Dieci anni dopo La vendetta dei Sith, quattro fan si ritrovano al cinema per Star Wars Episodio 7, tra ansie, paure e… Una nuova speranza. Il racconto di un pomeriggio di un giorno da Jedi.
Le parole “Star Wars” non hanno bisogno di ulteriori spiegazioni. Quando se ne fa riferimento, basta un lieve cenno del capo per capirsi. Otto lettere che riassumono un concetto molto semplice: la più grande saga cinematografica di tutti i tempi, che comprende il miglior film di fantascienza di sempre e uno dei più bei film mai realizzati (sto parlando de “L’impero colpisce ancora”, ovviamente). Colgo l’occasione per salutare Kubrick, Ridley Scott e Chris Nolan: siete dei dilettanti, mi spiace.
Quest’ultima affermazione potrebbe sembrare una bestemmia artistica. D’accordo, si dirà, Star Wars ha rivoluzionato il cinema e fatto innamorare di un mondo che nemmeno esiste milioni (miliardi?) di persone. Ma suvvia, Kubrick è il più grande regista mai esistito, e Nolan il migliore del nuovo millennio, in quanto a intrattenimento di alto livello, se non altro. Questo è quello che si direbbe se si facesse il ragionamento storico-culturale più razionale possibile.
Bene, a noi di tutto ciò non frega una beata fava. Ma proprio niente. HAL 9000 non è Darth Vader, Matthew McConaughey non è Harrison Ford (cazzo se non lo è!) e via dicendo.
Star Wars non si batte. I grandi archetipi della storia della narrazione, il fascino della Forza, un’avventura epica, il miglior esempio di cinema capace di trasportarti in un universo straordinario.
Aspettative alte, ansia alle stelle
Non si può proprio superare una cosa del genere. Per me, per gli altri protagonisti della giornata che vi stiamo per raccontare, per tutti i fan in trepidante attesa di quello che sarebbe accaduto ieri, il 16 fottutissimo dicembre 2015. Questo momento non portava con sé solo un’incontrollabile eccitazione, ma anche una tonnellata e mezzo d’ansia: e se il film non fosse all’altezza degli altri?
Sì, c’è il cast originale. Sì, J.J. Abrams è quanto di meglio si potesse auspicare per la regia. Tagliamo corto e ammettiamolo: i motivi per essere sereni c’erano tutti.
E invece no. È come fare la campagna acquisti più esorbitante possibile, compri tutti i pezzi pregiati del mercato, soffi alla concorrenza i talenti più promettenti. Ma la prima giornata di campionato resta un’incognita: tutto potrebbe comunque andare storto.
Insomma, approcciarsi a questo nuovo, attesissimo Episodio 7 è stata una sofferenza. Quanto condita da gioia lo scoprirete alla fine del racconto del nostro 16 dicembre 2015, prima, durante e dopo Star Wars 7.
I protagonisti
Facciamo un breve giro di presentazioni, a cominciare da me, che provo a narrare questa storia:
Ale. Quando avevo 12 anni un mio compagno di classe mi ha chiesto quale fosse la mia passione. Ho risposto secco: Star Wars. E lui, schifato: la mia è il calcio. Forse avvicinarmi al mondo del pallone mi ha fatto bene, tutto sommato. All’epoca tentavo di spostare la saliera con la Forza. Se avessi continuato per quella strada, oggi sarei sicuramente morto, e risorto sotto forma di ologramma, ovviamente. Ho intrapreso anche altre forme di culto, ma quella per Star Wars è l’unica che mi porterò sicuramente nella tomba. Nel 2005 ero al Cinema Olimpia di Genova.
Lorenzo. Non sono assolutamente in grado di dire quante volte, né per quanti anni, il mio letto è stato il trasporto che conduce Luke Skywalker e Han Solo a essere giustiziati alla tana del Sarlacc, per ordine del terribile Jabba The Hutt. Luke e Han fanno parte della mia famiglia. Se tutto va bene, diventerò un ingegnere informatico, con una tesi sui circuiti di C-3PO. Nel 2005 ho assistito a Episodio III nel cinema America di Genova… due volte.
Pietro. La riedizione cinematografica di Star Wars del 1997 è l’evento che ha segnato il mio passaggio al lato oscuro della Forza. Avevo sette anni e già sapevo cosa volevo fare da grande: il soldato imperiale. Quasi vent’anni dopo le mie possibilità di fare carriera in quel ramo sono un po’ calate (faccio il giardiniere), ma posso dire che sul mio comodino, di fianco alla riproduzione di un Caccia TIE, il sogno c’è ancora. Se vivessi negli Stati Uniti sotto il cuscino terrei un blaster modello E-11. Del 2005 ricordo poco, una stanza buia, un proiettore e il rumore di una spada laser che si accende.
