Si è appena conclusa a Bologna l’edizione numero otto del roBOt Festival e già se ne sente la mancanza. L’atmosfera da grande evento, l’immensa preview di Apparat al Teatro Comunale, gli innumerevoli eventi sparsi per varie location della città: una settimana che nel capoluogo emiliano ricorderanno per tanto tempo.

Accelerazione intesa come sfida. L’intento del roBOt Festival 08 era quello di porsi come nuovo contenitore culturale per dare visibilità e spazi a una scena suburbana troppo spesso schiacciata dal capitalismo artistico, ma che finalmente, negli ultimi anni, sta rinascendo. Come l’Araba fenice, sta risorgendo dalla proprie ceneri, sfidando e cercando una nuova concezione di arte. Accelerazione come lotta contro le contraddizioni, perché solo creatività e cultura potranno salvarci.

apparat robot bologna

Rispetto allo scorso anno, tutta la comunicazione del festival ha fatto un notevole passo avanti, a dimostrare come dietro alla macchina organizzativa ci sia una continua ricerca della perfezione. Che il roBOt sia entrato prepotentemente nella cartina dei migliori festival europei lo si capisce subito: dal tipo di sponsorizzazioni, di grande portata, e dalla presenza di anteprime (a volte mondiali) firmate da artisti di livello assoluto, che in terra emiliana sembrano sentirsi un po’ come a casa. Forse perché la piccola ma contemporanea Bologna è sempre al passo coi tempi, ma anche perché rispetto a molte altre manifestazioni culturali del genere, l’unione tra clubbing e innovazione artistica si rinnova e fortifica anno dopo anno.

Le novità del roBOt Festival 08

Molto intelligente la scelta del cambio di sale alla Fiera di Bologna, per le due serate clou. Diversamente dalla scorsa edizione, il Main Stage e il Redbull Stage sono stati piazzati in due location differenti, il che ha portato a una divisione più chiara dei generi musicali, oltre che a un netto guadagno nella qualità della musica e dell’atmosfera. Altra piccola ma sagace novità è stata l’introduzione dei chip magnetici per le consumazioni, applicati a dei braccialetti, dove era possibile caricare denaro, evitando cosi lunghe file anche per prendere una birretta: non una cosa da niente, in un festival che solo nel weekend ha registrato quasi 10mila presenze.

Le scelte delle location sono state stravolte quasi totalmente. A rimanere, l’immancabile, maestoso Palazzo Re Enzo, nel cuore della città, il Teatro Comunale, protagonista della preview del Festival con Apparat, e infine l’enorme spazio della Fiera, per le due serate del weekend. Gli altri luoghi di questa edizione sono stati 8: Fondazione Collegio Artistico Venturoli, Dynamo, Loft_Kinodromo, Museo Internazionale e Biblioteca della Musica di Bologna, Sala Tassinari, Kilowatt_Le Serre dei Giardini Margherita, Mast e il TIM* WCAP Accelerator Bologna.

Mai come per il Robot 08 le danze si sono aperte col botto: domenica 20 settembre, a inaugurare il festival è stato Apparat, con la prima tappa italiana del tour “Soundtrack Live”. Sascha Ring (questo il suo vero nome) ha presentato uno spettacolo pensato per il teatro e per il cinema, accompagnato dai Transforma, suoi collaboratori di lunga data, esperti visual djs.

Da Apparat a Trentemøller: quattro giorni indimenticabili

Mercoledì 7, a Palazzo Re Enzo, ha aperto la serie di workshop del festival “Waiting For The Gods”, frutto di un contenitore creativo geniale qual’è Fabrica, a livelli di eccellenza mondiale per tutto ciò che gravita attorno alle arti più libere, evolute, eleganti e incisive. Quasi contemporaneamente, alla Sala Tassinari, Nodeschool ha presentato il suo progetto di interactive 3D.

