Vi racconto la mia esperienza da dipendente di un tabacchino. Un punto di vista privilegiato per osservare il movimento intorno alle slot machine e per comprendere il sistema che permette la proliferazione della ludopatia, un circolo “virtuoso” i cui attori sono i clienti, i gestori e lo Stato. Indovinate, dei tre, chi ci guadagna veramente?
Ho visto cose che voi umani non potreste neanche immaginare, postazioni VLT da combattimento con dita in fiamme al largo dei bastioni di Genova. Ho visto i raggi solari balenare nel buio alle porte di ingresso delle sale gioco e tutti quei momenti andranno perduti come lacrime nella pioggia. È tempo di morire… Poveri!
A quei tempi a chi mi chiedeva che lavoro facessi rispondevo scherzando: “Lavoro per lo Stato“, nonostante fossi un semplice dipendente part-time di un tabacchino in una zona non tanto lontano dal centro della mia città.
Ho visto cose…
Tre bar e due tabacchini per un totale di 19 apparecchi VLT, cioè Video Lottery Terminal: una realtà che tuttora macina incessantemente soldi e miete vittime in quella zona non troppo periferica in cui ho lavorato alcuni anni fa. Tutte attività commerciali, distanti una ventina di metri fra loro e a meno di cento metri da una scuola media, che hanno fatto una scelta economicamente redditizia per il loro esercizio, ma sicuramente un po’ meno per quella dei clienti e degli abitanti della zona. Un borgo dove ho avuto il dispiacere di conoscere lo sciame di persone che ogni giorno si presentavano a giocare alle slot. Come già vi abbiamo fatto notare, si tratta di individui di età varia, con diverse personalità, ma solitamente di ceto medio-basso, che mettevano e arditamente mettono ancora i loro portafoglio nelle mani della Dea Bendata.
Ogni giorno le mie orecchie sentivano pigiare quei bottoni e percepivano i suoni e le musichette squillanti emessi da quei Jukebox mangiasoldi e, da osservatore privilegiato, mi rendevo conto man mano come i clienti apprezzassero anche il “mondo di fantasia” dietro a tutto questo: il mondo dei pirati, quello degli egizi, quello degli zombi, quello della preistoria, quello dei supereroi inventati, quello di Indiana Jones, ma quello più amato e giocato era quello era il tema della gallina dalle uova d’oro che caratterizzava una slot machine in particolare: un falso mito fin dall’età scolastica, ma ancora molto accreditato dall’ignoranza popolare di questi “abilissimi” giocatori d’azzardo monodito.
La questione più interessante che riguarda le slot machine è senz’altro relativa al guadagno a disposizione di tutti (in dimensioni molto diverse): del cliente, del gestore e dello Stato.
Il cliente
Il cliente inserisce le sue monete nell’apposita fessura e schiaccia dei bottoni illuminati. La macchina risponde facendo girare i vari rulli digitali e visualizzando poi una combinazione di lettere, icone o numeri. Vero, ogni tanto qualcuno vinceva, ma molto più sovente vedevo la gente perdere tutto e uscire mestamente dal tabacchino con le pive nel sacco. La vincita è tarata su una probabilità matematica; per farla breve, la macchina paga in base a quanti soldi ha già stipato al suo interno: più ce ne sono e più si alza la possibilità di vedere rigurgitare monete vere da un euro o due. E qui viene il bello: nessuno sa quando il denaro verrà erogato.
Per farsi un’idea del guadagno ottenibile bisogna inserire più di 200 euro, ma c’è anche il cliente che si intestardisce fino a esaurimento soldi (a volte non solo i suoi); ci sono poi quello che gioca alle spalle di chi si intestardisce guadagnando a volte i soldi dell’intestardito, il cliente occasionale che può spendere tra i 20 e 50 euro come fossero noccioline e, per fortuna, l’avventore che ogni tanto gioca da 1 a 4 euro, il resto di un caffè o delle sigarette. In questo caso il cliente non ha mai ragione perché chi ha ragione è sempre la macchina VLT.
