Gli scienziati confermano l’inquietante teoria: farsi foto da soli e postarle sui social nuoce gravemente alla vista. Quando la scienza, la saggezza popolare e le fregnacce da preti si fondono per spiegare i misteri della vita 2.0.

 

Sempre più casi nello Hutah e in Groenlandia di persone ricoverate d’urgenza per un’improvvisa cecità dopo essersi prodotti in un selfie, che, secondo la definizione dell’Oxford Dictionnary, è “una fotografia che si scatta a se stessi, in genere realizzata con uno smartphone, un tablet o una webcam e caricata su un sito di social media”.

Ma l’ondata di retine lacerate sta giungendo anche nel Bel Paese: anche un pastore del Gennargentu  ha recentemente riportato un momentaneo oscuramento della vista in seguito a essersi scattato una foto con l’iPhone davanti a uno specchio d’acqua. L’emergenza ha subito allarmato i più grandi luminari nel campo dell’oculistica, che dopo mesi e mesi di studi e test serrati su bambini cinesi, hanno allargato le braccia in segno di totale impotenza.

stewie

«Per ciò che ne sappiamo, potrebbe trattarsi di una malattia aliena, oppure di un epidemia portata dagli uccelli migratori. Dai nostri esperimenti, risulta impossibile che basti il bagliore del flebile flash di un telefonino, seppur amplificato da una superficie riflettente, ad accomunare le persone a Stevie Wonder», hanno precisato in una nota gli scienziati.

C’è voluta tutta la sagacia e la saggezza popolare di nonna Ida, ultraottantenne illuminata di Castel Volturno, a risolvere l’arcano. La vegliarda ha infatti spiegato ai suoi nipoti e discepoli che ai suoi tempi le fotografie erano qualcosa di sacro, che ricoprivano l’importante funzione di immortalare un momento degno di essere ricordato, se non di raccontare una storia.

kissy-selfie

Sfogliando il suo album della comunione, nonna Ida si è così espressa: «Pur gestendo con un certo successo vari profili su Facebook, Twitter e Instagram, non  riesco a comprendere perché, nel scattarsi una foto allo specchio, la gente protenda notevolmente le labbra all’infuori, in un’enigmatica espressione di autocompiacimento», (le famose duckface).

Come folgorato dalla rivelazione, il filosofo e esperto in disturbi dell’ego Pino Petralia ha elaborato una teoria, la cui veridicità è stata repentinamente confermata da nuovi test degli scienziati, questa volta sulla psiche di alcune ragazzine di Milano.

«I selfie altro non sono che masturbazione – sostiene Petralia – un espediente tecnologico per autoprocurarsi piacere. Sono il trionfo dell’edonismo, del narcisismo imperante che questa società dell’apparire ci impone, come mezzo per l’affermazione dell’individuo nel mondo dei social media».

E a masturbarsi, si sa, si diventa ciechi.

Ora è provato, i selfie fanno diventare ciechi ultima modifica: 2014-04-07T14:34:00+00:00 da Alessandro Pucci