Un viaggio nella street art, la forma artistica e di comunicazione che dai treni americani si è diffusa in tutto il mondo, fino alle colonne della soprelevata di Genova.

Era il 1967 e su un treno metropolitano della città di Philadelphia (USA) comparve per la prima volta un disegno su una delle carrozze: fu l’inconsapevole inizio della più grande rivoluzione artistica giovanile dei nostri tempi.

Da lì a poco in tutta l’America, senza nemmeno dare il tempo alla società di rendersene conto, si iniziò a vedere disegni, firme, scarabocchi, inni al RAP, volti di giovani caduti nelle periferie ovunque ci si girasse: sui metrò, sui treni, sui muri, sui taxi, sulle serrande, sulle porte, sulle finestre. Inizia da qui la storia della street art.

Quando si parla di street art si parla di vera e propria arte metropolitana, quella prodotta dal basso, una nuova di forma di comunicazione, una maniera diversa di esprimersi usando come canale principale le nostre città e i suoi grigi muri. Tutti avranno sentito parlare del genio Banksy, di tutte le sue performance toccanti, molto spesso satiriche, del suo geniale modo di esprimere la propria arte attraverso l’uso di composizioni di manifesti, stencil, pupazzi, ecc.

Banksy con la sua non “reperibilità” ha creato attorno a sé un mito, è andato a toccare luoghi “sacri” come la barriera di separazione tra Israele e la Palestina (il famigerato “muro della vergogna”), è intervenuto in maniera irriverente all’inaugurazione di famose cerimonie (le Olimpiadi Invernali di Londra), ha riempito la capitale inglese di piccoli topi, poliziotti gay, amanti appesi a balconi, cabine ribaltate e chi più ne ha più ne metta.

Se oltremanica un genio ribelle come Banksy ha fatto da apripista, nel resto del mondo la febbre da street art non ha esitato a contagiare un’infinità di persone. OBEY, RETNA, ROA, JR, OS GEMEOS,VHILS, ETAM CRU, BANKSY, BLU (italiano di Senigallia, cresciuto artisticamente a Bologna, a Genova la sua opera ricopre la facciata dell’ormai ex sede del LSOA Buridda), ZEVS, INVADER.

Sono questi i nomi degli artisti considerati tra i migliori in assoluto, passati dalle strade, dai treni, dalle scuole e dalle chiese, a presentare e vendere le proprie opere nelle più importanti gallerie del mondo, consacrando così la street art come vera e propria arte. Non più dunque, solo il ritratto di un mondo suburbano, ma un patrimonio pubblico di opere con un valore e un costo ben definito.

In Europa il paese che ha sfornato più artisti street è la Francia, mentre in Italia fino a pochissimi anni fa ha regnato sempre la solita legge: tante belle idee, ma poca attenzione rivolta alla disciplina e spazi risicati. Fortunatamente negli ultimi tempo però qualcosa si è mosso.

Roma, Torino, Milano e Bologna sono diventate le capitali italiane di questo movimento. Roma è Roma e come tale ha aperto le danze con “Outdoor Urban Art Festival“, grande manifestazione culturale, e con “Avanguardie Urbane”. Torino ha seguito a ruota la capitale con il bellissimo “PicTurin” che per due anni ha richiamato artisti internazionali che hanno ridisegnato la città. A Gaeta da anni organizzano il geniale “Memorie Urbane”. E poi “Icone” a Modena, “Fame Festival” a Grottaglie in provincia di Taranto, “Emergence” in Sicilia, “Oltremare Festival” a Marina di Grosseto e molte altre ancora.

La street art a Genova

E a Genova? Cosa succede in città? Beh, Genova come al solito ci mette un po’ a ingranare, non ha ancora un suo vero festival dedicato, ma questo non vuol dire che non abbia graffiti o opere di street art sui suoi muri.

Recentemente, il progetto “PAGE Arte Pubblica Genova” ha colorato via della Maddalena e le sue serrande di poesie “urbane”, scritte da artisti venuti da fuori città. Inoltre, è ancora fresco l’enorme murales dipinto dallo street artist sardo TELLAS (considerato tra i migliori 25 artisti emergenti al mondo) ai giardini Luzzati di piazza delle Erbe. Ma c’è di più. Il gruppo Trasherz.org, attraverso il progetto “OTHER CITY”, ha realizzato nel quartiere di Sampierdarena una decina di grandi graffiti chiamando a realizzarli artisti da tutta Italia, ad esempio nomi noti nell’ambiente street italiano come TENIA e conosciuti a livello mondiale come ETNIK (San Francisco, Berlino, Parigi, New York e Lisbona sono alcune delle città dove ha realizzato sue opere).

Infine ricordiamo che nel 2012 il presidente del Porto Antico di Genova, con la collaborazione della galleria D406 di Modena, ha affidato la decorazione di quattro colonne della sopraelevata ad altrettanti famosi artisti: ERICAILCANEDEM, 108 e BASTARDILLA (artista colombiana molto famosa, Genova è una delle pochissime città europee dove è presente una sua opera).

Oltre a questi progetti però, è giusto spendere due parole su un luogo che racchiude graffiti e opere di artisti conosciuti in tutto il mondo, un luogo che, a prescindere da quello che rappresenta, è senza dubbio uno dei posti in città, ma anche in Italia, che può essere definito una vera e propria “galleria d’arte underground”: stiamo parlando del LSOA Buridda in Via Bertani, sgomberato nel giugno 2014.

Un laboratorio (ex facoltà di Ingegneria) che è stato autogestito per più di 11 anni e che al suo interno ha avuto l’onore accogliere graffiti di artisti internazionali come  TENIABLU ,  ETNIK, EL MAC, ETAM CRU, USELESS IDEA, ERICAILCANE, ATOMO e FJODOR.

Un patrimonio che è tristemente destinato a essere cancellato da una mano di bianco.

Viaggio nella street art, da Philadelphia alla sopraelevata di Genova ultima modifica: 2014-06-21T17:07:37+00:00 da Andrea Pioggia