Manchester by the sea è passato un po’ inosservato agli Oscar dominati da La la land, ma è un film di grande spessore umano.

Come una scialuppa in mezzo al mare, vaga senza meta. Un uomo solo. Con un bisogno di stare insieme che non si può esprimere. Una zavorra, dentro. Le onde lo cullano e lui si accontenta di vagare. Non piange nemmeno più.

Una scialuppa è l’imbarcazione più grande di cui dispone una nave per i collegamenti con la terra. Una scialuppa è per collegarsi, per comunicare. Ma anche per salvarsi, insieme. L’uomo sulla scialuppa, però, ha perso la sua nave e non ha alcuna intenzione di raggiungere la terraferma.

Lee Chandler, il protagonista di Manchester by the sea, è un uomo solo, solissimo, che non sente più niente. Ti verrebbe da scuoterlo, per provare a svegliarlo. Vorresti vederlo sorridere, forse rinascere, magari di fianco a una donna. Vorresti spingere la sua piccola scialuppa dispersa verso la terraferma. Forzarlo a remare, fargli ritrovare la terra e la civiltà. Così smetterebbe di vagare. Rimarrebbe tra gli uomini. Sarebbe lui stesso un uomo nuovo. Il tentativo di questo film, però, è raccontare con delicatezza qualcos’altro rispetto alla riconciliazione, alla rinascita; qualcosa di più sottile e molto più difficile da accettare.

Manchester by the sea fluttua tra passato e futuro dei personaggi per parlare di sentimenti repressi, di elaborazione del lutto e dell’amore che possiamo dare.

Manchester by the sea: trama e trailer

La storia si svolge sulle coste settentrionali del Massachusetts, tra Boston e la piccola Manchester-by-the-Sea, spesso semplicemente Manchester. Protagonisti sono i Chandler, una famiglia di modesti lavoratori. Dopo la morte improvvisa del fratello maggiore, Lee (Casey Affleck, premiato con l’Oscar) viene nominato tutore legale del nipote Patrick. Lee è ancora tormentato dal proprio tragico passato, che lo ha allontanato dalla moglie Randi (Michelle Williams) e dalla comunità in cui è nato e cresciuto.

Manchester by the sea parrebbe un drammone duro da digerire, magari con scenate del genere. Invece suggerisce i suoi significati sotto pelle, e possiede una scintilla che può inaspettatamente riappacificarsi con i nostri dolori.

Un idraulico alla canna del gas

Lee è come un pugile stordito dai cazzotti della vita. Ne ha prese troppe ed è uscito dal ring in cui combatteva. Conduce una vita solitaria, lavora come idraulico e tuttofare, non sembra poter provare alcuna emozione positiva. Nella prima parte del film sembra di avere davanti un avatar, comandato da qualche parte nell’universo da un alieno che gioca a The Sims.

Mentre scorrono i titoli di testa, vediamo un flashback che per lo stile del film posso spingermi a definire “tenero”: Lee e suo nipote, che avrà poi un ruolo cruciale nella storia, scherzano su chi sia più importante tra Lee e lo zio Joe.

Manchester by the sea inizio

La scena è ripresa tutta in campo lungo: in questo film si parla di emozioni “da lontano”, come per non disturbare le evoluzioni dei sentimenti di Lee.

Lee non risulta un personaggio respingente, grazie a questo intro e a una certa ironia che lo contraddistingue da subito. Nonostante la sua passività, qualcosa ci porta a volergli bene comunque. Anche se a tratti sembra catatonico, anche se non gliene frega un cazzo di quello che fa.

Casey Affleck Manchester by the sea

La gioia di vivere.

Sicuramente non siamo di fronte a un eroe senza macchia e senza paura, pronto a realizzare imprese mitiche che soddisfino la nostra sete di avventure. Eppure questo idraulico in versione ameba ci sta simpatico. E poi non è che i personaggi intorno a lui siano interlocutori adorabili, alcuni sono talmente antipatici che noi stiamo istintivamente dalla parte di Lee. La storia è narrata dal suo punto di vista, parla delle sue ferite.

La milf della scena qui sotto è una perfetta esponente degli antagonisti: aggressiva, scollata – un dettaglio importante che ce la fa percepire ancora più opposta a Lee -, vogliosa di determinare in prima persona il destino della sua doccia, della sua vita. Così stronza da farci pensare che in fondo una vita di mutismo e rassegnazione non sia poi così malvagia.

Manchester by the sea milf

Vada a farsi fottere, cit.

Parafraso uno scambio che riassume bene la condizione di Lee, specialmente la battuta finale.

