Guardando in streaming la tv americana mi sono imbattuto in una serie di pubblicità contro il fumo davvero ben fatte, divertenti e non banali. Esistono metodi di dissuasione più efficaci delle immagini scioccanti sui pacchetti di sigarette? A giudicare dai video della campagna #finishItT sulla piattaforma thetruth.com, parrebbe proprio di sì.
In America saranno anche dei rozzi europeoidi rincitrulliti dalle panzane sulla libertà e dal colesterolo fino a eleggere presidente uno come Donald Trump, ma in fatto di pubblicità non sono secondi a nessuno.
E sapete come sono oggi le campagne antifumo negli States? Fighissime e molto più efficaci delle nostre. Perché? Hanno semplicemente capito che continuare a far leva solo sui risaputissimi rischi alla salute era diventato inutile. Meglio porre la questione come una sfida generazionale e far leva su motivazioni magari più collaterali ma di maggiore appeal sui giovani e sui social. Il lavoro (che manca) e i tanto amati animali domestici.
“Be the generation that ends smoking”
Fumo, talvolta basta solo #theTruth
Che c’entrano i pet e il lavoro con le siga? C’entrano, c’entrano eccome e, anzi, gli ideatori della campagna #FinishIT – della quale vi mostriamo i migliori video – li mettono in relazione con il fumo, fornendo dati statistici relativi alla realtà americana. Per esempio, che ci crediate o no, i fumatori guadagnano in media il 20% in meno dei non fumatori.
Fumare a vita per aromatizzare al tabacco lo spleen che c’è in noi, abbandonandosi al nichilismo più autodistruttivo è una possibilità che abbiamo. Ma se non teniamo a noi stessi, almeno teniamo un po’ al nostro amato gattino? Ebbene, la probabilità che i gatti dei fumatori si ammalino di cancro è doppia rispetto a quella dei felini dei ‘salutisti’. E lo stesso vale per gli altri animali domestici.
Ancora non siete convinti? Non vi bastano questi argomenti per dare un taglio al fumo? Serve un’altra motivazione alternativa? Pensate allora alla salute del nostro povero pianeta… 600 milioni di alberi all’anno abbattuti dalle grandi compagnie del tabacco. Insomma, ci fumiamo una siga, ma in realtà ci stiamo fumando un’intera foresta.
Ma valgono almeno le svapate, le spipacchiate, i calumet della pace, i bong e chi più ne ha più ne accenda? Sì, per restare dipendenti e assuefatti vanno benissimo. Ergo, come dicevo all’alba della loro diffusione in Italia, le sigarette elettroniche non aiutano a smettere di fumare.
Sono dunque totalmente soppiantate in USA le storie strappalacrime di vita sofferta e vissuta che comunemente vengono divulgate come deterrente? Non del tutto: hanno anche loro un ruolo in #theTruth, ma marginale e comunque non sono volte a raccapricciare istantaneamente, ma a esemplificare la condizione degli ex fumatori più sfortunati.
La componente di shock – quella che mira a mostrare le estreme conseguenze del fumo – persiste, ma la novità e la freschezza di questi contenuti è nettamente prevalente. E insieme alle verità statistiche, gli americani, sempre focalizzati sull’obbiettivo, aggiungono dei report periodici sui progressi.
Come si evince dai report, in diversi Stati membri, la lotta al fumo sta dando i suoi frutti tra studenti e popolazione giovane. Forse un po’ di meriti vanno anche a questo tipo di campagne basate su fatti e condite con tracce electro house, che in sostanza ti dimostrano a livello statistico che fumare è da sfigati. In barba a Humprey Bogart e a Paz, a Jijen, a Corto Maltese e alle loro siga che fanno tanto figo. E un po’ anche alla faccia mia, che per scrivere sta roba ne ho fumate tre, mannaggia a me. Fortuna che non ho animali.