Pambo. Quando ero molto piccolo mio padre mi ha regalato un Millennium Falcon in miniatura. “Ma che è? L’ultima tamarrata del meccano?”. Lo schifai, non sapevo ancora quanto mi sarebbe piaciuto in seguito. A farmi cambiare idea ci hanno pensato i miei amici, gli stessi con cui sono qua oggi. Ci ho messo un po’ a comprendere la complessità e la bellezza di quel mondo, l’immaginario che poteva scatenare. Ho riso, pianto, discusso e perfino litigato per i miei eroi, Han e Luke, ma non mi sono ancora stancato. Star Wars è la mia droga, George Lucas il mio Walter White. Nel 2005 ero con Ale all’Olimpia.
Il racconto del Day 1
Bene, ora ci siamo tutti. Il nostro 16 dicembre 2015 è cominciato con un solo pensiero in testa, anche se abbiamo tentato di nasconderlo. Pietro mi chiama alle 10, mentre sto lavorando. Mi chiede cosa farò a capodanno. Solo che lo sa già, cosa farò. Dopo un paio di battute gli cade la maschera che manco Darth Vader nel “Ritorno dello Jedi”. “Sì, ale, ti ho chiamato con un pretesto a caso perché sono agitato come una merda”. “Tranquillo Piè – rispondo ostentando una serenità che si farà via via più precaria – andrà tutto bene!”.
Nel frattempo, nella nostra chat di Whatsapp dedicata a questo evento si sussegue qualche messaggio per organizzarci. Ci vediamo per pranzo, come andassimo in ritiro prima della grande partita.
Ale: Allora? Come state? Io devo dire che sono tranquillo.
Pietro: Agitato come prima, più di prima. Non ho fame.
Lorenzo: Sono agitato da tre giorni, ormai mi ci sono abituato.
Ale: Facciamocene una ragione: sarà una merda. Su questo siamo tutti d’accordo?
Pietro: Oddio, non saprei. Jar Jar non c’è, io cerco di ripetermi questo. Che poi lo sapete che in realtà era un sith?
Lorenzo: In che senso?
Pietro: C’è questa recente teoria secondo cui Jar Jar, nei piani di Lucas, sarebbe stato un Sith. Lo si dedurrebbe ad esempio quando fa la capriola per entrare in acqua. Solo chi ha poteri speciali lo può fare. E poi avrebbe piegato gli eventi del primo episodio a suo favore. Però i fan lo odiavano, quindi Lucas ha deciso di farlo restare buono e marginale.
Ale: Vabbè ma tu hai studiato ancora, sei stronzo.
Pietro: Più che altro ho fatto la maratona.
Lorenzo: In che ordine?
Pietro: Ho visto il 5 e il 6, in questo periodo lavoro come un pazzo, non sono andato oltre.
Lorenzo: Io ho optato per la tecnica 4, 5, 2, 3, 6. Così prima di vedere come va a finire ti guardi il percorso di crescita di Anakin.
Ale: Figata! Però dai, che crudeltà escludere il primo episodio. Io non sono di quelli che odiano la Minaccia Fantasma. Star Wars si può amare meno, ma non si odia.
Lorenzo: Bah, non saprei…
Ale: E poi sapete cosa mi da fastidio? Che gli eretici che non hanno mai visto Star Wars vengano a vedere questo film. Non ne hanno il diritto. Andrebbe fatto un test all’ingresso. Come per entrare nelle cabine elettorali, certi imbecilli non dovrebbero essere autorizzati a votare.
Pietro: Come si chiama il pianeta della base ribelle nell’episodio 4?
Ale: Scusa ma adesso che c’entra la b…
Pietro: Rispondi.
Ale: …
Pietro: Dai, è una luna.
Ale: …
Pietro: Yavin 4. Sei ufficialmente un imbecille.
La lunga strada verso il cinema
Dopo pranzo iniziamo il nostro pellegrinaggio verso il cinema. Ci allunghiamo la strada apposta, per un ritiro spirituale il più lungo possibile.
Ale: Ma esiste un atteggiamento giusto per vederlo? Nel senso, per non stare troppo male dopo?
Lorenzo: Se per ogni Spin Off ci tocca sta sofferenza siamo fottuti…
Pietro: Dopo questo saremo pronti a tutto. Oggi è lo scoglio più duro. Sarà un frullatore emotivo. Dobbiamo essere pronti.
Ale: Se non mi piace vado a casa e mi riguardo tutti gli altri film in loop per un anno, così dimenticherò questo giorno nefasto.
Lorenzo: Facevi prima a stamparti uno di questi e mettertelo in faccia.
E mi fa vedere sul telefono quest’immagine.
Pietro: Dovremmo fare tutti come Pambo.
