Riferimenti
Per l’ortografia italiana si usano le versioni più recenti di dizionari come il De Mauro.
Per i dubbi grammaticali e sintattici, la Grammatica italiana di Luca Serianni.
Sarà bene, comunque, sfruttare quando è possibile le competenze specifiche dei redattori.
Abbreviazioni, sigle e acronimi
Evitare le abbreviazioni.
dottor, non dott.
Spesso le abbreviazioni sostituiscono parole che possono essere semplicemente tolte, con grande vantaggio.
Mr. Byrne diventa Byrne o David Byrne, non il signor Byrne (ricordarsi sempre di usare nome e cognome la prima volta che si parla di qualcuno).
Attenzione: niente spazio tra le iniziali dei nomi.
J.F. Kennedy
Nelle sigle, in maiuscolo va solo l’iniziale. I nomi di partiti, organizzazioni ed enti stranieri di solito vanno tradotti, indicando tra parentesi l’acronimo nella lingua originale. Se sono citati più volte, si può ripetere solo l’acronimo. Bisogna anche verificare se esiste una traduzione italiana standard, anche se non letterale, dei nomi in questione: il Calendario atlante De Agostini è un’ottima fonte.
L’articolo che precede una sigla va scelto a seconda del modo in cui viene pronunciata nell’uso corrente italiano: un criterio evidentemente ricco di incertezze.
il Pd
la Spd, ma l’Msi
l’Mit
Accenti
Non vanno mai confusi con gli apostrofi, neppure per le maiuscole.
città, non citta’
È bello, non E’ bello
La vocale “e” si accenta sempre con l’acuto in fine di parola, con queste sole eccezioni: è, cioè, caffè, tè, piè, diè, stiè, ahimè, Mosè, Giosuè, Noè.
Attenzione alle parole e ai nomi stranieri: cercare quanto più possibile di esser fedeli alla grafia originale del nome, anziché a quella del testo da cui traduciamo. Gli inglesi, per esempio, spesso tolgono gli accenti.
I francesi a volte li tolgono, a volte li aggiungono. Ma attenzione a casi tipo la città statunitense di San Jose.
In spagnolo l’accento è sempre acuto.
El País, non El Paìs
Articolo
Evitare le forme “de”, “ne” di fronte a nomi e titoli, anche stranieri.
Il protagonista di Il maratoneta, Il protagonista del Maratoneta
non: Il protagonista de Il maratoneta
Corsivo
In corsivo vanno tutti i titoli di opere (libri, dischi, film, canzoni). Fanno eccezione i titoli degli articoli di giornale, che sono tra virgolette.
In corsivo vanno anche le parole straniere, tranne quelle entrate stabilmente nel vocabolario italiano.
D eufonica
Si usa solo se la parola seguente comincia per la stessa lettera. È vietato a tutti i costi l’uso di “od”.
ad Ascoli, a Oristano
per esempio, non ad esempio
Maiuscole e minuscole
Come regola generale, YURY preferisce le minuscole.
Partiti, aziende, istituti hanno solo la prima iniziale maiuscola.
Partito comunista italiano
Gli stati hanno spesso tutte le parole maiuscole (si può fare riferimento al Manuale di convenzioni redazionali dell’Unione europea).
Stati Uniti, Repubblica Ceca
La parola “stato” è sempre minuscola.
lo stato ungherese è stato potente
Evitare le maiuscole di rispetto.
sant’Efisio, non Sant’Efisio; sir John, non Sir John
I ministeri sono minuscoli.
il ministero dell’interno
Le indicazioni cardinali hanno l’iniziale minuscola
andiamo a nord, l’Africa del nord
Le materie d’insegnamento sono minuscole.
la cattedra di storia moderna
Per le parole straniere si mantiene l’uso originale, a meno che il termine non sia entrato nell’uso italiano in modo diverso.
sir; lager; Strassenarbeiten
Nei titoli, italiani e stranieri, va maiuscola solo la prima parola.
I promessi sposi; Les abeilles et la guêpe; The iron triangle
Altri casi:
internet
prima guerra mondiale
Nomi di giornali
Senza virgolette e in tondo.
Numeri
Di preferenza sono in lettere.
Vanno in cifre:
quando sono uniti all’oggetto a cui si riferiscono;
c’erano 27 polpette; ma le polpette erano ventisette
nelle date.
