Un sistema oppressivo nei confronti delle donne, le elezioni, il rischio di una guerra civile. La Turchia di oggi è un gran casino, e il cinema non è rimasto a guardare: vi raccontiamo Mustang, in corsa per una candidatura agli Oscar.
La Turchia è un paese con molte contraddizioni. Modernità e globalizzazione sono arrivate anche qui, portando uno “sviluppo” troppo veloce e sregolato, su un tessuto sociale formato in gran parte da famiglie che non hanno i mezzi per comprendere i rapidi mutamenti che avvengono nel proprio paese, fermamente aggrappate alle poche certezze culturali e alle tradizioni che gli appartengono. In più, c’è una classe dirigente con tendenze dittatoriali che cavalca questa grande confusione, limitando la libertà di stampa e intaccando gravemente la possibilità di elezioni regolari.
In tutto questo, il ruolo della donna, tema centrale nel film che vi raccontiamo, è fortemente limitato (basti pensare che il Partito democratico dei popoli è l’unico in Turchia ad avere delle quote femminili oltre il 50 per cento tra i propri membri, e non è andato oltre il 10,8% nelle recenti elezioni).
In che mondo viviamo, come possono essere rappresentate le sue emergenze sociali, ce lo raccontano anche i film.
Mustang, il film turco che rappresenterà la Francia agli Oscar
Leggendo una qualsiasi scheda su Mustang, opera prima dell’attrice e regista turca Deniz Gamze Ergüven, vi potreste domandare: perché dovrei guardare un film sulla Turchia prodotto da Francia, Qatar e Germania? O perché mai dovrei guardare un film turco? L’internazionalità della produzione potrebbe creare qualche confusione. In realtà Mustang è un film molto preciso: racconta la Turchia tradizionalista e conservatrice in poco più di un’ora e mezza, tralasciando, giustamente, i gravissimi problemi politici che l’affliggono in questi giorni.
In un villaggio nel nord della Turchia, Lale e le sue quattro sorelle scherzano con alcuni ragazzi. Le loro azioni sembrano più innocenti che maliziose, ma inaspettatamente suscitano uno scandalo con conseguenze durissime. La loro casa si trasforma in una prigione, i loro matrimoni vengono forzati, decisi a tavolino. Il film racconta la loro voglia di evasione da una “fabbrica di casalinghe di massima sicurezza”.
Sembra quasi che sia una colpa nascere donna in un contesto tanto oppressivo, che vorrebbe solo ragazze che arrossiscano e abbassino lo sguardo. Le cinque protagoniste, messe alle strette, si rendono conto che per fare ciò che vogliono devono liberarsi del pudore. Anche solo per andare a vedere una partita di calcio del Trabzonspor Kulübü.
La trama potrebbe ricordarvi Il giardino delle vergini suicide. Cinque bellissime ragazze fra i 13 e i 17 anni esercitano sui ragazzi del vicinato un fascino irresistibile. Quando la più giovane si suicida, i genitori impediscono alle figlie ogni rapporto con l’esterno. Ma mentre il film di Sofia Coppola, seppur drammatico, aveva un registro onirico, Mustang è completamente calato nella realtà che vuole raccontare.
La Turchia rimane in cerca di una giusta via di mezzo tra la definitiva emancipazione e la rigidità del sistema tradizionale. Le conseguenze di questa situazione sono difficili da mandar giù: trasgressioni, sofferenze, suicidi. Il conflitto tra adolescenti irrequieti e adulti conservatori si può risolvere solo con la fuga dei primi, verso l’impervia strada per un futuro migliore. Verso la libertà.
Così le ragazze scappano. Gli adulti trovano nei letti solo dei fantocci di pezza. Forse è così che le volevano. O forse no.
Mustang è un film dall’impegno notevole, credibile e quadrato. Se solo avesse avuto nella propria forma la forza di lasciarsi andare, come del resto fanno le proprie protagoniste, sarebbe stato ancora più intenso, arioso, poetico. Resta un affresco naturalistico, fedele e necessario di una nazione in subbuglio, che dopo un avvicinamento al modello europeo sta tornando un paese tipicamente mediorientale, che soffre di terribili arretratezze sociali e culturali, ancora una volta sull’orlo di una guerra civile.
Vincitore di un premio a Cannes, rappresenta la Francia come candidato all’Oscar come miglior film straniero.