Con il Taxi Tour porta in giro per l’Italia il suo disco “Laska”, 13 tracce dal sapore “Futuretro”. Mecna, la voce del Cono Cinque Stelle Sammontana, è un artista che ha intravisto una nuova strada per il rap italiano.
Quasi due anni or sono, il producer Fritz da Cat pubblicava l’album Fritz. Alla numero 4 trovavamo la track “Futuretro“. Il Gatto cacciava uno dei beat più massicci del disco; Tsura faceva qualche scratch su “Sushi Bar” di Bassi Maestro; completavano l’opera Ghemon e Mecna al mic. «Non ho parlato di strada, ma di quanta ne sto facendo», diceva Corrado da Foggia. Più tardi capiremo perché questa frase specifica è importante. Il 13 gennaio 2015 viene pubblicata, senza preavviso, la copertina di Laska, il suo nuovo lavoro che sarebbe uscito esattamente due settimane più tardi. Passano altri 7 giorni ed ecco il primo singolo, intitolato “Non dovrei essere qui“. Che Mecna non amasse alla follia l’etichetta di ‘rapper’ lo avevamo intuito anche nei suoi lavori precedenti, ma la scelta del singolo di lancio lo ribadisce una volta per tutte: «Non ho parlato di strada», esatto: Corrado non ha avuto un’infanzia difficile fatta di spaccio o motorini rubati; avrebbe dovuto fare il medico come il padre (che non sa com’è veramente suo figlio), invece ha spaccato (cit.).
Mecna è ancora considerato un componente legittimo della scena rap italiana da molti appassionati. Le sue collaborazioni passate e presenti possono essere la prova inconfutabile che è un (po’) rapper. Ma Laska e il singolo di lancio vogliono essere lo spartiacque tra passato e futuro (Futuretro, no?): Mecna si sta evolvendo verso suoni sconosciuti al rapper italiano medio. Nel disco è presente comunque Johnny Marsiglia, un liricista con le idee chiare sulla musica da spingere e da lui molto stimato: «In Italia il mio preferito è Johnny. Vorrei essere lui», ha dichiarato a DeerWaves. Insomma, anche se ora il ragazzone di Foggia sta progressivamente abbandonando il mondo del rap, nel suo stile restano comunque delle visibili influenze.Laska è un breaking point tra passato e futuro, come abbiamo già detto. «Ci vediamo sotto al palco, come le volte prima» (ascoltabile in “Micidiale“), richiama “Senza Paracadute“, contenuta in Disco Inverno. Il parallelismo tra Futuretro e Laska torna prepotente nella barra citata a inizio articolo. “Ma di quanta ne sto facendo”. Sì, perché sempre in “Micidiale“, sentiamo che «Non importa quanta strada hai fatto, quanto hai sognato e in quanti ti hanno detto hai spaccato, riavvolgi e fai da capo».
Immortalare il presente è un concetto che si ripresenta anche nella copertina: una rosa (un fiore fragile) rinchiusa in un blocco di ghiaccio, che la protegge dalle intemperie del mondo esterno (gli oggetti che le si vedono ruotare attorno). Mecna cambia rimanendo lo stesso. Rimane il linguaggio fortemente contemporaneo (storie di like su Instagram, Steadycam, Vans che spaccano sotto il tallone, Nike Roshe e tipi delle rose), rimane la bravura a evocare immagini presenti nella mente di molti (la scena della Pepsi bevuta da Fuller di Mamma Ho Perso L’Aereo), ma soprattutto rimane l’odio per il caldo e l’amore per il freddo.
L’avevamo già percepito in Disco Inverno e con Laska ne abbiamo la conferma: birre ghiacciate e alberghi danesi da una stella fanno sentire Mecna in pace con se stesso. Lo stesso disco è stato prodotto – in parte – in un cottage norvegese in piena estate, per sfuggire alla calura della penisola italica e del Mediterraneo in generale. “31/07“ ve la ricordate? Invece in Laska la traccia numero 5 si chiama “31/8“: periodi vicini ma lontani: siamo quasi alla fine della bella stagione, che per Mecna è un enorme sollievo.
“Noi non siamo fatti per stare simpatici a tutti quanti”: in “Male di me” (come si capisce già dal titolo) viene espresso ancora una volta quel disagio (non quello di “stare con gli altri rapper”) tipico di Corrado. Nota interessante: questa traccia c’è un “Maaaaaai, ormaaaaai” che ad alcuni ricorda il Fibra degli Uomini di Mare nella eterna ‘Non dimentico’.
L’autotune nel rap oltreoceano ormai rappresenta la normalità, in Italia non riusciamo a farcelo piacere. Eppure Mecna su Twitter ha assicurato che «ci farà piacere l’autotune». In molti pezzi di Laska è presente la variazione ‘robotica’ della voce, specie nei ritornelli. Sta di fatto che nel futuro ne sentiremo molto di più. Si è capito: Mecna ha intrapreso la strada dei suoni sperimentali. Nelle produzioni su cui rappa si sente chiara l’influenza di altri generi come il trip hop, il chillout e l’ambient, con le quali l’autotune si fonde decisamente meglio rispetto a un beat ‘old school’.
