nelle piantagioni. Durante la colonizzazione francese dell’isola di Trinidad un ingente numero di schiavi lavorava alle coltivazioni di canna da zucchero. Non potendo parlare durante il lavoro nei campi, spesso i “griot” (cantastorie, tipici dell’Africa occidentale) cantavano in lingua creola per comunicare o per prendersi gioco degli schiavisti. Con l’importazione del Carnevale, il genere si evolse e i griot diventarono “chantwells” che univano le diverse tradizioni musicali dell’isola, interpretando canzoni popolari. Gli anni Trenta del secolo scorso furono il periodo d’oro di questo genere allegro e scanzonato. Gli accordi maggiori delle chitarre, i riff accattivanti degli ottoni e l’uso degli “steel drum” (percussioni d’acciaio) lo trasformarono in uno stile adatto al ballo e alle feste.

La carriera e l’attivismo

Ma torniamo a Harry Belafonte. Dopo aver esordito e scalato le classifiche, negli anni Sessanta consolida il suo successo con il fantastico album Jump Up Calypso, lanciato dalla hit “Jump In The Line” (cover dell’originale di Lord Kitchener). In questo periodo, grazie ai suoi duetti, contribuisce a far decollare le carriere di Miriam Makeba e Nana Mouskouri, pronte a diventare star di primo piano. Inoltre nel 1962 pubblica l’album Midnight Special che vede l’esordio come armonicista di Robert Zimmerman, un giovane ragazzo del Minnesota appena giunto nella grande mela, destinato fare la storia con il suo pseudonimo: Bob Dylan.

In questi stessi anni si batte fortemente, sfruttando il suo ascendente sul pubblico e le numerose apparizioni televisive, per il riconoscimento di uguali diritti a favore della comunità afroamericana.

belafonte kingPartecipa spesso a manifestazioni pubbliche a fianco di leggende come Martin Luther King e Sidney Poitier. Il suo attivismo però non si fermerà qui.

Negli anni avvenire promuoverà attività umanitarie a favore dell’Africa come ambasciatore UNICEF e opporrà ferventi critiche alle politiche imperialistiche adottate dagli Stati Uniti, specialmente durante il governo di Bush junior.

Il Jean Hersholt Humanitarian Award

Diretta dello show. Neil Patrick Harris fa partire il filmato di resoconto degli Academy’s Governors Awards. Hayao Miyazaki vince un meritatissimo Oscar alla carriera e subito dopo, la sempre bella Susan Sarandon, invita Harry Belafonte a salire sul palco per ritirare il Jean Hersholt Humanitarian Award.

belafonte oscarQuesto premio speciale viene assegnato, senza scadenza precisa, a personaggi del mondo del cinema distintisi per l’impegno in cause umanitarie. Sì, perché durante la sua lunghissima carriera, Belafonte ha anche recitato e prodotto diverse pellicole. Molto spesso si trattava di film che ponevano al centro il tema del razzismo e della disuguaglianza, ad esempio La fine del mondo, del 1959.

Il giusto premio per un grande uomo e un grande artista capace di ammaliare il mondo della musica e arricchire di contenuti il mondo del cinema, anche grazie alle sue canzoni, come in questa scena capolavoro tratta da Beetlejuice di Tim Burton.

 

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Harry Belafonte: musica, cinema e attivismo ultima modifica: 2015-02-27T12:02:07+00:00 da Yorgos Papanicolaou