Dalla scoperta di centinaia di migliaia di foto, in un magazzino acquistato all’asta, alla realizzazione di un documentario che ha sfiorato l’Oscar. La storia di Vivian Maier, bambinaia di Chicago, con un pazzesco talento nascosto (e riconosciuto solo dopo la sua morte) da street photographer.
Sembra quasi una storia inventata e romanzata, quella di Vivian Maier, ma è pura verità. Nel 2007 John Maloof, all’epoca agente immobiliare, acquista per 380 dollari, durante un’asta, un magazzino abbandonato zeppo di scatoloni espropriati a una donna colpevole di aver smesso di pagare l’affitto del locale. La donna in questione era proprio Vivian Maier, che sarebbe morta nel 2009, in seguito a un grave incidente avuto l’anno prima. Il tutto senza che lei sapesse della messa all’asta del suo box, prima che John Maloof, cercando sue notizie per valorizzare la sua opera, potesse trovarla e incontrarla. Il giovane John trova in quel magazzino di Chicago centinaia d’immagini scattate per le vie e le piazze di città come la stessa “Windy City”, New York, San Francisco e tante altre, dove la fotografa aveva vissuto o viaggiato. Maloof aveva capito subito di aver scovato un tesoro prezioso, incoraggiato anche grazie al riscontro molto positivo di tanti utenti FlickR, su cui aveva caricato alcuni scatti.
Suppongo che niente sia per sempre. Dobbiamo lasciare spazio ad altre persone. Pensate a una ruota. Inizi il giro, ma poi devi per forza finirlo. Poi qualcuno prenderà il tuo posto, e via così. Vivian Maier
Anche se nativa di New York, Vivian Maier ha trascorso gran parte della sua giovinezza in Francia, per ritornare negli States intorno al 1951, cercando di sostentarsi facendo la bambinaia. Ma la sua vera passione, la fotografia, non poteva essere messa troppo in secondo piano. Nel corso dei cinque decenni successivi, con la sua inseparabile Rolleiflex al collo, ci ha lasciato più di 100.000 negativi, espandendo e tramandando ulteriormente la sua devozione per l’arte documentando il mondo che la circondava, attraverso film fatti in casa, registrazioni e collezioni di articoli di giornale, facendoci cosi scoprire una delle finestre più affascinanti della vita americana nella seconda metà del XX secolo. Nessuno, fino alla riscoperta di Maloof, aveva mai visto le sue fotografie Particolari curiosi, bambini, clochard, anziani, operai, ricche signore, soggetti di vario genere colti di soppiatto e tantissimi suoi autoritratti con lei riflessa o specchiata.
La ricerca scrupolosa di John Maloof ha dato vita al documentario biografico “Alla ricerca di Vivian Maier”, presentato il 9 settembre 2013 al Toronto International Film Festival. L’opera ha vinto diversi premi e ha ricevuto una nomination per l’Oscar 2015 come miglior documentario. John Maloof, assieme a Charlie Siskel (il produttore di Bowling a Columbine di Michael Moore), ha il grande merito di aver reso omaggio a una figura dall’immenso talento artistico, portandola alla luce, togliendola dall’oscurità come si fa con lo sviluppo del negativo.
Non c’è momento migliore di quello della Settimanale di Fotografia 2016 per approfondire un personaggio del genere.