Hitchcock/Truffaut è il film che celebra l’incontro che sconvolse il concetto di “cinema”. In sala solo il 4, 5 e 6 aprile, racconta la singolare visione della settima arte del maestro britannico. I film non vennero più visti allo stesso modo.

“Da quando anch’io sono diventato un regista, la mia ammirazione per Lei non è diminuita; al contrario, è diventata più forte e ha cambiato dimensione. Ci sono molti registi che amano il cinema, ma ciò che Lei possiede è un amore proprio della celluloide, ed è per questo che vorrei parlarle. Vorrei che Lei mi dedicasse un’intervista registrata della durata di circa 8 giorni e 30 ore. Lo scopo finale poi non sarebbe una serie di articoli ma un intero libro che verrà pubblicato contemporaneamente a New York e a Parigi, e poi, più in là, nel resto del mondo”.

È l’aprile del 1962 quando il 30enne François Truffaut, con appena tre film in carriera, chiede di intervistare Alfred Hitchcock, autore già di ben 48 lungometraggi. Il regista britannico era all’apice della propria fama, ma non era ancora ritenuto il maestro che è oggi. I due cineasti si sono confrontati per una settimana intera, inaugurando una profonda amicizia che li ha legati per più di 20 anni.

Nel 1966, il frutto di quelle conversazioni si concretizza nel saggio Il cinema secondo Hitchcock, un libro profondamente rivoluzionario. Fino ad allora, gli spettatori provavano per i film di Hitchcock emozioni forti, che arrivavano fino al terrore (le urla nei cinema durante le proiezioni di Psycho sono rimaste nella storia), ma usciti dalla sala si limitavano a descriverli superficialmente, liquidando Hitchcock come un “bravo realizzatore del brivido”.

Non si rendevano conto di esserne profondamente affascinati.

Il commento di Hitchcock alla propria opera svelava quelli che, ancora oggi, sono i trucchi fondamentali del grande cinema. Le sue scelte registiche celavano la chiave del concetto stesso di “cinema”: una manipolazione della realtà che crea un significato più alto. “La vita senza le parti noiose”, come diceva proprio Sir. Hitchcock. Un concetto che il pubblico di allora ignorava del tutto.

Dopo l’uscita del libro, i film venivano visti con occhi completamente diversi.

La lezione di Hitchcock

Il documentario Hitchcock/Truffaut, diretto da Kent Jones, esalta alcune parti del saggio, anche grazie al commento di alcuni dei registi più importanti di oggi: Wes Anderson, David Fincher, Peter Bogdanovich, Richard Linklater e Martin Scorsese, che si esprime così: “Il libro Hitchcock/Truffaut ci ha liberati, ci ha fatto vedere le cose in un altro modo, ha dato un senso più ricco all’arte di fare cinema”.

Lo stesso Truffaut, da poco passato da critico sui Cahiérs du Cinema a regista di punta della Nouvelle Vague, era innamorato di Hitchcock. Lo scopo dell’intervista non era analizzare criticamente le opere del suo maestro, ma discutere approfonditamente il significato delle singole scelte registiche, stilistiche e narrative che facevano dei film di Hitchcock dei veri capolavori.

Truffaut insiste soprattutto su questo: Hitchcock non era solo un intrattenitore, un architetto abile nel giochicchiare a suo piacimento con la suspense, bensì un vero artista, un autore in grado di sviscerare dilemmi morali, di parlare con un linguaggio poetico, provocando emozioni che vanno ben oltre la semplice macchinazione narrativa.

Hitchcock era completamente devoto al proprio pubblico, e amava servirsi di tutti i trucchi possibili per affascinarlo, incuriosirlo, raggirarlo. Gli dava ciò che voleva, una storia da seguire e un mistero da risolvere. Dopodiché lo colpiva al cuore. Tensione, agitazione, paura. Hitchcock non creava delle trame fini a loro stesse: indagava gli aspetti primordiali degli esseri umani. E il climax arrivava con pazienza, costruendo un ingranaggio perfetto di sensazioni contrastanti, per sorprendere sempre il pubblico. “La logica è noiosa”.

Ci sono voluti anni per riconoscere la grandezza di Hitchcock, a noi il compito di non perdere questa preziosa lezione: intrattenere significa mettere lo spettatore al centro della scena, viziandolo con gli intrighi della trama e costringendolo a riflettere sui suoi significati.

La scena più bella della storia del cinema

Nel film è ancora Scorsese a guidarci nei meandri dell’arte di Hitchcock: “Vertigo (La donna che visse due volte) ha una trama brillante, ma non è fondamentale. Più importanti sono i dilemmi morali, la perversione che aleggia per tutto il film. Questa è una delle più grandi opere della storia del cinema perché ha una storia genuinamente emozionante. Ogni volta che lo rivedo mi perdo nella sua atmosfera, proprio come fa il protagonista”.

Tra i passaggi migliori del film Hitchcock/Truffaut c’è proprio l’analisi di una scena di La donna che visse due volte. Un momento che racchiude tutto il mistero del film, tutto il suo potere di rendere la fantasia realtà, come accade al protagonista.

Il cinema è pur sempre finzione, un fascio di luce proiettato su un telo, ma ha quest’immenso potere di farti credere a ciò che vedi. Ed è quello che accade a Scottie (Jimmy Stewart), che in Judy (Kim Novak) vede una certa somiglianza con Madeleine, la donna di cui era innamorato e che è morta davanti ai suoi occhi. Dopo averla corteggiata con insistenza, Scottie costringe Judy a vestirsi, truccarsi e tingersi i capelli proprio come Madeleine. Scottie sa che non può avere davanti realmente quella donna, ma ci crede.

Non esiste alcun thriller psicologico, ma neppure alcun film in senso assoluto che descriva con tanto rigore la fascinazione, il mistero, la perversione di un uomo. “La logica è noiosa”, e benché la trama sia davvero complessa e brillante e arrivi effettivamente a una conclusione, che evitiamo di spoilerare, la straordinaria potenza e bellezza del film risiedono nell’indescrivibile ossessione di Scottie, in qualcosa che va ben oltre il semplice racconto dei fatti.

Il suono della porta a 1:19 è più sinistro di tutti gli scricchiolii notturni di un qualsiasi Paranormal Activity. La musica che sale. La luce verde. La consapevolezza di Scottie di stare guardando qualcosa di artefatto, eppure incredibilmente reale. Il primo piano di Stewart a 1:49 è “Il Cinema”.

Hitchcock aveva un pubblico immenso, i suoi film fanno ancora paura in ogni angolo del mondo allo stesso modo, ma arrivava a provocare certe sensazioni in maniera raffinata, giocando con i suoi spettatori, servendosi di tutta la magia della settima arte. Il pubblico aveva ciò che cercava, ma inaspettatamente. Nessun regista è più riuscito a infrangere le regole in questo modo, utilizzando il mezzo cinematografico in tutta la sua potenzialità.

Hitchcock/Truffaut, che rimarrà in sala solo dal 4 al 6 aprile, distribuito da Nexo Digital in collaborazione con MYmovies.it e Radio DEEJAY, è un assaggio gustoso di un libro squisito, adatto a ogni palato. Le fotografie dell’epoca, gli estratti audio dell’intervista, i commenti di Scorsese, la simpatia del maestro, lo rendono un film imperdibile.

Volate al cinema!

Hitchcock/Truffaut, il film sull’incontro che ha cambiato la storia del cinema ultima modifica: 2016-04-05T11:59:14+00:00 da Alessio Rocco