Dalla penna di Yorgos Papanicolaou giunge la seconda parte della monografia dedicata a Serj Tankian. Dalle prime sperimentazioni con orchestra al trittico di album: il percorso che ha portato alla consacrazione del cantante e compositore armeno quale uno degli artisti più eclettici del panorama musicale alternativo.
La scorsa settimana vi abbiamo proposto in esclusiva la prima parte della monografia dedicata a Serj Tankian, conclusasi con il suo primo album in studio, Elect The Dead Symphony. Questa seconda parte si apre con un salto in avanti nel 2010, con l’uscita del suo secondo lavoro, Imperfect Harmonies.
Già dalle interviste pre-lancio dell’album, Serj ci aveva avvisati che avrebbe osato, unendo l’hard rock del primo disco con gli arrangiamenti orchestrali e la musica elettronica. Quasi inutile dirlo, Tankian è il più classico dei re Mida e anche questa volta riesce senza sbavature a rendere interessante e pieno di idee un LP basato prevalentemente sulla sua abilità interpretativa e vocale.
L’album parte subito a cento all’ora con “Disowned Inc.”, che racchiude in sé tutte le influenze presenti nell’album, meritando di essere considerata la migliore del lotto.
A questa segue “Borders Are…”, una galoppata con echi d’n’b accompagnati dall’orchestra che regala momenti di respiro epico. Successivamente, “Reconstructive Demonstrations” esalta al massimo le doti canore di Serj con un pattern strofa cupa e esplosione orchestrale nel ritornello. Merita una menzione anche “Beatus”, pezzo caratterizzato dalle influenze arabe, jazz, minimali, con un bridge che sembra tratto da una colonna sonora di John Williams.
A metà disco troviamo “Electron” e “Gate 21”, i pezzi più orecchiabili, seguiti da “Yes, It’s Genocide”, un commovente lamento accompagnato dal piano e cantato in armeno per ricordare il terribile genocidio del 1915-16. In chiusura dell’album si fa notare “Left Of Center”, che strizza l’occhio all’album precedente e rappresenta il vero anello di congiunzione tra i due lavori.
Imperfect Harmonies è un disco in cui Serj osa e lo fa con scienza e coscienza. Non esagera mai e nel variopinto caos realizzato riesce sempre a trovare un ordine preciso e a presentare un cd solido e non dispersivo.
Da cassa di risonanza di questo lavoro, a fine 2010 arriva la notizia bomba: i System Of A Down si riuniscono per un tour che avrà luogo nel 2011. Inutile dirlo, ho visto lo spettacolo di Milano e ho cantato ogni canzone sino a perdere l’uso della voce. È stato l’ultimo grande abbraccio a tutti i fan di una delle band più peculiari del panorama rock/metal degli ultimi quindici anni. Inoltre, sempre nel 2011, Serj compone le musiche per Prometheus Bound, un musical rock ispirato alla storia di Prometeo, l’eroe della mitologia greca.
Nel 2012, quando il nostro Serj, impegnato nella realizzazione di più progetti paralleli, fa uscire Harakiri, il disco da lui definito il più semplice della sua carriera. Un album rock con evidenti influenze metal, introdotto dal singolo “Figure It Out”, che sembra esser preso dalla discografia dei System. Una sorta di denuncia scherzosa del potere dei manager d’azienda e della loro condotta votata al capitalismo sfrenato.
Personalmente, considero il cd spaccato a metà: la prima parte è davvero di alto livello, mentre la seconda presenta qualche canzone più debole, forse scritta troppo in fretta o forse con qualcosa di già sentito. Meritano indubbiamente una menzione “Ching Chime”, “Butterfly” e “Weave On”. La crème dell’album è rappresentata da “Harakiri”, che tratta il tema del maltrattamento dell’ambiente e dei suicidi di massa di alcune specie animali ingannate dai cambiamenti climatici.
Cito inoltre “Uneducated Democracy”, una canzone con riff alla Motorhead, batteria sotto anfetamine, ma anche momenti di stacco che spezzano il ritmo frenetico e aggiungono colore al pezzo. Particolarmente curioso il tema di questa canzone: “meglio una democrazia stupida o un dittatore benigno”? Senza voler accendere un dibattito politico, questo testo mette in evidenza l’importanza dell’educazione e la cultura nella realizzazione e nel mantenimento di una vera democrazia e quanto l’ignoranza, la pigrizia e la disonestà facciano il gioco dei grandi capitalisti e della classe dirigente.
Nell’estate 2013 escono nel giro di un mese Orca e Jazz-iz-Christ. Orca è una sinfonia in quattro movimenti il cui tema principale è la dicotomia tra bene e male presente in ognuno di noi. È difficile per me commentare questo lavoro, perché è evidente che sarebbe oltremodo ingiusto paragonare la composizione di un artista senza formazione classica alle grandi sinfonie del passato. Tuttavia, l’ho trovata davvero emozionante e ho notato un’ottima alternanza nei temi, nonché un più che convincente utilizzo di ogni strumento dell’orchestra. Per farla breve, meglio la sua che la prima in do maggiore di Wagner.
Jazz-iz-Christ è invece un album jazz-fusion nel quale, aiutato da jazzisti di professione (tra cui il bravissimo pianista Tigran Hamasyan, che vi consiglio di seguire), si divide tra voce, synth, basso e chitarra, dando vita a un album godibile e particolare che nulla ha da spartire con i suoi precedenti se non minimamente con Serart. Vi consiglio di dargli una possibilità, potrebbe essere un primo passo per avvicinarsi al meraviglioso mondo del jazz.
Insomma ragazzi, che aspettate? Correte ad ascoltare questo meraviglioso artista. Un vero e proprio autodidatta che da urlatore in un gruppo metal è riuscito a diventare un compositore polivalente, un polistrumentista e un cantante dalla voce sublime ed emozionante.