11 marzo 1968
Vanno in lettere:
i numeri da uno a dodici (tranne che in contesti molto sintetici);
cento;
mille;
decine, centinaia e migliaia tonde, se usate in un contesto discorsivo;
i miei cinque fratelli; i miei 14 fratelli; quel quadro vale 300 dollari; mi sembra di aver dormito per trecento anni.
le migliaia nelle cifre tonde, attaccate al numero, a meno che non siano da una a nove, nel qual caso vanno tutte in lettere;
27mila, ottomila
i numeri all’inizio del periodo;
millenni, secoli e decenni, con l’iniziale minuscola;
il seicento, gli anni venti
i numeri usati in un contesto discorsivo, senza che sia importante il loro valore aritmetico;
cinquant’anni sono lunghi
gli ordinali, tranne che nelle denominazioni di festival, manifestazioni eccetera con numeri di più una cifra.
sono arrivato primo; sono arrivato trecentoduesimo; apre oggi il settimo Festival del carciofo; apre oggi il 38˚ Festival del carciofo (ma meglio: apre oggi la trentottesima edizione del Festival del carciofo).
Le migliaia e l’ora vanno indicate con il punto, i decimali con la virgola. Attenzione quando si trascrive un numero dall’inglese, che fa il contrario.
Nessun punto negli anni
18.725,32
alle 21.35
Verdi nacque nel 1813
Parentesi
Da evitare il più possibile. In particolare le parentesi quadre.
Parole straniere
Se non sono di uso comune per il nostro lettore, vanno in corsivo, seguite dalla traduzione o da una brevissima spiegazione. Vanno sempre al singolare quando sono vocaboli di uso comune in italiano, altrimenti mantengono la flessione originale.
Attenzione ai termini che in italiano sono spesso usati, sbagliando, al plurale.
gli stage, i fan
un lied, due lieder
Percentuali
Il numero va sempre in cifre seguito da “per cento” (non “percento”). Il simbolo % compare esclusivamente in grafici e tabelle.
Plurali
Può capitare a tutti di distrarsi ogni tanto. È bene quindi ricordare alcuni casi spinosi.
Le parole che al singolare terminano in -cia, -gia non accentate seguono nel plurale la seguente regola:
- se -cia, -gia sono precedute da consonante il plurale sarà in -ce, -ge. Le vecchie grammatiche indicano come unica eccezione a questa regola la parola provincia che al plurale dovrebbe essere “provincie”. Ma l’uso ha fatto dimenticare questa eccezione e anche nei testi più pignoli si trova ormai il plurale province, che è quello adottato anche da noi; es. arancia, arance
- se -cia, -gia sono preceduti da vocale il plurale sarà -cie, -gie; es. acacia, acacie; camicia, camicie
I nomi in -io hanno il plurale in -ii se la i del singolare è accentata, in -i se non lo è.
zio, zii; olio, oli
Purtroppo non c’è una regola per i nomi in -co, -go. Solo in alcuni casi l’orecchio è una guida sicura (medico, cieco), mentre in altri permangono le incertezze (parroco,sarcofago). Le parole sdrucciole in -go hanno il plurale in -gi tranne dialogo, epilogo enaufrago. Di conseguenza hanno il plurale in -gi tutte le parole che finiscono in -ologo.
I nomi che terminano in -ie (carie, serie) hanno il plurale uguale al singolare. Ma persuperficie seguiremo l’uso e scriveremo superfici.
Prima persona plurale del presente indicativo dei verbi in -gnare: poiché la desinenza in questione è -iamo, la grafia esatta sarà -gniamo.
sogniamo, ci rassegniamo, vi consegniamo.
Pronomi
È accettato nella grande maggioranza dei casi l’uso di gli invece di a loro.
Puntini di sospensione
Tre, da realizzare con il comando apposito, non facendo tre punti di fila.
Toponimi
Va sempre specificato dove si trovano le località, a meno che non siano molto note.
New York; Miskolc, in Ungheria; Chattahoochee, in Florida; l’Andhra Pradesh, in India
Nei nomi stranieri si preferisce tendenzialmente la lezione italiana, a meno che non suoni ridicolmente vecchieggiante.
Ratisbona, New York
Le città degli Stati Uniti con un nome italiano sono due:
Baltimora, Filadelfia
Nel dubbio, il riferimento sono le cartine del Calendario atlante De Agostini. Ma ci sono molte eccezioni.
Per i paesi che possono essere indicati con una sigla, si preferisce la forma estesa, a meno che non ci siano molte ripetizioni.
