“Facciamoci un selfie, pubblichiamolo su Instagram e condividiamolo su Facebook e Twitter” è uno dei pensieri che più popolano la mente di molti di noi in quest’era dell’apparenza. Ma Instagram, il più famoso social fotografico emblema del mondo hipster, si è ispirato a qualcosa o è nato dal nulla, ideato da un giorno all’altro? Ripercorriamo le tappe che hanno portato alla creazione di questo popolarissimo social network.

Con l’avvento di Instagram e dei suoi effetti retrò, il mondo della postproduzione facilitata è diventato alla portata di chiunque. (A proposito, seguite YURY su Instagram, vero?). Senza profondervi troppo impegno, la foto di un paesaggio o della colazione con la frutta esotica appena preparata sembrano prendere colori e toni mai visti prima.

Se prima eri considerato solo un portatore di cellulare da centinaia di euro, ora tutto sommato puoi considerarti anche un fotografo freelance. Mi rivolgo ai 150 milioni di utenti attivi su Instagram (proprio tutti) che si divertono a farsi i selfie e a condividerne a pacchi ogni giorno: tutto questo è un insieme di input che derivano da tecniche e macchine fotografiche nate ben prima degli smartphone e dei social network, sapevatelo.

Polaroid e autoscatto. Il quadrato non è una novità

instasocialLa forma quadrata delle foto su Instagram non è stata un’idea partorita una sera dopo una birra, ma è un tributo alle care vecchie Polaroid. I signori Kevin Systrom e Mike Krieger (i due sviluppatori del social fotografico) hanno voluto rendere omaggio alle vecchie macchine istantanee risalenti al 1948, brevettate da colui che viene definito come “L’ultimo dei grandi geni”, sir Edwin H. Land.

Oggi la cara vecchia Polaroid cerca di stare al passo con i tempi (nonostante la cessazione della produzione di fotocamere istantanee da ormai già 8 anni) e lancia, grazie a Socialmatic, la “Polaroid Socialmatic”, che uscirà nell’inverno di quest’anno: una mini macchina istantanea touch che permetterà la stampa immediata delle foto utilizzando la Zero Ink Printing (foto istantanee su carta senza inchiostro). I fotoamatori, o meglio, gli instagrmatori avranno così la possibilità di immortalare un momento con la foto con il proprio moroso, svilupparla immediatamente e condividerla sul web dove più!

Lomografia e ritorno al rullino

Le sensazioni che ti dà la macchina fotografica (analogica o digitale che sia) non potranno mai e poi mai essere sostituite da quello che “provi” quando schiacci il pulsante al centro del tuo smartphone, per poi sperare che qualcuno veda il tuo tramonto contornato da effetti e vignette varie.

Lomo_LCABazzicando un po’ qua (su internet) e un po’ là (tra i negozi dell’usato), mi sono sempre più interessata ai vecchi rullini e mi sono imbattuta in quella che è una delle aziende leader per quanto riguarda il mercato di macchine fotografiche analogiche, ovvero la Lomography.

La lomografia, in generale, è un approccio tipico dell’arte della fotografia che segue 10 regole tra cui : “porta la tua macchina sempre con te”, “non guardare nel mirino, scatta allungando il braccio” ,“non preoccuparti in anticipo di come verrà lo scatto”… insomma, scatta e basta! Questo ‘credo’ nasce negli anni ’90 quando due studenti austriaci comprano due macchine fotografiche di fine anni sessanta di marca LOMO (ma pensa te!). Era tutto molto semplice: una focale di 32 mm (quasi un grandangolo medio), una luminosità discreta (f/2.8), dimensioni fisiche della macchina non esagerate e, una volta sviluppate, sulle fotografie appariva la famosa vignettatura da sottoesposizione tutta intorno. Ricordiamoci che stiamo parlando degli anni novanta, non molto lontano da noi, ma sicuramente distante da quelle che erano state le prime macchine analogiche (comparse prima del 1900).

Possiamo quindi pensare alla Lomography come una produzione di toycam che si ispirano alle vecchie pellicole fotografiche, non certo un plagio. Questo mondo di macchine analogiche di varie dimensioni, varianti e colore si offre come strumento formidabile per ognuno di sviluppare un’arte forse in molti nascosta.

Quello che fa Instagram è cercare, forse, attraverso quello che può essere considerato un gioco, di imitare anch’esso il magico e quasi perduto mondo dei rullini. Come? Con i filtri. La somiglianza che si nota tra alcuni di loro e i rullini made in casa Lomography è impressionante. Sembrano foto scattate con un Samsung o con un Nokia… (rullo di tamburi)… e invece no!

Quasi tutto quello che abbiamo in mano ora, nel 2014 (quasi ’15) ,è frutto di ispirazione verso gli anni passati, soprattutto, a mio parere, per quanto riguarda la fotografia. Il rullino è diventato una micro sd, la camera oscura si è trasformata in una stampante e le mostre in una galleria multimediale. Ci sarà sempre chi amerà profondamente il profumo di una fotografia appena sviluppata e chi invece si sta affezionando alla postproduzione con Photoshop o Lightroom: ognuno ha i propri piaceri e le proprie passioni.

Bisogna ricordarsi, prima di tutto e tutti, che non importa con che mezzo la si crei o con che cosa la si condivida, la fotografia deve restare una forma d’arte che permette alle persone di mostrare il proprio punto di vista. Quello che fa Instagram è un solo un altro modo per condividere la propria giornata e i propri momenti con il resto del mondo (per i motivi più fantasiosi che non prendiamo qui in analisi), senza sostituirsi a una macchina fotografica con dietro un fotografo.

Prima di Instagram: Lomo e Polaroid ultima modifica: 2014-12-17T18:15:26+00:00 da Veronica Marco