Il gestore
Il gestore o proprietario dell’attività commerciale ha fatto la scelta economica più vantaggiosa con tutti i rischi correlati. Uno dei tanti rischi dell’ospitare nel proprio negozio le slot machine è legato all’avere a che fare con alcuni tipi di clienti. Disperati in cerca di soldi, stranieri senza soldi in cerca di soldi, italiani e stranieri coi soldi in cerca di più soldi. Tutte persone potenzialmente instabili e nervose, sopratutto se già vivono una vita precaria e insoddisfatta. Per essere più chiari potrebbero rovinare l’ambiente di lavoro creando disturbo alla clientela e al proprietario, facendolo magari ritrovare in situazioni sgradevoli come dover far rispettare l’orario di chiusura a un individuo ubriaco e arrabbiato per aver appena perso più di 100 euro giocando alle slot.
Assieme alla gestione dei clienti, il negoziante deve poi stare attento che il suo guadagno derivante dalle slot machine, pur se limitato, gli possa garantire un’entrata soddisfacente, per cui la contabilità dev’essere molto precisa. Ovviamente più gli apparecchi VLT vengono usati più si guadagna, così come se c’è molta richiesta più se ne ha nel negozio, più si guadagna, anche se più pazienza e impegno vi ci si dovrà prestare. Il gestore assieme a colui che fornisce e in parte gestisce il servizio di gioco d’azzardo, amministra un sistema che produce un’entrata considerevole per lo Stato italiano.
Lo Stato
Lo Stato ha sempre ragione anche per quanto riguarda il gioco d’azzardo e in questo caso può essere accomunato a un grandissimo banco di un immenso casinò. Tutte le azioni lecite in cui una persona scommette dei soldi per avere un introito incerto (Gratta&Vinci, VLT, Lotto, SuperEnalotto, sale scommesse ecc.) sono controllate da questa grossa macchina statale. Un tempo, quando caddero sulla terra queste dannate VLT, era la malavita che controllava tutto, addirittura il mio parrucchiere ne aveva una nel suo negozio (mah!).
Per fortuna nel maggio del 2013 questa frenesia verso il gioco viene catalogata come “dipendenza comportamentale” dal DSM (manuale diagnostico statistico dei disturbi mentali), meglio definita come ludopatia, molto attinente alla tossicodipendenza sopratutto perché a livello neuropsichiatrico va a colpire le stesse zone del cervello colpite dalla cocaina e da altre sostanze psicotrope. “Gioca Responsabilmente”, (che in questo caso suona come “Drogati Responsabilmente”) è quello che lo Stato dice a noi cittadini iniziando così la campagna di informazione e prevenzione per l’intera popolazione italiana, vietando i giochi ai minori e allontanando le sale VLT a 300 metri da zone sensibili come chiese e istituti scolastici. Purtroppo però la domanda di azzardo cresce costantemente, anche perché in tempi di crisi economica le persone giocano di più, speranzose in un grossa vincita che gli possa garantire qualche giornata in più di benessere prima di arrivare alla fine del mese e riprendere a giocare appena arriva lo stipendio.
#StoptheSlot!
Riassumendo, lo Stato vince sempre, un po’ come al tavolo della roulette, il gestore sceglie un guadagno extra moralmente deprecabile offrendo il servizio e i clienti, che sono poi cittadini, ci mettono i soldi (“E io pago!”, direbbe un Totò giocatore di slot).
In quel borgo ormai non ci lavoro più, ma sono certo che questo sistema che genera ludopatia, o come mi piace chiamarla “ludoANTIpatia“, ha ormai messo le radici nelle abitudini degli individui più deboli e inetti del tessuto sociale, come una pianta che, se non viene estirpata, crescerà sempre più fino ad arrivare alle dimensioni di una quercia secolare. Per questo, cari lettori, spero vi impegnerete presto al nostro fianco in questa “battaglia“, al grido di #StoptheSlot!