Dal 12 maggio è in sala Pericle il nero, diretto da Stefano Mordini e con Riccardo Scamarcio protagonista. YURY li ha incontrati nel retro di un cinema milanese.
Qualcuno si ricorda ancora di un Riccardo Scamarcio così? Se ci siete, battete un colpo, i fan della fiction Compagni di scuola meritano di essere riconosciuti come una grande famiglia! Scamarcio ci ha accompagnati nei meandri dell’adolescenza, poi è diventato un attore “serio”, ormai bollato come bravo oltre che bello, e recentemente anche produttore insieme alla compagna Valeria Golino (recuperate Miele con Jasmine Trinca, sul difficile tema del fine vita). Chi avrebbe mai detto che lo Step nazionale potesse recitare la parte di un soldato della camorra, che riscuote i crediti, picchia e sodomizza i pizzaioli che non vogliono cedere il locale al boss di turno?
Oggi Scamarcio era a Milano per presentare Pericle il nero, tratto dall’omonimo romanzo di Giuseppe Ferrandino e terzo lungometraggio di Stefano Mordini (Acciaio), in concorso al Festival di Cannes 2016, dove YURY sarà presente dal 20 al 22 maggio, nella sezione Un Certain Regard.
Pericle il nero: trailer, trama, commento
Pericle Scalzone, detto Il nero, di lavoro “fa il culo alla gente” per conto di Don Luigi, boss camorrista emigrato in Belgio. Tutto cambia quando, in fuga dai suoi superiori per aver commesso un errore, incontra una donna che gli fa pensare di poter cambiare completamente vita…
Pericle il nero è un noir che cerca la luce nelle pieghe emotive di un protagonista che di luminoso avrebbe ben poco, almeno in partenza. Pericle (Riccardo Scamarcio) è un’anima persa, adottata da una famiglia criminale. Non ricorda nulla della propria infanzia, è un orfano che nella propria intimità non appartiene a nessuno. Il suo modo di agire per conto del boss è meccanico, puramente istintivo, brutale. L’incontro casuale con Anastasia (Marina Fois) cambia per sempre la sua esistenza, ma proprio quando tutto sembra definito e facilmente prevedibile, il film riesce a essere sorprendente, pur senza clamorosi colpi di scena. L’evoluzione di Pericle verso una vita diversa parte da questo incontro, che però non monopolizza la narrazione. C’è un eco di Drive, ma Pericle, a differenza del driver di Gosling, non agisce esplicitamente per amore dell’amata, ma affronta un percorso personale molto particolare, solitario, una storia di formazione trasposta su un personaggio già adulto. Questo percorso è il principale motivo d’interesse del film, prodotto, tra gli altri, da due nomi eccellenti del cinema mondiale: i fratelli Dardenne. Sono diversi gli spunti che offre quest’opera così particolare e controversa. Li abbiamo approfonditi direttamente con i protagonisti, che abbiamo incontrato negli uffici dell’Anteo SpazioCinema di Milano.
Intervista a Riccardo Scamarcio e Stefano Mordini
Nel film è data grande importanza alla colonna sonora e ai suoni, a volte molto particolari.
Stefano Mordini: La colonna sonora è del compositore svedese Peter von Poehl, mentre i pezzi editati sono solo due: quello di Nina Simone, “Wild is the wind”, e quello sui titoli di coda, “Gimme all your love” degli Alabama Shakes. Nella scena del primo pezzo bisognava lavorare sull’interiorità del personaggio, non sul realismo, quindi ciò che sentiamo, come suoni e parole, è diametralmente opposto a quello che si vede. Anche il secondo brano svolge questa funzione. L’ha scelto Riccardo, perché fa sempre parte del racconto interiore di Pericle.
Pericle è un personaggio che cambia molto, decidendo di ribaltare la sua vita. Questo si vede, ad esempio, nella camminata del personaggio, nel suo modo di interagire col mondo fisicamente.
Riccardo Scamarcio: Sì, è così, ma nulla è stato calcolato a tavolino. L’approccio al lavoro è stato molto in divenire. In fase di preparazione, non abbiamo mai detto “qui camminerà cosi”, “qui farà questo gesto”. Abbiamo analizzato continuamente il personaggio a 360 gradi, seguendo un flusso sia nella preparazione sia sul set. Il cinema è un’arte in cui devi sempre saper ripartire da zero. Se programmi tutto sei finito. Da quando scrivi il copione a quando lo metti in scena può essere passato moltissimo tempo. Poi ci sono gli imprevisti e moltissime variabili. Devi essere disposto a cambiare in corsa, a reagire a quello che avviene. Tutto questo si può fare solo quando c’è grande fiducia reciproca tra attore e regista.
Quindi avete potuto girare in ordine cronologico?
SM: Sì, è un lusso che ci siamo potuti permettere grazie al doppio ruolo di Riccardo, che figura in veste sia di attore sia di produttore. Questa condizione era fondamentale per poter creare una certa evoluzione del personaggio. C’è stata un’attenzione, e un costo, in più per questa cosa, ma doveva avvenire per forza.
C’è qualche personaggio del cinema che è stato d’ispirazione per preparare il ruolo di Pericle?
RS: Taxi Driver, e quindi Travis, è stato sicuramente una linea guida, non tanto nel tipo di film, quanto nel percorso del personaggio e nell’approccio produttivo: Taxi Driver non lo voleva fare nessuno, ha avuto una gestazione controversa, e la stessa cosa è successa a noi. Una volta messa in piedi la produzione, ci è stata data grande libertà, abbiamo potuto girare in ordine cronologico e preparare il personaggio per molto tempo prima delle riprese.
Come è stato per te, Riccardo, parlare napoletano e francese?
RS: Le lingue per me sono un punto di forza, con esse posso rendere il mio personaggio unico, non generico. La caratterizzazione linguistica è un po’ uno specchietto per le allodole, che frega lo spettatore rispetto alla verità interiore. Io posso occuparmi dei piccoli cambiamenti emotivi, se il personaggio è reso credibile dalla lingua. La caratterizzazione è sempre al servizio del disegno emotivo del ruolo, almeno per me. Altri attori ne piegano l’emotività per risultare credibili in una lingua non loro.
Scamarcio si è proprio evoluto, come recentemente il cinema italiano, del resto!