A patto che siate occidentali, cristiani o latinoamericani, in questi giorni avete tutti a che fare con l’estenuante rito dei regali natalizi. Ah come desideravate da bambini quella bicicletta con gli ammortizzatori, peccato che Babbo Natale la portò invece al vostro possessivo fratello. Oggi invece, da grandi, le cose sono ben cambiate. O no?

Forse ormai tutti sanno che il nostro caro vecchio Babbo Natale altri non è che San Nicola di Bari; non quello di “Champagne” (e nato nel foggiano) che sempre confondo con Peppino di Capri, ma un vescovo vissuto tra il III e il IV secolo dopo Jesus a Myra (oggi Demre), una città nella costa meridionale dell’Anatolia: l’attuale Turchia asiatica, all’epoca parte dell’Impero Romano.

Insieme al trittico oro-incenso-mirra dei Re Magi, al nostro porporato dobbiamo la tradizione di fare regali a Natale ai bambini, visto che di lui si narra che ne resuscitò tre, dopo che furono brutalmente uccisi da un macellaio per venderne la carne, evidentemente ignaro delle future maledizioni dell’Oms. Considerato un grande benefattore (distribuì ai poveri l’eredità di famiglia) e protettore delle prostitute (salvò, di nuovo, TRE sorelle dal meretricio donando al padre la dote necessaria a maritarle) oltre che dei marinai, Nicola fu un acceso difensore dell’ortodossia cristiana dalle eresie quali l’arianesimo: si racconta, ancora, che mollò uno sganassone ad Ario in persona, durante lo sfavillante Concilio di Nicea che ci ha regalato la vera verità scritta su Cristo e consegnato l’adorato cesaropapismo che tutt’oggi amiamo ancora con ardore.

Volendo sintetizzare, il nostro Klaus, era un prete manesco che non amava chi non la pensava come lui, ma apprezzava molto le prostitute e i bambini, ma probabilmente meno di Michael Jackson o Don Seppia.

Ora, da agnostico materialista, ma battezzato nella parrocchia di San Nicola di Sestri Ponente contro la mia volontà nonostante piangessi, vi dico dal cuore che “ce ne fossero di vescovi così oggi…”.

Saint Nikolaus

Poco importa poi se dal 1931 la sua figura sia stata sfruttata commercialmente dalla CocaCola Company per vendere l’omonima merdosa brodaglia zuccherina, fino a farlo diventare un obeso lappone circondato da folletti (in inglese Sprites) che si sposta a bordo di una slitta volante trainata da renne (in inglese Fantas?!). Il punto è che la festa di bambini, puttane e marinai, coincidente con la nascita del rivoluzionario figlio adottivo del falegname Giuseppe dal bimillenario fanclub, è oggi largamente la festa del consumismo.

Non solo ai bambini, ma doni per tutti, anche a chi, per qualche oscura ragione, si deve leccare il culo e che di certo non ha bisogno, per dissetarsi, di una magnum di Dom Perignon. A parte il leccaculismo all’italiana, la tradizione vuole che si facciano regali alle persone care o semplicemente ai parenti, anche a quelli serpenti. Un pensiero, una cazzata, un presente, un cadeau, ma niente di niente fa proprio brutto.

Ecco perché, ossessionati dalla paura di essere mal visti, ci scapicolliamo in selvagge corse all’acquisto, sgomitando tra orde di nostri simili egualmente ansiati, portafogli alla mano. L’aspirazione è quella di azzeccare il regalo, magari un oggetto davvero utile, o di strappare un sorriso per il bel pensiero. Talvolta però, vuoi la fretta, lo scarso impegno o la totale ignoranza dei gusti del ricevente, i regali scartati a Natale si rivelano un clamoroso flop. In proposito, #i9diYURY vi offre una lista di doni natalizi da evitare per non incorrere in pessime figure: i nove regali di merda.

