Sono tornate di moda le classifiche. Film, libri, dischi, canzoni, persino calciatori che ti hanno cambiato la vita, su Facebook non si parla d’altro. Sarebbe troppo facile saltare su un carro così pieno di persone. E infatti lo facciamo alla grande. Ma in un modo del tutto particolare: YURY Live Chart, puntata 4. Quando MTV Unplugged faceva il lavoro di questa rubrica. Promuoveva la musica dal vivo e preservava i talentuosi dai millantatori.
Non so se il mondo di oggi abbia bisogno di una rubrica come questa. Mi piace pensarlo. So per certo invece che una ventina d’anni fa sarebbe stata inutile. Avrebbe sottolineato l’ovvio. Come fare una top 5 dei singoli di David Guetta, con cui siamo bombardati da tutti i canali in ogni mese dell’anno. C’è bisogno di mettere un centesimo in una valigia piena di banconote da 500 euro?
Ma cosa c’era di tanto diverso, a quell’epoca? Semplice. C’era MTV. Come ogni network americano degli anni ’90 che si rispetti, non poteva esimersi dall’ospitare reality show, talk show con toni e argomenti molto forti e cartoni animati irriverenti. Non ditemi che non ricordate Beavis & Butt-Head. Ma in primis, era la TV del suono. Offriva telegiornali quotidiani con le notizie sugli artisti del momento e ore di video musicali in rotazione. Da una sfilza di pop fino ai Metallica cavalcando l’alternative, bastava studiarsi un po’ il palinsesto, ce n’era per tutti i gusti. Ma con l’avvento del nuovo millennio, MTV è diventata una delle tante, troppe idee meravigliose che si sono dovute piegare a logiche commerciali molto poco legate a fattori artistici. Jersey Shore e il TRL nazionale hanno sostituito Brand:New e il mitico MTV Unplugged.
Già, MTV Unplugged. Lo stesso che è stato rispolverato qualche anno fa con Katy Perry e Adele sugli scudi, per poi essere sbattuto sul sito internet del network con artisti di dubbia importanza e infilato nel palinsesto in occasioni più uniche che rare. L’ultimo episodio dello show risale al gennaio scorso, protagonista Miley Cyrus. Poco altro da aggiungere, specialmente se parametrato alla storia del programma. L’idea originale di MTV, partorita a fine anni ’80, è quella di spingere gli artisti a riarrangiare in chiave acustica i loro pezzi e qualche cover, mandando poi in onda il video del concerto, suonato di fronte a un fortunato, ristrettissimo pubblico. Il successo del programma sarà tale da rendere il termine “unplugged”, letteralmente “col filo staccato”, un sinonimo di “acustico”. Nonostante la strumentazione dei concerti della serie fosse quasi sempre amplificata, seppur non elettrica. Torniamo al 1991, quindi: e chi poteva iniziare tutto, se non colui che tutto ha iniziato, Sir Paul McCartney?
L’ex Beatle gradisce la sua performance a tal punto da pubblicarne la registrazione. Il disco ottiene un grande successo, diventando il migliore apripista possibile, uno spot straordinario. Tutti i più grandi artisti in circolazione, tutto a un tratto, sono ansiosi di misurarsi con lo show. E senza distinzione di genere. Sul palco di MTV non c’è solo spazio per vecchi rocker come McCartney, ma anche per rapper come LL Cool J o cantanti pop come Mariah Carey. Memorabile la sua cover di “I’ll Be There” dei Jackson 5.
E allora, una complicatissima e opinabilissima selezione delle mie interpretazioni favorite. La classifica, questa volta più che mai, conta veramente poco. Potreste rimescolarla come vi pare e avreste sempre ragione.
La riunione acustica degli Eagles dopo un lungo periodo di pausa, uno show intitolato “Hell Freezes Over” realizzato grazie alla produzione di MTV Unplugged, si trasformerà in un disco con 4 nuove tracce. “Non ci siamo sciolti, siamo in vacanza da 14 anni”. E bum! Hotel California, perfetta.
1996. Gli Alice in Chains sono stati una delle band più sottovalutate di sempre nel loro genere, probabilmente oscurati dall’imbattibile popolarità dei Nirvana. In uno show romanzesco, Layne Staley si presenta al microfono visibilmente indebolito dalla forte dipendenza da eroina e alcool che si trascinerà fino al 5 aprile 2002, data della sua morte. Per una sinistra coincidenza, 8 anni esatti dal suicidio di Kurt Cobain. Vederlo tremare, intonando col suo timbro unico la splendida “Nutshell”, fa stringere il cuore.
Mi ripeto, chiedo scusa. Guardare MTV oggi e pensare che una volta era un network capace di offrire concerti come questo, è veramente allucinante. Ma che c***o è successo? “Unplugged”, la registrazione dell’episodio, diventa disco di diamante in America e si porta a casa 6 Grammy.
Troppo bella. Non mi viene in mente altro. La mia canzone preferita (di tutte?) dell’unica band riuscita a sopravvivere all’esplosione del grunge e alla spinta verso la commercializzazione, restando sulla cresta dell’onda.
L’episodio più famoso dell’intera serie, datato 1993. Tra gli ultimi show di Kurt Cobain a essere ripreso da telecamere. “All Apologies” è una delle poche canzoni della scaletta scritte dai Nirvana, in mezzo a tante cover, tra cui “The Man Who Sold The World” di David Bowie. Si racconta che Kurt abbia litigato furiosamente con i produttori di MTV durante tutta la fase di preparazione, che abbia preteso una scenografia “da funerale”, e che in preda all’astinenza e alla depressione fosse terrorizzato dall’idea di salire sul palco. Soltanto con una dose, presa poco prima di iniziare a suonare, sarebbe riuscito a rimettersi in piedi. Anche grazie a queste leggende più o meno vere, lo show diventa uno dei momenti iconici dell’intero decennio. Potenza della (vecchia) TV della musica.