Le vittorie di Spotlight e di Di Caprio sono state le note liete di una notte degli Oscar 2016 piuttosto scialba. Come in ogni edizione, però, a farsi rispettare alla grande erano i candidati all’Oscar come miglior film straniero.

Nomination discrete, premi scontati, tutti gli occhi su Di Caprio e Revenant. La notte degli Oscar 2016 non è stata un turbinio di emozioni. La strapotenza mediatica suscitata dal “caso Di Caprio” e dal film di Alejandro G. Iñárritu ha offuscato gli altri film, che comunque non avrebbero meritato troppe attenzioni. Eppure la luce si trovava poco più in là. Ma andiamo con ordine.

Le nomination al miglior film in particolare hanno deluso le aspettative. Non c’era, a differenza dell’anno scorso, la sensazione di trovarsi davanti a una competizione equilibrata e di alto livello. Birdman, Boyhood, Grand Budapest Hotel, Whiplash e Vizio di forma davano la sensazione di un super campionato giocato solo dai migliori sulla piazza, e soprattutto mettevano in luce sguardi originali e moderni. Quest’anno l’unico film veramente “nuovo” era Mad Max. Per il resto, non ci saremmo certo strappati i capelli per Il ponte delle spie, classicone da manuale firmato Spielberg, La grande scommessa, esperimento complesso e difficile da digerire, o The Martian, quasi più vicino alla commedia che al thriller.

Tutti film privi di quello spessore che porta a considerare un film “da Oscar”, un prodotto universale, in grado di esaltare la tradizione cinematografica americana da cui proviene e di tracciare allo stesso tempo una propria via comunicativa. C’era però Il caso Spotlight, che avevamo adorato a Venezia e che ha strameritato il premio, non solo per mancanza di alternative credibili.

Il Caso Spotlight, miglior film strameritato

Esemplare nella sua assoluta pulizia visiva e narrativa, Spotlight è certamente il miglior film prodotto dal cinema americano d’impegno civile degli ultimi 20 anni. Non serve nemmeno figurare un antagonista, l’ombra della corruzione morale della chiesa aleggia come una nube per tutto il film, e stiamo lì, con Rezendes (Mark Ruffalo) e soci, appassionati come fossimo membri della redazione del Boston Globe. Il tradimento della fede è il tema centrale, una verità sconvolgente ancor più della violazione fisica perpetrata ai danni di migliaia di vittime innocenti. Roba da rovesciare lo stomaco a chiunque.

Spotlight è un’opera dal coinvolgimento assoluto, che riesce ad essere rigorosa e formale senza cadere nell’indifferenza emotiva.

I migliori film stranieri sono sempre una risorsa

In mancanza di entusiasmo per le categorie principali, abbiamo spostato il focus su un’altra categoria, che anche quest’anno proponeva titoli di assoluto valore: il miglior film straniero. L’Italia guida la classifica dei paesi che hanno vinto il premio più volte (14), seguita da Francia (12), Spagna (4) e Giappone (4).

Ma non è un forte sentimento patriottico che ci spinge a esaltare questa categoria. Non è la prima volta che l’Academy ci segnala film stupendi in questa sezione spesso snobbata. E non è nemmeno la prima volta che questi ultimi siano decisamente più interessanti di quelli candidati al miglior film in assoluto. Nel 2013 il titolo è andato ad Argo di Ben Affleck, mentre quello per il miglior film straniero ad Amour, capolavoro assoluto di Michael Haneke. Un anno prima il paragone lascia ancora il dubbio: tra i papabili miglior film, vinto poi dal sopravvalutato The Artist, c’erano Hugo Cabret (uno dei peggiori film di Scorsese) e War Horse (altrettanto pessima prova di Spielberg), mentre il miglior film straniero è andato a Una separazione, già Orso d’oro a Berlino.

Ora, è chiaro che l’Academy ha dei criteri precisi, che vanno valutati all’interno di un’industria che ha regole altrettanto ferree che certamente tendono a promuovere film dei propri maestri, sebbene scadenti, rispetto a drammoni iraniani. È normale, è giusto così.