Pambo ha un sorriso smagliante. Ha deciso che gli piacerà. Punto. Procede a passo deciso, perfettamente nel personaggio che si appresta a interpretare: dallo zaino estrae la sua nuovissima maschera da Captain Phasma. Ci fermiamo un attimo. Io, Lorenzo e Pietro tiriamo fuori le tuniche da Jedi. Per affrontare la prova più dura, serve un equipaggiamento adatto. Proprio stamattina ho recuperato dalla soffitta tre spade laser impolverate (non voglio dire “spade laser giocattolo”, vi lascio il beneficio del dubbio).
Nel frattempo ci hanno raggiunti Camilla, la ragazza di Pietro, e Sara, una sua amica. Forse le donne possono aiutarci ad allentare la tensione, che si fa sempre più alta. Lo spettacolo è alle 15.30. Manca mezz’ora.
Pietro: Comunque te l’avevo detto, Ale. Se non fossi andato al Disney Store due giorni prima del film, ma con almeno un paio di mesi d’anticipo, come dicevo io, non avresti trovato solo una, dico UNA misera maschera da soldato. Anche così, vestito da Jedi, mi sento a mio agio. Però la maschera da Stormtrooper era un’altra cosa…
Ale: Non ho avuto tempo.
Cami: Guarda che io abito dietro al Disney Store.
Le prime parole della Cami non fanno che peggiorare la situazione. Ora ci sembra pure di aver sbagliato travestimento e ci mangiamo le mani per non aver fatto l’investimento della vita: il costume originale da 1000 dollari. Milledollari.
Per fortuna la gente inizia a fermarci per strada. Essere dei veri e propri fenomeni da baraccone ci fa riacquistare fiducia. L’Ala X, mmm no, volevo dire l’ora X si avvicina sempre di più. Ora siamo davanti al cinema. Perdiamo ancora qualche minuto prima del grande balzo.
Ale: Vi prego distraiamoci. Perché non parliamo d’altro? Tipo di figa?
Lorenzo: Per me oggi la figa è all’apparenza scontrosa e si concia i capelli in modi assurdi. Punto.
Pietro: A proposito, speriamo che finalmente chiamino le cose con il loro nome. Leila è Leia, e C1 è R2, caspiterina.
Camilla: Non fare il professore.
Pietro: È una religione, è diverso. In questo senso potrei essere un prete, piuttosto.
Ale: Il vestito lo farebbe pure intendere, tra l’altro.
Tra un selfie commemorativo e qualche aneddoto nerdissimo di Pietro (tipo che C1-P8 è stato inventato nell’edizione italiana per assonanza con Gianni e Pinotto), un’illuminazione di Lorenzo ci getta nella totale confusione.
Lorenzo: Scusate un attimo. Ma se il film è della Disney… All’inizio, anziché il leggendario stacchetto della 20th Fox, ci sarà il castello della Disney?!
Questa dichiarazione ci scombussola. Entriamo un po’ nel panico. E se comparisse Topolino con una spada laser a tre lame? Ok, stiamo delirando. Però mai quanto il passante che ci saluta poco dopo: “Ciao Voldemort!”. Lorenzo se lo mangia con gli occhi.
Camilla: Se qualcuno parla durante il film che gli fanno?
Ale: Molti tenterebbero di farlo smettere usando “la Forza”. Lollo credo abbia in mente qualcosa di più empirico.
Lorenzo, che ha un braccio del diametro della mia coscia, fa un gesto eloquente.
Entriamo.
L’ora della verità (cit. Lando)
Le sale del The Space Cinema sono famose per essere più fredde di Hoth sotto Natale. Oggi però è diverso. Stiamo pezzando come dei Bantha a mezzogiorno su Tatooine. Abbiamo i posti migliori, li abbiamo prenotati il giorno stesso che sono stati messi in vendita i biglietti. Ci guardiamo intorno in preda a un panico surreale, misto a eccitazione. In realtà ognuno di noi sta cercando le uscite di sicurezza, non si sa mai, potremmo non reggere l’urto.
Poi le luci si spengono. Passano le pubblicità. I trailer. E…
Accade tutto in un lampo. La musica attacca. La scritta, quella scritta ci si piazza davanti agli occhi, ci entra nella testa, ci trafigge il cuore. E ci prende in pieno, come una valanga immensa e inesorabile.
Ho pianto per almeno i primi sette-otto secondi. Infanzia e adolescenza mi tornano in gola, non riesco più a mandarle giù. I primi VHS, i giochi, le maratone, tutto.
Alle immagini sullo schermo si sovrappongono tutte le nostre avventure, infiniti gesti d’amore per una saga che ci è entrata dentro, segnandoci per sempre.
Una volta usciti, nessuno di noi ha il coraggio di rompere il ghiaccio. Ci pensa Sara, che è meno travolta psicologicamente.
Sara: Beh?! Piaciuto?
Ed ecco il miracolo della Forza. Pambo, scongelato dalla grafite come Han Solo ne “Il ritorno dello Jedi”, improvvisamente riacquista la parola. “Una nuova speranza…”