Arrivata in Italia, a pochi giorni dalla prima americana, la serie tv tratta dal libro di Tom Perrotta “Svaniti nel nulla” e co-ideata dal produttore di Lost Damon Lindelof. Cosa succederebbe se sparisse il 2% della popolazione mondiale? Un dramma post-apocalittico che promette di incollare allo schermo anche il pubblico italiano.

 

 

Mapletown, tranquilla cittadina americana di circa cinquemila anime. In questo scenario si apre la storia di The Leftovers, la nuova serie targata HBO. La serie televisiva sbarcata in Italia in questi giorni nella versione sottotitolata, dal 10 luglio visibile su SKY Atlantic nella versione doppiata.

hbo-the-leftoversLa storia è semplice, almeno al primo impatto: all’improvviso il 2% della popolazione mondiale sparisce nel nulla, più o meno come descritto i alcuni passi della Bibbia. Questo evento, seguendo la visione dell’escatologia cristiana, prende il nome di Rapimento (parola non menzionata nel testo sacro), ovvero l’ascesa a Cristo dei “nati di nuovo”, in attesa di una seconda venuta del figlio di Dio.

Il fatto strano è che il 2% non sia un numero esponenziale, che si tratti solo di un essere umano sul 50 nel pianeta. Statisticamente parlando, in un campo da calcio, non sparirebbe neanche uno dei giocatori. La possibilità di perdere un familiare è realmente scarsa. Se raffrontiamo questi numeri, con quelli dei morti per le epidemie, ci rendiamo di quanto sia irrisoria la cifra. Soltanto il vaiolo sterminò il 95% della popolazione nativa”.

Con questa riflessione inizia la serie e veniamo catapultati nel mondo di coloro che sono rimasti, dei fortunati.

Il termine “fortunati” non è scelto a caso: come spesso accade nello scontro tra la visione della cristianità (o più generalmente della religione) e quella della realtà effettiva, è difficile stabilire se i fortunati siano coloro che ancora calcano la terra o meno. La volontà di Tom Perrotta, autore del libro che ispira la serie (edito da E/O col titolo di “Svaniti nel nulla“), e dell’ideatore Damon Lindelof (lo stesso di Lost, per intenderci) è proprio farci soffermare su questa battaglia, che si affianca al mistero della fede, all’ipocrisia dell’uomo e al difficile rapporto tra Scienza e Chiesa.

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Un’interessante disamina dell’animo umano e un’acuta riflessione sul destino ultimo dell’uomo, dunque, grazie anche all’incapacità che hanno tutti coloro che sono rimasti a Mapletown di capire cosa sia realmente successo a quel centinaio di loro concittadini che da un momento all’altro è scomparso. Cento cittadini definiti eroi.

È la giornata degli eroi, perché se fosse la giornata del «non sappiamo che cazzo sia successo» nessuno verrebbe”: è il semplicistico, ma realistico, ragionamento di una delle organizzatrici della parata per il terzo anniversario di questa improvvisa sparizione. La parata è l’occasione per analizzare, nell’episodio pilota, le varie reazioni dell’uomo di fronte al mistero.

I talk show fanno da sottofondo a questo primo episodio, con esperti (o finti tali) che discutono per attribuire il “merito” del Rapimento alla Chiesa o alla Scienza: mistero della fede o reazione dell’Universo? Intorno ai dotti troviamo la fazione di chi ha perso un proprio caro, ma non perde la speranza di poterlo un giorno riabbracciare, chi esprime solidarietà – d’altronde “tutti amano gli eroi” – ed infine il singolarissimo gruppo formato da silenziosi fumatori di bianco vestiti, che sfoggiano due importantissimi motti.

AE29TVOSTROW.JPGIl primo è “We Are CivingReminders”, ovvero “Siamo Testimonianze Viventi”; l’altro, sfoggiato durante la suddetta parata, è ancora più immediato: “Stop Wasting Your Breath”, “Basta Sprecare Fiato”. Questo gruppo di persone dall’aspetto angelico, all’apparenza una setta religiosa, promette di essere il più interessante da scoprire, almeno sotto il punto di vista psicologico.

Tutto ciò fa da cornice alla vita della famiglia Garvey e in particolare alle vicissitudini del capo della Polizia locale Kevin, un padre di famiglia, che ormai da solo deve seguire i suoi figli Laurie e Tom.

Non mancano i colpi di scena e la simbologia, come il cervo, simbolo della rinascita per via delle proprie corna, che compare più e più volte sul nostro schermo durante l’episodio.

Menzione speciale, in chiusura, per la colonna sonora, in particolar modo a “Retrograde”, piccola perla di elettronica e r&b, dell’inglese James Blake, arrivata, lo scorso anno, 10ª nella classifica danese Tracklisten e a “Are You Satisfied” dei ReignWolf, band finita di recente in una cernita dei 10 nuovi artisti da conoscere stilata da Rolling Stones.

Nessuno spoiler, ci mancherebbe, e nessun giudizio, sia esso positivo o negativo, affrettato. D’altronde siamo solo al primo episodio, ma l’impressione che The Leftovers possa dire la propria in questo mare di serie tv non ce la leva nessuno.

The Leftovers, i misteri della religione in una nuova serie tv ultima modifica: 2014-07-04T22:13:53+00:00 da Tommaso Naccari