Anche quando cercate di sottrarvi alla vista del vostro ex, magari incontrato per caso al supermercato, state sperimentando una delle tante forme di mimetismo. Non crediate però che questa parola stia solo a indicare il confondersi con l’ambiente circostante. Qualche consiglio dal mondo animale per nascondersi in bella vista.
Il mimetismo che tutti conosciamo è chiamato anche criptismo, un sostantivo che, come anche “cripta” e “criptico”, deriva dal greco kryptós, occulto, nascosto, segreto. Gli organismi che lo adottano si camuffano per sottrarsi agli sguardi indiscreti dei predatori grazie a particolari attributi che li rendono indistinguibili dall’ambiente.
Molti animali però, forti della loro tossicità, usano invece il mimetismo aposemantico, cioè vantano colori sgargianti e vistosi per essere sempre riconoscibili dai predatori che associano queste tonalità a prede immangiabili e talvolta addirittura mortali. In questo caso, invece che nascondersi, ci si fa ben notare, esponendo in pratica dei segnali luminosi che gridano “state alla larga!”.
Esempi ve ne sono tantissimi, come il polpo dagli anelli blu, Hapalochlaena lunulata, uno dei molluschi più velenosi del pianeta, o, per citare organismi presenti anche alle nostre latitudini, la salamandra pezzata, anfibio urodele facilmente riconoscibile per la sua livrea nera con macchie gialle, o ancora, esempio banale ma calzante, le api e le vespe, che con i loro gialli e neri mettono in guardia tutti da una puntura dolorosa.
Se avete già sentito parlare di questa forma di mimetismo, allora è il caso che sappiate anche dell’esistenza in natura di alcuni imitatori di questi immangiabili e pericolosi animali. Infatti alcuni organismi hanno messo a punto quello che viene chiamato mimetismo batesiano, cioè un vero e proprio bluff: l’emulazione delle pigmentazioni tipicamente velenose o tossiche, per far star alla larga potenziali pericoli.
Lo fanno molti innocui ditteri (ordine di cui fanno parte mosche e zanzare), che imitano i colori di imenotteri come vespe e api. Nel mare ad esempio adottano questa tattica i pesci lima (Paraluteres), che imitano il velenoso pesce palla Canthigaster valentini, o ancora la Myrichthys colubrinus, una semplice anguilla tropicale che scopiazza la colorazione del serpente marino Laticauda colubrina, uno dei rettili senz’arti più velenosi del pianeta.
Mimetismo in certi casi vuol anche dire movimento: il mimetismo dinamico è stato registrato nei polpi dell’area indonesiana malese, che con particolari rivolgimenti del corpo simulano i temibili pesci leone o, ancora una volta, l’elegante grigio nero del micidiale Laticauda colubrina.
Dunque, il mimetismo non coinvolge soltanto ciò che è nascosto e statico, ma può anche declinarsi in un’esplosione di colori e di dinamicità. A questo punto, viene spontaneo consigliarvi questo: se vi trovate in difficoltà, provate anche voi a sembrare un letale serpente acquatico. Dicono che funzioni.