Chi meglio di Jim Carrey per un bel film da one man show? Ma come in altre riuscitissime eccezioni della sua carriera, l’attore canadese qui non si limita a far ridere. In Man on the Moon (titolo tratto da un pezzo dei R.E.M. che parla della medesima storia) interpreta il controverso showman Andy Kaufman: una biografia imprevedibile, originale, bizzarra, toccante. Dirige Milos Forman (Qualcuno volò sul nido del cuculo, Amadeus).
Che Jim Carrey sia in grado di interpretare ruoli anche drammatici lo sappiamo bene. Eternal sunshine of the Spotless Mind e The Truman Show sono lì a testimoniarlo. Man on the Moon è una gustosa via di mezzo, con Carrey diviso tra il solito, irresistibile e straripante registro comico e una vena più drammatica, a tratti malinconica.
Un film molto originale, che merita assolutamente di essere (ri)scoperto. E la nostra rubrica Hana-bi non poteva esimersi dal farlo.
Il protagonista del film è Andy Kaufman, showman (odiava essere definito comico) americano attivo nella tv e nei cabaret degli anni ’80. Personaggio completamente fuori dagli schemi, Kaufman sembra un tenero bambinone troppo cresciuto, ma abilissimo nel giocare con astuzia e raggirare le rigide imposizioni del mondo dello spettacolo.
Quello che colpisce di più è la capacità del film di disorientare chi lo guarda (a partire dai bellissimi titoli di testa). Oggi è abitudine associare l’effetto visivo o il colpo di scena spettacolare al concetto di stupore e spiazzamento. Man on the Moon invece non solo è capace di dar luce a un personaggio sfaccettato, enigmatico, eccentrico, surreale, inedito, di cui non esiste una vera identità (così dice Lynne, la ragazza di Andy, interpretata da Courtney Love), ma di farlo seguendo un percorso che, come lo stesso protagonista, punta sempre a stupire il pubblico.
Il film trae vigore da uno script variegato e imprevedibile, un’arma d’intrattenimento ricercata, raffinata, umanissima. Andy Kaufman non fa altro che concedersi a noi anima e corpo, sorprendendoci continuamente, sempre in bilico tra dolcezza e cinico sberleffo, voglioso di essere amato dal grande pubblico, ma irrimediabilmente controcorrente nel suo sbaragliare ogni codice di comunicazione dello show business.
Andy, animato da un’impellente necessità espressiva e artistica, sembra apparentemente incapace di esprimersi, ma è proprio tracciando strade sconosciute e portando all’eccesso il suo modo di fare che il suo personaggio riesce a coinvolgere lo spettatore (sia quello di una volta nei tavoli di un bar o nel salotto di una tv, sia quello di oggi, piazzato davanti al film).
Tutto questo non senza compromessi. Col tempo lo stesso Andy è disorientato dalla sua costante messa in scena. “Mi sento circondato da energia negativa” dice. “Sei circondato da ciò che hai creato”, risponde George (un sempre irresistibile Danny DeVito), il manager di Andy.
Il finale getta malinconia su un quadro complesso, interessante e sempre divertente. La regia di un maestro come Milos Forman è una garanzia, l’estro di Carrey non è in discussione e, possiamo dirlo, difficilmente avete visto una commedia del genere, quasi indefinibile (ma perché, era una commedia?!).
Chiudiamo col pezzaccio dei R.E.M. – l’omonimo “Man on the moon” che accompagna lo spettatore per tutto il film – in attesa che lo riscopriate sullo schermo!