Lei, ultima pellicola di Spike Jonze rapisce lo spettatore e lo coinvolge in un ragionamento, visivamente impeccabile, sulla condizione dell’essere umano, sull’amore, sulla solitudine e sul rapporto di coppia.  Un appuntamento da non perdere.

 

Quando sono uscito dal cinema dopo aver visto Lei di Spike Jonze, il mio cervello vorticava più di un frullatore elettrico. Così tanti spunti di riflessione, così tanti punti di vista affrontati e analizzabili. Così tanta dolce bellezza. Ma andiamo con ordine.

 

La trama

Siamo in un futuro non troppo lontano. Theodore Twombly (Joaquin Phoenix) è un uomo disperatamente solo e votato all’introversione più cronica. O almeno così sembrerebbe. In realtà Theo è appena uscito da un matrimonio inizialmente felice, ma che lo ha lasciato a brandelli.

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Lui è uno scrittore di lettere. Sì. Avete capito bene. Scrive corrispondenze personali per fidanzati, parenti o anche solo amici che vogliono esprimere un pensiero o un sentimento, ma non hanno l’abilità di scrittura che invece ha il buon Twombly. Theo è apatico. Non riesce a reagire al fallimento del suo matrimonio. Non riesce a capacitarsi di aver perduto l’amore della sua vita e cerca di distrarsi dal dolore gettando anima e corpo nel lavoro, o frequentando improbabili chat erotiche.

Un giorno viene attratto da uno spot che pubblicizza un nuovo sistema operativo, l’OS 1, un programma computerizzato d’élite in grado di plasmarsi e adattarsi alle esigenze dell’utente. Ed ecco che nasce Samantha (che ha la voce di Scarlett Johansson, doppiata con estrema bravura da Micaela Ramazzotti) che ridarà un senso alla vita di Theo, facendolo innamorare e innamorandosi di lui.

Il trailer di Her

L’analisi

Mi rendo conto che la trama, così snocciolata in breve, può dare l’idea di essere un po’ sciocca, forse persino stucchevole, ma vi assicuro che tra i frame di Lei, c’è molto su cui riflettere.

Il regista e sceneggiatore Spike Jonze (che ha vinto meritatamente il Premio Oscar per la migliore sceneggiatura originale) riesce a orchestrare una storia che si muove in punta di piedi su tematiche di grande peso emotivo come la solitudine, l’incomunicabilità fra gli esseri umani e l’amore.

Nei dialoghi e nelle situazioni rappresentate non esiste alcuna banalità o sensazione di falsità. C’è spazio solo per una grande maestria nell’analisi delle profondità dell’animo umano: Theo soffre, piange, ama, sorride, fa l’amore e sente il vuoto della solitudine.
Ma Theo non è il simpatico ometto baffuto sullo schermo. Theo non è Phoenix. Theo siamo noi. L’analisi  delle difficoltà di una relazione, del senso di smarrimento proprio dell’essere umano e di tutte le sensazioni che spingono l’uomo in vetta al mondo o lo precipitano in un nero e freddo baratro di solitudine e apatia sono descritte in maniera eccelsa.

Joaquin Phoenix in Her - YURYDal punto di vista tecnico il film è una perla. Le musiche curate dalla band canadese degli Arcade Fire sono di una bellezza struggente. Le riprese hanno un’accortezza e un’attenzione al dettaglio a dir poco certosina: alcune sequenze del film (penso ad esempio alla scena della gita in spiaggia) racchiudono al loro interno tutta la bellezza di questo mondo. La fotografia di Hoyte Van Hoytema è davvero notevole: il “rosso della passione” domina il tema visivo del film, dalle scenografie fino ai costumi. Le luci sia del giorno che della notte danno una sensazione di “morbidezza” e di “dolcezza”, quasi volessero protendersi dallo schermo e accarezzare lo spettatore.

Un piccola sezione a parte di questa recensione,  la merita il buon Joaquin Phoenix, mostruoso nella sua interpretazione, che lo vede cimentarsi in un soliloquio di 126′. L’attore statunitense riesce a convincere lo spettatore che sia possibile innamorarsi della voce di un sistema operativo, con una prova di recitazione d’eccezione.

Lei è un film che fa riflettere sulla condizione dell’uomo e sull’amore in una perfetta mescolanza di immagini, suoni e dialoghi che vanno a toccare l’animo dello spettatore con una dolcezza e una malinconia da far venire i lucciconi anche al peggior “orco cattivo” presente in sala.

Da non perdere. Volate al cinema!

M’innamoro di Lei, un dolce sistema operativo ultima modifica: 2014-03-25T20:44:07+00:00 da Marco Piva