Stati Uniti, non Usa. Vale anche per Unione europea, non Ue
Per gli aggettivi, di solito è preferita la forma italiana.
Thailandia, tailandese; Pakistan, pachistano
Trattino breve [-]
Si usa nelle parole composte non unificabili, nei nomi che lo prevedono e tra coppie di nomi giustapposte.
franco-occitano, Stratford-upon-Avon, un rapporto di amore-odio
Le parole composte si scrivono di preferenza attaccate o staccate, eliminando comunque il trattino.
neopresidente, cardiovascolare, email
ex presidente, cd rom
Trattino lungo [–]
Graficamente, non è mai consentito senza uno spazio prima e dopo. Negli incisi, è meglio usare le virgole, a meno che non siano molto lunghi e strutturati.
Le rane fritte – che alcuni trovano ripugnanti, mentre sono considerate da altri una vera leccornia – piacevano molto a Voltaire. Non: Le rane fritte, che alcuni trovano ripugnanti, mentre sono considerate da altri una vera leccornia, piacevano molto a Voltaire
Per i discorsi diretti sono obbligatorie le virgole.
“Le rane fritte”, disse Voltaire, “sono deliziose”
Traslitterazione
YURY cerca di rispettare le grafie originali delle lingue che usano alfabeti derivati da quello latino.
Diffidare assolutamente delle traslitterazioni da alfabeti diversi adottate in altre lingue, che spesso non riproducono la grafia ma la pronuncia della parola, trasformandola così in una misteriosa sciarada.
Šostakovič, non Chostakovitch, Schostakowitsch…
Valute e unità di misura straniere
Le cifre vanno fatte seguire dall’equivalente approssimativo in euro.
Per la valuta, se le cifre sono una serie indicare l’equivalente in euro solo la prima volta.
Evitare di mantenere equivalenze tra valute straniere, anche se di uso frequente come dollari o sterline.
Quando le cifre sono indicate nella valuta del paese dove è pubblicato il giornale da cui traduciamo anziché in quella del paese di cui si parla, bisogna ricostruire quest’ultima oppure indicare solo la cifra in euro (se ci sono cifre in dollari in un articolo sul Giappone tradotto dalla stampa statunitense, ricostruiamo il valore in yen oppure in euro).
Virgola
Farne un uso tendenzialmente parco.
Attenzione: non tutte le lingue usano la virgola come l’italiano.
Inglese: Thatcher, Major, and Blair
Italiano: Thatcher, Major e Blair
Non ci vuole tra due sia o due né.
né questo né quello
Virgolette
Non hanno mai uno spazio dopo l’apertura né prima della chiusura. I segni d’interpunzione vanno fuori dalle virgolette.
“Allora”, disse, “eccoci qua”.
In presenza di altri segni d’interpunzione in chiusura del discorso diretto, questi vanno messi all’interno delle virgolette, ripetendo il punto fuori.
“Basta!”.
Tra virgolette vanno i discorsi diretti, le citazioni, i titoli di giornale.
Senza virgolette vanno case editrici, navi, palazzi, fondazioni, musei e giornali.
A volte sono usate con tono allusivo o ironico. Vanno eliminate il più possibile.
Non si usano mai i caporali.
“Secondo me”, non «Secondo me»
Le nostre fissazioni!
In generale: mai due parole quando ne basta una; mai una parola lunga quando se ne può usare una corta.
E poi:
44 anni, non quarantaquattrenne
alcuni, certi, non certuni
anche se+indicativo, non sebbene+congiuntivo
andare, non recarsi
arrivare, non giungere
aumentare, non accrescere
c’è, ci sono, non vi è, vi sono
circa, non all’incirca
cominciare, non incominciare, iniziare, intraprendere
condurre, non portare avanti
decine, non dozzine
diventare, non divenire
dopo, non a seguito
eccetera, non ecc. o etc.
essere, non rappresentare, costituire
obiettivo, non obbiettivo,
per…, non al fine di…
più di…, non oltre…
questo, non tale
somigliare, sembrare, non assomigliare
soprattutto, non specie, specialmente
tornare, non ritornare
tuttavia, nonostante questo, non ciononostante, nondimeno
Evitare sempre costruzioni come “tenutosi, svoltosi, incontratisi”. Sostituire con “che si è tenuto, che si sono incontrati”.
Evitare il più possibile le desinenze -izzare, -izzazione.