Come er Piotta dell’esercito del surf, continuiamo a cavalcare la grande onda del “Meno parchi, più cemento” in chiave satirica. Dopo i nove consigli di YURY al Governatore della Liguria Toti, ecco quello che la stampa a lui avversa potrebbe inventarsi per metterlo ancora in cattiva luce.
Non è facile per un innovatore della politica, un liberale, un volto nuovo del palazzo farsi largo tra i residuati del retaggio comunista di una regione rossa come la Liguria. Il giovane governatore Giovanni Toti, al primo vero nodo cruciale del suo mandato, il varo del nuovo “Piano Casa”, se n’è già reso conto, pagandone il prezzo sulla stampa deviata, che non ha esitato a connotare la sintesi giornalistica propria di titoli e locandine con una sfacciata critica ideologica alla propositiva creatura di Marco Scajola, fiero discendente di una famiglia che tanto ha già fatto per la riviera ponentina e per le abitazioni romane con vista Colosseo. Sì, quel Marco Scajola che vorrebbe ora per il Parco delle Cinque Terre un riconoscimento che l’Unesco ha già rilasciato nel ’97, “evidentemente a sua insaputa”, come detto dalla prode Raffa Paita, invidiosa sconfitta nel duello elettorale con Toti. Ma già il fatto che una simil stoccata sarcastica provenga dal pulpito di un’indagata per omicidio e disastro colposo lascia intendere la sterilità di una critica dettata solo dalla malignità.
“Più cemento, meno parchi”, ha titolato La Stampa, nuovo capofila dell’informazione ligure. “In Liguria troppi parchi, sì al cemento”, lo strillo della locandina del Secolo XIX. Come poter portare avanti un’istanza di rinnovamento? Come rilanciare la bloccata economia ligure se non tramite la deregulation nell’edilizia privata, l’unico vero settore produttivo che mai è stato oggetto di speculazioni…? Come far capire che un vero cristiano non solo perdona con il condono le iniziative abusive, ma deve anche incentivare a continuarle e a ingrandirle? Per porre rimedio allo scempio urbanistico e ambientale orchestrato dal bi-governo di Burlando & C., la soluzione potrebbe essere più semplice di quello che pensiamo. Semplice come un clooneyano “Sì cemento, no parchi”, semplice come lui, come Giovannone Lasalunga, come l’Orso Yoghi da Viareggio, che per dare il buon esempio rinuncia persino all’habitat naturale più adatto a reperire i famosi cestini della merenda di cui notoriamente va ghiotto, il parco naturale. Da buon ex direttore di un tg intellettuale, nonché da consigliere politico del martire mediatico Silvio Berlusconi, sa bene quanto la stampa possa distorcere la verità con l’arma della sintesi, riducendo per esempio una brillante e lungimirante norma regionale in un banale giochino “dei più e dei meno”, di cui anche YURY si è reso già colpevole e dal quale potrebbero in futuro scaturire altre simili storpiature del Toti-pensiero. A illustrare queste inquietanti eventualità titolistiche – che raggruppate potrebbero quasi definire il nuovo profilo del moderno ligure, l’Homo totiano – ci pensano, ancora una volta, #i9diYURY, eccezionalmente in versione…
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Meno acquazzoni, più #fuoricèilsole
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Meno mare, più spa
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Meno shipping, più shopping
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Meno mense, più sushi club
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Meno pane, più caviale
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Meno traffico, più stare a casa
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Meno mugugno, più figa
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Meno te che meni a lui
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Meno fronde, più ronde
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Più Diaz, meno tutti
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Meno male, ma meno forte
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Meno male, che Silvio c’è
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Meno imprese chiuse, più Studio Aperto
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Meno Erri De Luca, più Claudio Brachino
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Meno stress, più topless
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Meno belin, più Belen
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Meno ipse dixit, più disse Rixi
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Meno skyline, più Scajola
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Meno “Io speriamo che me la cavo”, più Ilaria Cavo
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Meno sogno, più Cologno
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Meno Monte di Portofino, più (via) Monte Napoleone.
SULL’ARGOMENTO – CONTINUA A LEGGERE: I 9 provvedimenti che mi aspetto dal Presidente Toti