Lee: Se la doccia perde, potrebbe essere colpa della coibentazione.
Milf: E come pensa di scoprirlo?
Lee: Apriamo la doccia e vediamo se l’acqua passa sotto.
Milf: Vuole che mi faccia una doccia mentre lei mi guarda per vedere se gocciola? Vuole che faccia questo?

Lee: Non me ne frega un cazzo signora Olsen di quello che fa, cerco solo di riparare questa perdita.

A Lee, in effetti, non gliene frega un cazzo di niente. Di niente di niente. Sta solo cercando di tirare avanti come può, ed è già un gran risultato. Perché preoccuparsi di avere una stanza decente? No, meglio un bugigattolo di quattro metri per quattro, senza finestre. E perché mai bere una birra con una ragazza che ti fa gli occhi dolci? Ma va là, il barista dopo quattro cicchetti è bello uguale. Un paio di scene lo ritraggono in queste due situazioni, chiarendo definitvamenre una cosa: Lee ha quattro soldi per campare, Lee respira e va bene così.

La prima svolta della storia viene in soccorso a Lee e a noi che ne seguiamo le sue vicissitudini nel freddo inverno della East Coast. È la notizia della morte del fratello maggiore, Joe, con conseguente affidamento del nipote, Patrick. A questo punto, l’incontro-scontro tra i due potrebbe essere un’occasione per rendere Lee “una persona migliore”. Potrebbero unirsi in un momento di difficoltà estrema e trovare conforto, diventando “quasi amici”. Ma Kenneth Lonergan, regista e sceneggiatore del film, non risolve la questione così facilmente. Lee si trova a dover aiutare un ragazzo in difficoltà, ma anziché aprirsi, rimane chiuso a riccio.

Mentre Patrick prova ad aprire una breccia nell’emotività di suo zio, apprendiamo pezzo per pezzo il passato di Lee, che preferisco non spoilerare.

L’alternanza tra i piani temporali determina il ritmo del film; sicuramente non gode di accelerate pazzesche, ma se si entra in sintonia con il suo mood può essere una culla che permette di scavare piano piano nei sentimenti di un uomo a primo acchito impenetrabile.

Dopo vari tentativi falliti di creare un dialogo profondo da parte di Patrick, arriviamo all’ultimo terzo di film.

Sottrazione

Ok, dopo tutto sto gelo nessuno si aspettava un “E vissero tutti felici e contenti”. E usare le parole per definire il proprio stato emotivo può essere molto difficile, persino doloroso. Però dico: almeno un abbraccio, una pacca sulla spalla. E invece niente.

Manchester by the sea lucas hedges casey affleck

Ah no, ecco, un magnum gustato a 5°. Felicità.

Apparentemente sembra non esserci salvezza per Lee, che sceglie di non occuparsi direttamente di Patrick, rinunciando alla tutela. Lee ammette di “non sentire più niente”. Però dice anche che cercherà un lavoro migliore, e un appartamento con una stanza degli ospiti, in modo che il ragazzo possa andare a trovarlo se ne avrà voglia. Un bagliore, se paragonato alla nebbia delle due ore precedenti.

Il bello di Manchester by the sea è proprio qua, quando finalmente possiamo avere un’intuizione positiva sulla fragilità di Lee. Abbiamo passato due ore tra sofferenza ed emozioni represse. Abbiamo sperato che arrivasse una rinascita completa, che puntualmente non è arrivata. Ma alla fine, se il film ci ha sedotti e non respinti, capiamo che non siamo di fronte a una sconfitta.

Il finale, piuttosto, è l’accettazione da parte di Lee della propria condizione. Allo stesso modo, noi accettiamo il suo modo di essere, prendiamo definitivamente coscienza delle sofferenze di un uomo alle corde. Forse speravamo comunque in una redenzione disneyana, in un abbraccio liberatorio, un grido; invece vediamo una carezza, e capiamo che ci deve bastare. Di più non si può avere, ma accettarlo, arrendersi a questo, illumina il suo immenso valore. Sappiamo che tutto l’amore che Lee può dare è quello. Sappiamo che se avremo bisogno, lui ci sarà. E noi per lui.

L’ultima inquadratura riprende l’inizio del film. Il mare, quel by-the-sea del titolo, è l’unica salvezza rimasta: Lee ha toccato terra ma è ancora una scialuppa in mezzo al mare; magari vaga in acque mosse, ma con la certezza di non essere solo.

Manchester by the sea aiuta a capire la fragilità di un uomo alle corde ultima modifica: 2017-03-02T12:28:45+00:00 da Alessio Rocco