Il bel paese non brilla certo per l’immagine che ha fornito negli ultimi vent’anni, tra bunga bunga e instabilità politica cronica. Eppure, secondo l’indice del soft power, è ancora uno dei paesi più seducenti al mondo.
Ciò che rappresenta l’Italia nel mondo di solito è una semplice sequela di luoghi comuni purtroppo piuttosto veritieri: pizza, mandolino, mafia e, dulcis in fundo, Silvio Berlusconi.
Soprattutto Silvio Berlusconi.
Il Cavaliere è stato protagonista politico, e non solo, in patria, ma è stato incredibilmente in grado di esportare all’estero la meravigliosa mentalità dell’italiano medio. Tutto ciò ha ovviamente contribuito ad associare il modus vivendi di Silvio a quello del vero macho italiano: ricco, carismatico, sessualmente attivo anche a 80 anni, ma soprattutto ambito e seducente.
Certo, il Bunga Bunga e qualche nudità di troppo ai bordi della piscina di Villa Certosa hanno minato la credibilità del nostro amato paese, ma meno di quanto si possa pensare.
Nonostante le frequenti figure di sterco sul panorama internazionale, l’Italia resta uno dei paesi più attrattivi e seducenti del mondo. Non tanto per i suoi celebrati latin lover tipo Gabriel Garko e Riccardo Scamarcio, quanto piuttosto per l’eterno valore dei nostri beni culturali, artistici e letterari, per i prodotti enogastronomici più pregiati del mondo e per quelle produzioni manifatturiere che hanno la loro massima espressione nelle case d’alta moda.
Più brevemente: l’Italia è all’undicesimo posto nella classifica mondiale del soft power.
La versione breve non è granché esaustiva, ecco il perché della seducente premessa berlusconiana e di questo successivo spiegone in dirittura d’arrivo sui vostri schermi.
Che cos’è il soft power?
Le traduzioni letterali dalla lingua inglese spesso traggono in inganno, ma in questo caso può essere utile scomporre la locuzione in due distinte parti. La prima, “power” ha un significato noto più o meno a chiunque: “potere”. Per ciò che concerne il raggio d’azione di Stati sovrani, con questa nozione si intende l’hard power, il potere coercitivo messo in atto tramite azioni belliche, produzioni di armamenti su larga scala, sanzioni economiche o prese di posizioni politiche inderogabili su scala internazionale.
Il soft power è l’esatto opposto, è un potere “morbido” nel senso che è intangibile e inconsistente, fondato su concetti astratti e puramente attrattivi, grazie ai quali la nazione in merito è ugualmente in grado di ottenere risultati concreti e politici. La digitalizzazione, la cultura, il modello economico, la capacità diplomatica, l’educazione, la qualità delle istituzioni politiche. Questi sono i valori presi in considerazione dalla Portland Communications, un’agenzia di comunicazione tra le più prestigiose al mondo, che dal 2015 si occupa di stilare una classifica di 30 Paesi in base alla loro capacità seduttiva, alla loro attrattività, al loro soft power.
Lo studio si fonda su dati specifici, sondaggi condotti in tutto il mondo e un algoritmo che elabora questa immensa quantità di informazioni per determinare The Soft Power 30, la classifica dell’etereo “potere morbido” in cui l’Italia si piazza undicesima. Siamo addirittura risaliti di una posizione rispetto all’anno scorso. Un successo.
La situazione dell’Italia
Che ci crediate oppure no, nonostante il Bunga Bunga, la stagnante crisi economica, la disoccupazione giovanile intorno al 40%, e il balbettato inglese del nostro Ministro degli Esteri Angelino Alfano, l’Italia è quasi nella top ten della seduzione. Anzi, se dovessimo soffermarci ai meri dati sondaggistici, saremmo secondi. SECONDI. Non ero così emozionato dal Mondiale 2006 con Po po po po e l’urlo di Fabio Grosso.
Il condizionale purtroppo è d’obbligo. Se i sondaggi e la percezione che gli intervistati hanno dell’Italia ci garantirebbero la medaglia d’argento, a riportarci alla realtà sono i dati più concreti degli altri parametri.
La digitalizzazione ci vede al 24esimo posto.
La cultura al settimo.
Il modello economico al 26esimo.
La capacità diplomatica al 12esimo.
L’educazione al 19esimo.
La qualità delle istituzioni politiche al 23esimo.
Insomma, al netto di tutto ciò, torna ad avere senso la premessa iniziale. L’Italia è una nazione che sta vivendo una profonda crisi di costumi e valori culturali, alla quale si accompagna una grave arretratezza nell’ambito dello sviluppo economico e digitale. Ciò nonostante la nostra penisola può sorridere grazie al passato che l’ha resa grande, ai secoli in cui diede i natali all’Impero Romano, a movimenti artistici e letterari che hanno segnato la storia, a personalità che l’hanno scritta con i loro lasciti o le loro gesta. Dante e Petrarca, certo. Ma soprattutto Ferrari, Prada, Lamborghini e altri grandi marchi che abbiamo ereditato da chi li rese tali, decenni or sono.
Adesso che sappiamo cosa sia il soft power, forse sarebbe il caso di valorizzarlo adeguatamente, concretizzando quel secondo posto dei sondaggi che mi emoziona così tanto.