Tornando a parlare del disco e dei temi trattati, notiamo una visione negativa dell’amore, frutto di qualche esperienza finita male, come raccontato in alcune interviste. In Disco Inverno i pezzi romantici avevano una connotazione tutto sommato positiva; in Laska si nota un certo pessimismo verso l’amore. C’entra forse il successo?
Mecna ha dichiarato di aver abbandonato l’agenzia di grafica per cui ha lavorato negli scorsi anni, allo scopo di dedicarsi completamente alla promozione del disco. Mentre qualcuno “vorrebbe andare via da Milano”, Corrado ci è rimasto. Tour, instore, interviste: tutto sta andando alla grande, stando alle testimonianze sue e dei fan sui social.
Cambiando discorso, in “Non dovrei essere qui” (uno dei pezzi chiave per capire appieno il disco) c’è lo sfogo poco velato contro il fan medio del rap italiano. Citando una citazione, sentiamo: “Ma cos’è ‘sto spot?”, riferita alla pubblicità della Sammontana che l’ha visto nella veste di narratore, Mecna dipinge l’esempio perfetto dell’insofferenza dell’Average Joe italiano che ascolta il rap e che è pronto a criticare il primo ‘passo falso’ di un artista. Le pubblicità e i rapper non dovrebbero mischiarsi mai secondo i puristi del rap, che già qualche anno fa criticarono Marracash per lo spot dei Pokémon, ma il buon Fabio (Rizzo) giustamente ‘aveva 60.000 ragioni per non dire no’, mentre la cifra versata dalla Sammontana sul c/c di Corrado rimane avvolta nel mistero.
In “Roar” («come Katy Perry») troviamo Patrick Bonafei che rende molto piacevole (e più radio friendly) un pezzo positivo che si distacca dalle atmosfere cupe di altre tracce precedenti. Alla numero 10 c’è “Taxi“, la mia preferita in assoluto. Si torna a parlare di birre, aggiungendo l’immagine degli amici sparpagliati sul banco e attaccati alla spillatrice della Nastro. Pur dicendo che «il rap qua non c’entra», Mecna dimostra tutta la sua bravura tecnica cacciando una seconda strofa pregna di riferimenti d’ogni genere concentrati in poche parole incastrate perfettamente tra loro (sia come significato che come flow). Ritornello un po’ ipnotico, che però colpisce subito l’ascoltatore. “Non ci sei più” continua con la proiezione di immagini sensoriali (l’odore del Supreme Store, il caldo in metro a New York, il live ‘bomba’ di Jay Z e Kanye West), mischiate al racconto di un amore finito («Non smette di nevicarci dentro», «tu sei lontana dall’Italia e stai provando a scordarci»). Avvicinandoci alle battute finali del disco, ecco l’unico featuring con un rapper italiano: “9:30” con Johnny Marsiglia. Pezzo oggettivamente bello, come al solito JM sforna un testo denso di significato e lo stende alla perfezione sul beat (altrettanto magistrale).
Cala il sipario su Laska con “Favole“, secondo singolo di cui è uscito da poco il video. Si intuisce nuovamente che il tema centrale è l’amore finito («Non so com’è liberarmi di te»). Capitolo produzioni: presente l’eterno Big Joe, oltre ai già noti (nella scena rap) Fid Mella, The Night Skinny e Clefco. Insieme a loro spunta qualche nome poco conosciuto dai più: Yamamoto Katzuga (è italiano, ha solo il nome giapponese, ed è bravissimo), Iamseife (insieme ad Alessandro Cianci ‘accompagnatore’ ufficiale nel Laska Tour), Pasta, TheCeasars e Lvnar.
L’autocelebrazione è quasi assente, i viaggi mentali e i racconti di esperienze passate sono preminenti: come detto, un disco “Futuretro”. Qualche riferimento al passato che presto verrà messo in soffitta e uno sguardo sonoro al futuro sono le chiavi di lettura di Laska, un lavoro più ‘Futur’ che ‘Retro’, ma che comunque ambisce a diventare un classico e che, per forza di cose, un giorno sarà ‘Retro’. Scommettiamo che tra qualche anno (quando anche il resto della scena rap si affaccerà verso altri orizzonti) questo disco verrà molto più apprezzato?
Consiglio off-topic: controllate i canali YouTube Majestic Casual, TheSoundYouNeed, LaBelleMusique e le playlist di Mecna, monitorate i numeri delle views dei pezzi e capirete che tra qualche anno anche il Belpaese sarà invaso da suoni elettronici rilassanti con qualche effetto robotico. Il futuro della musica va in questa direzione, un futuro che diventa ogni giorno più presente.
Info
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[Edoardo Ciotola]