A noi spetta il compito di selezionare accuratamente quello che ci viene proposto, non fosse altro per il semplice piacere di vedere quello che è davvero “il meglio” dell’evento cinematografico più famoso del mondo.

Il figlio di Saul e i migliori film stranieri delle ultime edizioni

Quest’anno il miglior film straniero è andato a Il figlio di Saul, gran prix speciale della giuria a Cannes nel 2015, ambientato durante la seconda guerra mondiale, nel campo di sterminio di Auschwitz. Saul è un prigioniero incaricato di bruciare i corpi degli altri reclusi. Quando trova i resti di un bambino che crede essere suo figlio, cerca di salvarlo dall’orribile sorte. Il tema olocausto è declinato in maniera originale (sembra di essere in un videogame) e come sempre potentissima.

Tra gli altri film candidati nel 2016 c’erano Mustang, a cui ci siamo volentieri dedicati al tempo dell’uscita in sala italiana, e El abrazo de la Serpiente, liberamente ispirato ai diari scritti dai due scienziati durante il loro lavoro sul campo in Amazzonia, dove andavano alla ricerca di una rara pianta sacra in compagnia di uno sciamano, ultimo sopravvissuto della propria tribù.

Negli anni, da questa categoria sono passati moltissimi film degni di nota. Ne recuperiamo cinque dalle ultime 10 edizioni.

Le vite degli altri (Germania, 2007)

Opera prima del tedesco Florian Henckel von Donnersmarck, vincitore di tantissimi premi in Europa e nel mondo, racconta la Berlino Est controllata dalle spie della Stasi. Il tema della questione privata e delle intercettazioni è quanto mai attuale. Una ricostruzione avvincente mischiata al melò che fa indignare e commuovere allo stesso tempo.

La donna che canta (Canada, 2011)

Una donna affida in punto di morte due lettere ai due figli gemelli: una per il padre che non hanno mai conosicuto, l’altra per il fratello che non sapevano di avere. Un viaggio spietato nelle atrocità della guerra del Libano, diretto dal grande regista Denis Villeneuve (Prisoners, Sicario), prossimo alla regia di Blade Runner 2. Il cinema canadese, come dimostrato dal prodigio Xavier Dolan, è tra i più interessanti del pianeta.

Alabama Monroe (Belgio, 2014)

Dolorosa storia d’amore, indaga le pieghe dell’amore tra due musicisti country. Un film che ti rimane dentro, anche molti giorni dopo averlo visto. Colonna sonora eccezionale.

Il sospetto (Danimarca, 2014)

Secondo capolavoro di Thomas Vinterberg dopo il manifesto del Dogma 95 Festen. La grande bellezza ha scippato il premio a questo dramma dove la tensione si taglia col coltello. Lucas, maestro d’asilo, viene accusato di molestie. Una bugia qualsiasi si diffonde come un virus, lo shock e i sospetti prendono il sopravvento, una piccola comunità rischia di non reggere l’urto. Mads Mikkelsen protagonista è una garanzia.

Ida (Polonia, 2015)

Vincitore lo scorso anni e diretto dal polacco Paweł Pawlikowski, racconta la storia di un’orfana in procinto di prendere i voti. L’incontro con una zia, unica partente in vita, la costringe a fare i conti con il proprio passato e la propria identità. Orrori e brutalità (persecuzioni naziste prima, soprusi del regime comunista poi) sono alternati a momenti di rara poesia e bellezza, filmati in un suggestivo bianco e nero. Un’opera estremamente suggestiva e coraggiosa.

Gli Oscar vanno presi come un gioco, non come universali indicatori dell’eccellenza del cinema mondiale. Esattamente come i Grammy e tutti gli altri premi di questo genere. Il materiale c’è sempre, basta sapere dove guardare. L’Oscar al miglior film straniero è una risorsa da cui attingere a piene mani.

I migliori film stranieri delle ultime edizioni degli Oscar ultima modifica: 2016-02-29T12:29:29+00:00 da Alessio Rocco