Tra le tante polemiche e la poca mobilità delle istituzioni nazionali ed europee di fronte all'”emergenza” rifugiati, il progetto “Ponti migranti” spinge e coordina giovani genovesi vogliosi di dare una mano nelle strutture di accoglienza. Nuove opportunità di concretezza e scambio culturale.

 

Emergenza! Invasione! Arrivano! Gli alieni? No. Oggi, come negli ultimi anni, giovani stranieri in fuga da guerre e povertà entrano nel nostro paese, armati soltanto della loro cultura colorata e allegra, nonostante le difficoltà attraversate in patria e nel viaggio. La cosiddetta “emergenza migranti” è nella non risposta, nella disorganizzazione di chi dovrebbe accogliere e integrare ma è troppo impegnato a discutere dove, come e quando farlo (o quale cravatta indossare per l’intervista). Per questo c’è bisogno di un’altra invasione, quella di chi ha la curiosità di conoscere, la voglia di aiutare e il desiderio di fare comunità, quest’ultimo nato spontaneamente, dalla semplicità dell’incontro.

In un clima di tensione e mancanze, negli ultimi tempi particolarmente sgradevole a Genova (ricordate il polverone alzato per l’annullamento dell’Holi Fusion Festival?), lo scorso maggio è nato “Ponti migranti”, un collettivo composto interamente da giovani, stufo di aspettare le risposte dall’alto, con una forte volontà di essere presente sul territorio e dedicare il proprio tempo all’amicizia e all’integrazione.

ponti migranti a genova

Il movimento nasce all’interno di LeftLab Genova, il laboratorio politico e sociale nato durante le recenti elezioni regionali, che ha intuito da subito la necessità di una risposta concreta ai problemi dovuti all’immigrazione: una realtà dinamica fatta di storie, incontri e soprattutto persone, più che un’emergenza. La mancanza di un piano strutturato per la ricezione di così tanti migranti ha condotto a scelte spesso avventate, poco attente nei confronti del singolo. Il risultato sono i sovraffollamenti e le poche risposte per i nuovi arrivati, sballottati senza spiegazioni tra un centro di accoglienza e l’altro.

“Ponti migranti” cerca di far fronte a queste difficoltà oggettive. E soprattutto di fronte al desiderio di incontrare questi giovani, ascoltare le loro storie. Le linee guida del progetto sono la conoscenza delle realtà ospitanti, la volontà di fare un servizio utile, la formazione personale sul tema grazie all’aiuto di esperti del settore (avvocati, operatori, testimoni), l’elaborazione di proposte politiche concrete, da portare in Consiglio Comunale. In altre parole, si tratta di lavorare sul campo, per capire tramite esperienze dirette le esigenze tanto dei migranti quanto dei cittadini genovesi.

alluvione genova

Catapultati in un mondo nuovo, ricco di difficoltà ma soprattutto di condivisione, il collettivo si è cimentato nelle lezioni di italiano come nelle attività con i bambini di seconda generazione del Centro Storico. Poi il servizio mensa, le notti in dormitorio, fino a partecipare insieme all’operazione di volontariato civico “Angeli in anticipo”, organizzata da WeCareGenova. I giovani di “Ponti migranti” si sono mostrati attivi e sensibili nell’avvicinarsi a questa realtà, coprendo nel giro di 4 mesi più di 300 ore di volontariato. Un’esperienza capace di attrarre e attivare sempre più persone, in continuo sviluppo e in continuo scambio tra culture e lingue diverse. Ed è solo l’inizio. Se volete vedere coi vostri occhi, siete i benvenuti.

Alessia Traverso

Vuoi partecipare? Scrivi a alessia.traverso@virgilio.it

Ponti migranti: a Genova un nuovo progetto di solidarietà con i rifugiati ultima modifica: 2015-10-07T18:55:42+00:00 da YURY