#i9diYURY

1. Il pigiama Disney

Hai ormai trent’anni e in essi hai accumulato decine di pigiami che non usi perché da sempre dormi in mutande. Lo ribadisci annualmente, ma nulla da fare. “E se ti ricoverano in ospedale cosa ti metti?”. “In quel caso non saprei, ma ora come ora una mano sulle palle di sicuro”, pensi. “Hai ragione, grazie tante…”, dici.

2. Il regalo riciclato

Lo scorso Natale hai regalato a tuo cugino un dopobarba al mango, te lo ricordi perché il packaging metteva ribrezzo. Quest’anno il tuo amato parente te lo restituisce come se nulla fosse, senza neanche una punta di sarcasmo o imbarazzo. Chi la fa la aspetti, solo che tu sei pure allergico al mango. Lo butti? Mangopocazz, tornerà utile in futuro…

3. Le cuffie dei maxistore cinesi

Da anni risparmi per comprare degli auricolari degni di tal nome, che isolino dal rumore esterno e permettano di distinguere ogni singola sfumatura acustica della tua sinfonia preferita, “Magnifico” di Fedez: prezzo cento euro circa. A Natale cosa ti arriva? Le classiche cuffiette da 5 euro che solo a guardarle si disassemblano a livello molecolare: “Grazie, mi mancavano!”. Destinazione: raccolta plastica.

4. Il Babbo Natale parlante

Vorrei proprio sapere chi è che presta la sua voce registrata per far parlare un Babbetto a pile che canta fuori tempo “Bianco Natal” in italocinese e che cammina cercando puntualmente di schiantarsi al muro. Ha certamente un lavoro migliore del mio.

5. Il vestito della misura sbagliata

Sempre nell’ansia di presentarsi a mani vuote, tua nonna paterna ha preferito prenderti un set di canottiere di marca, per lei la migliore. Non porti canottiere, ma soprattutto non taglia XXL: “Se ti sono piccole le vai a cambiare”. Alto 1e70 per 62 chili, sei palesemente un peso piuma, ma soprattutto mai ti sogneresti di entrare in quel buio negozio di intimo per anziani. “Che bell’idea!”, dici. “Stracci da pavimenti”, pensi.

6. Il souvenir trash

Appena tornato da Londra, un tuo parente alla lontana ti porta per Natale una statuetta della regina Elisabetta in topless che nel fondoschiena reca uno strano foro. Osservando meglio, si tratta di un temperamatite. “Oh, ma grazie infinite!”, dici. “Non andrò mai in Inghilterra”, pensi.

7. La maglietta giusta al momento sbagliato

Un pacchetto floscio, sicuramente un vestito. Lo scarti, è una maglietta. Quella che hai in dosso in quel preciso momento. Te la sei comprata tu, quindi ti piace. Teoricamente il regalo è azzeccato, peccato per il tempismo. Poco male, in città girerà presto un “bisognoso” vestito come te.

8. La ciclette a braccia

Vista su Mediashopping e desiderata fortemente da chi te la regala, impieghi circa 20 minuti per metterla a fuoco e capirne l’utilità. Poi vedi le sue braccia dai tricipiti flaccidi e cadenti, e realizzi che forse l’ha comprata a te per testarne l’efficacia prima di mettersene una in casa. Scelta errata: in soffitta, insieme ad altre cianfrusaglie.

9. La tua statuetta del presepe

Ne apprezzi la manifattura, una caricatura dall’alto valore artistico in sughero dipinto. Solo che il tuo presepe ha preso fuoco per un cortocircuito l’anno scorso, forse perché non sei un buon cristiano, e questo regalo ti ricorda il giorno in cui i pompieri ti hanno dovuto sfondare due finestre per entrarti in casa e spegnerti la libreria della sala fiammeggiante, in versione Etna. Bei momenti… Nella spazzatura senza passare dal via. Nonostante questi funesti pensieri, trovi la forza di dire: “Grazie grazie, mi somiglia moltissimo!”.

 

I 9 regali di merda ultima modifica: 2015-12-22T19:03:40+00:00 da Alessandro Pucci