A Keanu Reeves non servono più i mondi fittizi di Matrix: prende a calci in culo la gente benissimo anche nella realtà. Infatti, con John Wick, l’attore canadese accantona il romanticismo e torna al primo amore: le arti marziali. La moglie morente gli lascia una cagnetta per non farlo piombare nella depressione più profonda, ma un gruppo di russi cattivissimi gliela uccide. E lui si arrabbia. Tanto.

 

Tutti noi, nel corso della nostra vita, abbiamo avuto (e magari abbiamo tuttora) una simpatica bestiolina di cui prenderci cura. Cane, gatto, criceto o alligatore domestico, poco importa. Sappiamo esattamente cosa vuol dire dedicare tutte le nostre premure a un animale che, col passare del tempo, impariamo ad amare come un consanguineo peloso (o squamoso).

il Ecco. Ora immaginate, per ipotesi, che qualcuno sopprima brutalmente il vostro “Fuffi”. Immaginate il dolore. La rabbia. Il desiderio di squartare, smembrare il responsabile. Riuscite a sentire il risentimento? Visualizzate le torture con cui potreste brutalizzare il responsabile della morte del vostro cucciolotto? Bene. Ora inserite questa voglia di morte e distruzione dentro John Wick (Keanu Reeves. 50 anni e non sentirli. Grande!) ex sicario prezzolato della mafia russa e avrete ben chiara la situazione.

La trama di John Wick

Il nostro protagonista, nella breve introduzione del film, è costretto ad assistere impotente alla morte della moglie malata del famoso e generico “brutto male”. Giusto il tempo di seppellire l’amata consorte e, alla porta di casa (una robina modesta, con i suoi 1000mila metri quadri arredati in stile minimal con tanto di Parco di Yellowstone a mo’ di giardino), suona un corriere che consegna a John – distrutto – una tenera cucciolotta di Beagle lasciata dalla moglie prima dell’estremo saluto. “Ti chiuderai in te stesso, lo so. Ti farà bene avere qualcuno di cui prenderti cura e che si prenderà cura di te”, questo il succo dell’ultima lettera della “trapassata” al marito.

La Mustang del '69 del filmA questo punto, il nostro Keanu viene messo in mezzo da un terzetto di mafiosi russi capitanati da Iosef Tarasov (Alfie Allen, l’odiato Theon Greyjoy di Game of Thrones), che invadono la sua faraonica abitazione nel cuore della notte per rubargli la sua splendida (e amatissima) Boss Mustang del ’69 – adocchiata dai tre in precedenza a un distributore di benzina –, ovviamente non prima di averlo pestato a sangue e avergli ucciso la dolcissima “cagnetta-ultimo ricordo della moglie-simbolo di speranza”. Apriti cielo.

Soltanto a questo punto, lo spettatore viene messo al corrente del fatto che l’anonimo John Wick (nome che ricorda un deodorante per ambiente) non è altri che un leggendario ex sicario il quale, guarda te il destino, aveva collaborato in passato con Viggo Tarasov – il padre del giovane russo ammazzacani – divenuto nel mentre signore e padrone della criminalità organizzata di New York. John, soprannominato in russo баба́йка (“l’uomo nero”, non per la sua natura  spaventosa, ma perché «quando c’era da uccidere “l’uomo nero” mandavi lui», racconta terrorizzato papà-mafia russa al figlio), partirà per una sanguinosa crociata a base di headshot, tecniche di kung fu e lame che si infilano in ogni orifizio corporeo.

Il trailer italiano di John Wick (2015)

L’analisi di John Wick: un action movie di pura adrenalina

John Wick, al di là di qualche buco e qualche leggerezza narrativa risulta essere esattamente quello che prometteva: un action movie dall’elevato tasso adrenalinico, con un numero incalcolabile di morti (provate a tenere il conto di quanti ne fa fuori il buon Keanu). John Wick è proiettili, coltelli, combattimenti eccellentemente orchestrati, sangue a fiotti ed esecuzioni sommarie con proiettili nel cranio: un trionfo degli stuntman (guardate quanto è lunga la lista di quest’ultimi nei titoli di coda) per un film che richiama tantissimo i primi lavori in Cina del maestro dell’azione John Woo, regista del quale vi abbiamo già presentato The KillerIn sostanza: azione pura. Tuttavia, al contrario di quanto si potrebbe pensare, la natura ultra-dinamica e votata all’azione e all’eccesso del film non lo fanno mai incappare in cadute di stile o in un machismo esagerato.

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Le riprese, le ambientazioni, il cast e in parte anche i dialoghi sono decisamente curati e rendono i 101 minuti di John Wick un prodotto che garantisce una buona dose di divertimento. Nota lieta, il film sembra una raccolta di volti conosciuti sui set delle serie tv: Dean Winters (era Ryan O’Reily in Oz), Clarke Peters (il detective Lester Freamon di The Wire) e Lance Reddick (l’agente Broyles di Fringe). Senza considerare l’onnipresente Willem Dafoe (negli ultimi due anni è come il prezzemolo, vedere Pasolini, Nymphomaniac vol. II, Out of the Furnace e La Spia).

Insomma, se necessitate di sfogare un po’ di rabbia repressa, o comunque avete voglia di un bel po’ di sangue che schizza (ma con la giusta dose di stile), allora VOLATE AL CINEMA… per John Wick! Solo occhio a non farlo incazzare… E soprattutto non toccategli il cane.

Per l’amor di Dio non toccate il cane di Keanu Reeves ultima modifica: 2015-01-30T18:09:11+00:00 da Marco Piva