Giovedì il via alla serie di dj set e performance live a Palazzo Re Enzo, dove tra gli innumerevoli nomi in scena possiamo citare il set di Seven Davis Jr, dagli States, e quello di Memoryman AKA UOVO, fuoriclasse di casa, nato e cresciuto a Bologna.

Venerdì è entrata in scena anche la Fiera, con le sue sale gigantesche, unite all’ interessante novità dell’Outdoor Stage. La line up, vista sulla carta, è qualcosa di mostruoso. Finalmente un festival riesce ad abbattere l’abitudine di chiamare i soliti nomi, più per motivi economici che artistici. Al roBOt 08, la scelta tra grandi del mainstream e capi assoluti del genere è a dir poco geniale. Anche se non tutte le attese sono state rispettate: alcuni artisti, come vedremo tra poco, hanno deluso le aspettative. Una piccola pecca che non va a intaccare l’eccellenza del festival e la sua impeccabile organizzazione.

Nel Main Stage, sua maestà Squarepusher prima e il favoloso B2B di Ben Ufo e Jackmaster dopo sono stati un toccasana, un vero e proprio viaggio tra la musica elettronica più pura. Poi è stato il turno di Nina Kraviz, la conosciutissima dj russa che sta girando il mondo tra festival e club internazionali, a chiudere la serata, gran spettacolo di acid techno con spunti made in Detroit. A proposito. Nel Redbull Stage invece, l’ultimo atto sarebbe dovuto essere affidato al grande Levon Vincent, che però ha dovuto rinunciare per problemi a una spalla. Jimmy Edgar, genietto proveniente proprio dalla capitale del Michigan, stabilizzato a Berlino e fondatore della Ultramajic Records, non lo ha fatto rimpiangere troppo.

Ad aprire la giornata successiva, tra le tantissime performance a disposizione, i live set di Nozinja, Prefuse 73 e dell’espertissimo Cristiano Crisci in arte Clap!Clap! AKA Digi G’Alessio (proprio lui).

Tra una trattoria e l’altra (non posso esimermi dal fare pubblicità a “La Gigina”, l’élite di Bologna), è arrivato il super sabato sera. Il programma prevedeva la grande chiusura di Trentemøller nel Main Stage: ma invece c’è stato lo scambio con il B2B di Daphni e Floating Points. Non una scelta felicissima.

La performance di questi ultimi non è stata all’altezza di una chiusura del palco principale, anche dal punto di vista tecnico. Si è passati da una set puramente techno a uno funky: bellissimo se preso singolarmente, ma molto male assortito col resto dello show. In generale, le aspettative erano decisamente più alte. Di un’altra pasta l’eccentrico Tiga, che ha presentato in anteprima il suo nuovo progetto, mischiandolo con i classici, sempre pregevoli. Le gioie sono proseguite col trio Siriusmo e coi Modeselektor, mentre nel RedBull Stage Nathan Fake prima e Clark dopo hanno legittimato la grande attesa per il loro set.

I Martinez Brothers sono venuti a fare quello che sanno fare meglio: far prendere bene la gente con la house made in Brooklyn. Per la chiusura ottimo Lory D, pioniere della scena underground romana, bravissimo a non far pesare la salita sul palco dopo due big come i Martinez. Altra nota più che positiva, nell’Outdoor Stage, la bravissima Helena Hauff, dalla Germania: ha regalato più di un ora di techno, acid ed electro.

Ultima ma non ultima la bellissima performance del duo meraviglia Apparati Effimeri, amici di YURY, che li ha intervistati tempo fa: mancavano dal festival da più di cinque anni.

Il roBOt è diventato grande

Non si tratta solo del numero di presenze, ma della qualità di artisti e performance, dell’apporto sempre più massiccio degli sponsor esterni, segnale chiarissimo di come questa realtà sia sempre più riconosciuta a livello internazionale. E soprattutto dell’organizzazione, lo ripeto, impeccabile.

Quanto manca a roBOt 09?

Robot Festival 08, protagonista è la sfida ultima modifica: 2015-10-14T13:39:20+00:00 da Andrea Pioggia