Dopo le proteste di Gezi Park ad Istanbul, ripercorriamo la storia di Selda Bagcan, cantautrice turca che lottò contro il regime del generale Evren. Non si tratta solo di politica: la sua musica ha ridotto la distanza sonora tra l’Europa Orientale e quella Occidentale.

Due anni fa ho cominciato ad approfondire la mia scarsa conoscenza per quel che riguarda la musica rap. Così, dopo aver spiluccato dalla memorabile discografia di 2Pac ed essere passato a Nas, vedo pubblicato su Facebook “Mathematics” di Mos Def e incuriosito l’ascolto. Coinvolto dal groove, decido che vale la pena sentire altre canzoni dell’artista newyorkese, così proseguo nella ricerca finché non mi imbatto in Supermagic”.

Rimango attratto dal riff della chitarra, uno di quelli che rimangono incastrati nella corteccia temporale per settimane, e dal flow del rapper, finché le mie orecchie non vengono spiazzate dal finale di stampo orientale, che di certo non può essere opera del nativo di Brooklyn. Vado su google, cerco la provenienza del sample e scopro “Ince Ince” di Selda Bagcan.

Una canzone totalmente inaspettata. Tipica voce mediorientale, chitarra che evoca uno spirito da cantautrice ma un “killer riff” da rock band d’assalto. Vado a leggere il testo tradotto e trovo parole pesanti a metà fra la denuncia sociale, l’attacco al potere e la preghiera. Lascio subito perdere ogni velleità di ampliare la mia cultura rap per tuffarmi in questo viaggio nella Turchia degli anni ’70.

Viaggio che inizia con una giovane studentessa di fisica, cresciuta con la musica folk del suo paese ma anche con i Beatles, i Rolling Stones, gli Animals e in generale il rock britannico anni ’60. Durante i suoi giorni all’università, Selda si avvicina alle idee politiche “di sinistra”, che più o meno in ogni parte del mondo stanno attizzando i movimenti giovanili e studenteschi. Decide di mettere il suo talento musicale al servizio della causa, scrivendo canzoni come “Adaletin Bu Mu Dunya” (Mondo ingiusto), per mezzo della quale critica le ingiustizie sociali e la mancanza di diritti.

Dopo essersi fatta un nome come cantante di protesta e come artista in grado di innovare la scena musicale turca, nel 1975 le viene concessa l’occasione di registrare il suo primo album.

Il risultato è stupefacente. Un disco che unisce musica tradizionale, rock, progressive e un pizzico di funk. Un LP con testi abrasivi e diretti, come in “Ince Ince” o in“Yaz Gazeteci Yaz” dove attacca la stampa accondiscendente col potere.

Non mancano anche momenti di respiro con testi che parlano d’amore, sicuramente più vicini alle canzoni tradizionali. Tra questi, “Gitme” (Non andare) e “Yaylalar” (Altopiani).

http://www.youtube.com/watch?v=wpj1meAwd6E

Ma nel 1980, in Turchia, sale al potere il generale Evren. Selda viene perseguitata e imprigionata per tre volte, a causa dei suoi testi ritenuti istigatori e pericolosi per il mantenimento del potere da parte della giunta militare. Inoltre a causa dell’incremento della popolarità delle sue canzoni nelle comunità turche all’estero, le viene proibito di lasciare il paese. Fino all’intervento della WOMAD Foundation, che nel 1987 riesce a farle riavere il passaporto e a portarla al di qua del Bosforo, per una serie di concerti nei festival più importanti d’Europa, come Glastonbury.

Celebrando Selda Bagcan, il pensiero non può non andare alla situazione attuale e ai moti di Gezi Park che nel 2013 hanno catalizzato l’attenzione di tutto il mondo. La musica è potente, senza tempo e “a prova di proiettile”, come direbbe V di V for Vendetta. Una canzone come “Meydan Sizindir”, scritta nel 1975, può ancora essere tremendamente attuale. Nessun carcere sarà mai in grado di imprigionare parole come queste:

“Uccidili padre uccidili, questa piazza è tua.” “Oggi è tua ma domani sarà nostra, il mondo sarà nostro, l’universo sarà nostro, l’amicizia sarà nostra, la fratellanza sarà nostra, amico”.

#DirenGezi

http://www.youtube.com/watch?v=n3Lj2G2lb78

Selda Bagcan: Cantautrice contro il regime turco ultima modifica: 2014-11-21T18:31:45+00:00 da Yorgos Papanicolaou