C.I.A., Medio Oriente, servizi segreti, spie. Tutti ingredienti ben noti nell’universo recente del thriller. Un po’ sulla scia della serie tv “Homeland”, i film sul post 11 settembre hanno vissuto stagioni fortunate anche sul grande schermo. A questo filone potrebbe essere ascritto anche “La spia-A most wanted man”, che almeno a livello tematico non sembrava avere spunti particolarmente originali. Tuttavia, ancora una volta, a fare la differenza è il come viene raccontata una storia.
Ci sono mille modi di approcciare un genere cinematografico. Se guardiamo un thriller, sappiamo che comprenderà elementi di un certo tipo, ma come verranno mescolati è assolutamente tutto da vedere.
E qui ovviamente entrano in gioco le due variabili fondamentali di un film: regia e recitazione.
Il regista Anton Corbijn adatta il romanzo Yssa il buono di John le Carré e traccia la sua idea di noir/thriller moderno, rinunciando alle sparatorie, agli inseguimenti folli stile Matt Damon (recuperate l’adrenalinica trilogia di Jason Bourne) e ai grossi affari di stato. L’atmosfera creata è invece molto più intima, circoscritta precisamente nelle gelide location di Amburgo e Berlino, e il ritmo diventa a tratti teso, poi anche dilatato e cupissimo.
La trama vede Günther Bachmann (Philip Seymour Hoffman), un agente segreto con base ad Amburgo, indagare su un rispettato accademico musulmano che sta appoggiando segretamente delle attività terroristiche. Aiutato da una giovane avvocatessa, da un’astuta agente della C.I.A. e da un losco banchiere, Bachmann organizza un contorto piano per incastrare il suo obiettivo.
Menzionati gli indubbi meriti tecnici, ai quali aggiungiamo l’ottima fotografia, e anticipata la trama, veniamo al vero motivo per guardare questo film.
Quando c’è un uomo così alla guida del film, la sceneggiatura potrebbe pure non esserci: Philip Seymour Hoffman. Non c’è intrigo politico o trama intricata che tengano, la recitazione del compianto attore newyorkese sovrasta ogni altro aspetto. Un uomo dal gigantesco talento che prima della sua scomparsa lo scorso 2 febbraio ha per fortuna avuto il tempo di regalare alla settima arte alcune perle davvero imperdibili. Il grande Lebowski, Magnolia, Truman Capote, The Master, sono solo alcuni dei numerosissimi copioni interpetati alla perfezione da Hoffman, che forse più di ogni altro attore della sua generazione è riuscito a mantenere altissima la qualità dei film a cui prendeva parte.
Nessuna caduta di stile, nessuna sbavatura, ma una carriera fatta solo e soltanto di grande cinema, dalle ricche produzioni hollywoodiane (Red Dragon, Ritorno a Cold Mountain, Hunger Games) a quelle più impegnate e indipendenti come Boogie Nights, Onora il padre e la madre, Synecdoche, New York e Happiness (leggi l’articolo di YURY). Nei giorni seguenti alla sua morte avevamo già parlato di lui (leggi l’articolo di YURY) e la prova che regala in A Most Wanted Man non fa altro che confermare le lodi sul suo talento espresse unanimemente dal mondo dello spettacolo e dalla critica.
Tornando a La Spia, chiudiamo sottolineando l’importanza anche del resto del cast, impreziosito da una volenterosa Rachel McAdams (sono sicuro che qualcuno rimpiangerà la sua leggendaria Regina George in Mean Girls), dal tuttofare Willem Dafoe (nel 2014 sono usciti ben sei titoli in cui ha lavorato!) e da Robin Wright, nota per aver recentemente interpretato la moglie di Kevin Spacey in House of Cards (leggi l’articolo di YURY).
Fan del grande Philip e amanti del noir fatevi avanti e… volate al cinema!
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