Quel fantastico peggior anno della mia vita è l’ennesimo film sul cancro con protagonisti adolescenti. Perché vederlo? La produzione indie è divertente, l’anima del film è più solida del previsto e non tarda a palesarsi: è un sofferto e commovente romanzo di formazione.
Onestamente, non potrei biasimarvi se foste saturi di film sul cancro. Negli ultimi anni ne sono usciti diversi che parlano di teenager malati terminali, spesso con una bella storia d’amore (Colpa delle stelle di Josh Boone, L’amore che resta di Gus Van Sant). Così si apre Quel fantastico peggior anno della mia vita.
“Non so proprio come raccontare questa storia. Non so nemmeno come iniziare. Credo che potrei usare la frase d’apertura di un grande romanzo: era il tempo migliore e il tempo peggiore (da Le due città di Dickens, ndr). Ma poi cosa vuol dire? È ovvio che da qualche parte è davvero il tempo migliore per qualcuno. Magari sta mangiando un sacco di cibo vietnamita che non ha dovuto pagare, e la donna delle consegne è proprio uguale alla più bella delle Pussy Riot, che ora se ne sta in un angolo, a suonare una melodia incredibilmente bella con l’arpa. Quindi sì, si sta godendo la vita. Nel frattempo, un altro tizio viene torturato da dei professionisti, appeso sopra una piscina di acido con dentro dei coccodrilli. E dato che è piena di acido, i coccodrilli sono infuriati. E diffondono nell’aria quell’odoraccio del latte rovesciato nel parcheggio della scuola. E c’è anche un tizio muscoloso che lo picchia a sangue. È quello che si può dire il tempo peggiore. Non so assolutamente cosa sto facendo. Comincio e basta. Questa è la storia del mio ultimo anno di liceo, di come mi ha rovinato la vita, e di come ho fatto un film così brutto, da uccidere qualcuno.”
Come si può intuire, Me and Earl and the dying girl (vale la pena almeno menzionare il titolo originale) è fin da subito diverso dal solito.
Sembra quasi un film di Wes Anderson, nella fotografia e nella colonna sonora, con il preciso intento di segnare una profonda linea di demarcazione tra sé e “gli altri” cancer movie. Aderisce ai canoni del cinema indie, contando anche su una regia che se ne frega alla grande delle regole.
Dopo pochissimi minuti si capisce che ci saranno vari giochetti per distrarci dal reale obiettivo, fin troppo scontato: commuovere. Se un poster di Wolverine può rivolgersi direttamente al protagonista, se alle riprese “dal vero” si alternano saltuariamente degli stacchetti in animazione stop motion, vuol dire che la malattia e l’amore sono elementi marginali, almeno nell’approccio che il film vuole dare.
Quel fantastico peggior anno della mia vita: trama e trailer
Il contesto è quello della provincia americana. Greg (Thomas Mann, leader di un cast di perfetti sconosciuti, dei veri fenomeni) è un adolescente assolutamente normale. Per uno come lui, durante il liceo l’ipotesi migliore è quella di sopravvivere, l’obiettivo principale è limitare il più possibile i momenti imbarazzanti.
Greg non è uno sfigato, non è il re della scuola. È uno che si fa abbastanza gli affari suoi, comodamente infagottato nel suo involucro da normal kid. Però ci sta simpatico. Un po’ perché con il suo amico Earl (R.J. Cyler) realizza una serie di cortometraggi in omaggio a grandi capolavori (Apocalypse Now, Un uomo da marciapiede, Fino all’ultimo respiro e molti altri; per i cinefili, lo ammetto, è una vera goduria), un po’ perché gli si legge in faccia quell’indecisione e quell’inconsapevolezza che abbiamo provato nei nostri anni da liceali.
Sollecitato dalla madre, decide di passare del tempo con Rachel (Olivia Cooke), un’amica che ha appena scoperto di avere la leucemia. “Ok, facciamo qualcosa oggi. Poi basta”. Greg accetta faticosamente, senza tenere conto delle conseguenze emotive che questo può comportare.
L’evoluzione di un ragazzo verso l’età adulta
Distacco, incertezza, paura. Questo è Greg in tre parole. Risolvere lo stallo in cui si trova, quel limbo esistenziale in cui è facile cadere tra il liceo e il college, non è una cosa che si decide e basta. Succede, nella maggior parte dei casi inconsapevolmente. Accetti di fare un gesto altruista, ma le conseguenze non le puoi controllare. E ti cambieranno per sempre.
Quel fantastico peggior anno della mia vita è un prodotto insieme innovativo e scontato. Come il suo protagonista, lo spettatore vive un’esperienza distaccata nei confronti del problema reale, senza rendersi bene conto di ciò che sta accadendo. In questo sta tutta la forza del film: ti distrae, ti seduce con una struttura da divertissment, ma non si lascia scappare l’occasione per colpire, in modo naturale e senza forzature, dove fa più male. L’ingenuità di Greg, che se la vive, e di tutti noi, che guardiamo, viene spazzata via in un attimo: il film nel film, quello della scena finale, ha quasi ucciso anche me.
Fuori concorso a Locarno, passato all’appena concluso Torino Film Festival, premio del pubblico e gran premio della giuria al Sundance, Quel fantastico peggior anno della mia vita è una commedia alternativa, una dramma sentimentale, una bellissima evoluzione di un ragazzo verso l’età adulta.