Mtv è morta, le canzoni trasmesse in radio sono dozzinali ed elementari e la fiducia per le grosse case discografiche è la stessa che si nutre per Vanna Marchi. Eppure, anche il mainstream più violento regala spesso delle perle da non sottovalutare. La Quique Selecta ritorna e lo fa con Hit me, la classifica dei pezzi commerciali più significativi degli ultimi anni. 

 

Chi mi conosce sa bene quanto critichi le grosse produzioni musicali. Chi mi conosce però sa anche che sono cresciuta a suon di Mtv, Tmc2, All Music, Radio 105 e – perché no – pane e Nutella. Poi la vita fa il suo corso, vai a scuola, litighi coi genitori e sogni di cambiare il mondo.

Anche il gusto musicale matura, prende mille diramazioni e cominci a odiare Laura Pausini, Max Pezzali, Britney Spears, Enrique Iglesias e tutto ciò che ti viene rifilato quotidianamente quale nuova scoperta musicale del secolo.

Ho imparato a evitare le grosse hit come la peste. Poi un giorno entro in un bar e sento i Roots, alla radio del supermercato passa Ben Harper e allo stadio impazzano i White Stripes.

Se Marilyn Manson è stato sia con Dita von Teese ed Evan Rachel Wood, allora c’è speranza anche per il mercato musicale di massa. Per cui, non indugiamo oltre e vediamo quali sono i pezzi della Quique Selecta di questa settimana.

 

5. The Roots feat. Cody ChesnuTT – “The Seed 2.0” (2003)

I Roots sono un gruppo hip hop statunitense attivo dalla fine degli anni ’80 e da sempre fedele all’idea di band: la loro formazione comprende voce, basso, chitarra, batteria e tastiere. Apprezzati da pubblico e critica, esplodono nel panorama mainstream nel 2003 con la hit “The Seed 2.0”, singolo estratto dall’album Phrenology. Il brano è realizzato in collaborazione con il cantante neo soul Cody ChesnuTT. La notorietà nel nostro paese fu tale da portarli sul palco del Festivalbar 2003.

 

4. Ben Harper“With My Own Two Hands” (2003)

Ritmo reggae in levare e un testo che invita il singolo ad agire sul mondo per renderlo un posto migliore. Questa è la ricetta di “With My Own Two Hands” dell’artista californiano Ben Harper. Il singolo è contenuto nell’album Diamonds on the Inside, che mescola funk, rock, reggae e cantautorato.

Nel 2003 tutti conoscono Ben Harper, sebbene sia sulle scene dai primi anni ’90. Nel 2007 collabora con Jovanotti, suonando la chitarra in “Fango” e accompagnandolo sul palco di Sanremo 2008.

 

3. The White Stripes“Seven Nation Army” (2003)

Chitarra e batteria nella loro espressione più scarna, il tutto accompagnato da un video-matrioska ispirato alla locandina di Arancia Meccanica. L’effetto è folgorante e per “Seven Nation Army” i White Stripes si aggiudicano il riconoscimento di “Miglior canzone” ai Grammy Awards e il sesto posto nella classifica delle migliori canzoni degli anni ’00 stilata dal Rolling Stone.

Tuttavia, il gruppo alternative americano si porta dietro un grosso fardello, ossia l’essere ricordato come il coro da stadio dei Mondiali Germania 2006. Poor Jack.

 

2. Gnarls Barkley“Crazy” (2006)

Il 2006 è l’anno per eccellenza di “Crazy”, mega hit dei Gnarls Barkley. Basi elettroniche accompagnate da una voce soul tanto corposa e profonda da mettere in imbarazzo. Il singolo è contenuto nel primo album del duo statunitense, St. Elsewhere, ed è ideato sulla colonna sonora di un film western nostrano, Preparati la bara di Ferdinaldo Baldi.

Il brano è al primo posto nella classifica delle migliori canzoni degli anni 2000 stilata dal Rolling Stone e ha vinto ai Grammy Awards del 2007 come “Miglior performance urban/alternativa”.

 

1. Gotye feat. Kimbra“Somebody That I Used To Know” (2011)

Pochissimi anni fa, ovunque tu ti recassi, qualunque cosa tu facessi, sentivi sempre e comunque Sting. In realtà, non si trattava dello stallone inglese, bensì di Gotye, artista belga naturalizzato australiano che conquistava il mondo intero con la hit “Somebody That I Used To Know”. Numero uno in Europa, USA e Australia e vincitore ai Grammy Awards come “Record of the year” e “Best Pop Duo/Solo Performance”.

Quest’uomo è riuscito con una sola canzone a guadagnare abbastanza per vivere come un dio dell’Olimpo, senonché nel 2013 ha ammesso di aver plagiato “Seville” dell’artista brasiliano Luiz Bonfà, a cui spetta il 45% delle royalties, insieme alla confessione di essersi ispirato a “Milla piccolo cagnetto” di Luciano Silighini Caragnani. Insomma, un bello scivolone da Olimpiadi su ghiaccio. Ma a noi Gotye piace ancora.

 

Per questa settimana è tutto. L’appuntamento è sempre per martedì prossimo, seconda stella a destra nell’universo di YURY Magazine.

 

Hit me: il mainstream che ti sorprende ultima modifica: 2014-05-20T20:42:30+00:00 da Quique Dolores